È l'estate del 1979 a Marin, California. Rachel e la sorellina Patty esplorano indisturbate la montagna dietro casa, lasciate un po' a loro stesse da un padre detective di polizia, affascinante e molto impegnato, e da una madre triste e depressa, che si occupa di loro un po' da lontano. Possono sperimentare la libertà, i giochi di un'infanzia senza confini, inventarsi le giornate senza seguire alcuna regola in particolare. Finché un giorno delle giovani donne iniziano a essere uccise su quella montagna. Il padre di Rachel viene incaricato del caso, il più importante e difficile che gli sia mai stato affidato. Ma la sua grande occasione si trasforma presto in un fallimento, quando tarda a trovare il Killer de Tramonto. Per aiutarlo Rachel e Patty decidono allora di lanciarsi nel gioco più pericoloso che abbiano mai azzardato: iniziano a investigare, mettendo a rischio se stesse e compromettendo per sempre la carriera del padre.
Sono passati trent'anni da quell'estate, e Rachel, ora affermata scrittrice, non è ancora riuscita a dimenticarla ed è per liberarsene per sempre che decide di raccontarla.
I thriller mi affascinano ma giuro che questo mi ha messo addosso un'ansia allucinante; andavo a dormire tutte le sere scervellandomi su chi potesse essere l'assassino, e ammetto che leggerlo la sera non ha aiutato molto i miei sogni. Però posso dire di averlo divorato! La necessità di andare fino in fondo per capire era diventata una sorta di urgenza. Quindi se cercate un libro che vi tenga incollati alle sue pagine, questo è quello che fa per voi.
“Perché una persona dovrebbe ammettere la sua colpevolezza?” gli chiesi. “Tanto più sapendo che verrà rilasciata se tiene la bocca chiusa?”
“E' la natura umana” rispose. “Tutti i disgraziati con cui ho avuto a che fare erano orgogliosi del crimine commesso. Sapevano di aver agito contro la legge, sanno benissimo che la società vuole punirli per questo. Sanno di aver sbagliato, ma sono come quei cani che lasciano la cacca su tappeto e poi te la vogliono far vedere, perché in un certo qual modo è il frutto del loro talento: anche i criminali vogliono mostrare a tutti cosa sono capaci di fare, e in ognuno di loro c'è un elemento di orgoglio: l'orgoglio di aver catturato la tua attenzione. Per questo godono del fatto che tu voglia ascoltarli, e per questo motivo continuano a parlare se li interroghi correttamente. Hai presente quei teppistelli che disegnano graffiti sulle case, sui ponti, dappertutto, firmando con il loro nome? È praticamente lo stesso meccanismo. Fanno una cosa che gli è stato detto di non fare. Perché firmare altrimenti? Il motivo è: l'orgoglio. Anzi, più precisamente: l'arroganza.”
Rachel è una ragazzina particolare; fin da piccola ha sviluppato una specie di sesto senso che le dà modo di vedere le cose ancor prima che succedano. Peccato che il padre pensi si tratti solo della sua fervida immaginazione, quando gli confida che ha avuto delle visioni, vedendo quasi con i suoi stessi occhi il killer in azione. Non può far altro quindi che aiutare il padre da lontano, sempre con la complicità della sorella.
“Forse a volte è così che devono andare le cose” risposi. “Ma persino quando sembra tutto perfetto, magari fai una cosa, anche piccolissima, al momento sbagliato e tutta la tua vita prende un'altra direzione. Senza che tu possa più tornare indietro.”
Ho fatto diverse supposizioni e mi sono sempre dovuta ricredere, e mentre tra le pagine del libro cercavo l'assassino, mi sono goduta sopratutto quelle parti dove Rachel mette al centro dell'attenzione suo padre, nonché il suo mondo e il suo eroe. Si riesce a capire quanto fosse forte e speciale questo legame; un padre che insegna alle proprie figlie a difendersi con mosse di ju jitsu, a sparare con una pistola ad aria compressa (che risulta letale se si spara a una distanza ravvicinata), a non farsi mettere mai i piedi in testa dagli altri sopratutto dai ragazzi, che insegna loro a guidare ancora minorenni, ma in particolar modo le fa sentire delle principesse, amate, rispettate e protette. Un padre che si prenderà cura di loro fino alla fine.
“E' uno che piace a tutti” dissi. “Uno di quelli che la gente vuole sempre avere intorno. Cosa volevi che facesse? Che rimanesse qui a tagliare il prato o roba del genere? E a portare fuori la spazzatura”
“Sì” rispose, con estrema calma. “Sì. Avrei voluto che facesse tutto questo. Perché è questo che un padre deve fare. Se casa è dove siamo noi, mi sarei aspettata che rimanesse qui.”
Ultimo appunto, poi giuro che la smetto. Volevo complimentarmi con l'autrice per la descrizione dettagliata dei delitti; sembrava di assistere a una puntata di Criminal Minds, quando si cerca di stilare un perfetto profilo psicologico dell'assassino. So che non è il suo primo romanzo, quindi sicuramente leggerò i libri già pubblicati e, come è già successo per i precedenti racconti, spero che questo libro possa diventare presto anche un film.
Scrittrice di successo a livello internazionale, Joyce Maynard, prima di dedicarsi completamente alla scrittura dei suoi romanzi, è stata una giornalista, un editor e un commentatore radio.
Nel 1995 Da morire è diventato un film diretto da Gus Van Sant con protagonista una giovane Nicole Kidman, mentre Un giorno come tanti, interpretato Da Kate Winslet e Josh Brolin, è stato realizzato nel 2013.
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