venerdì 28 luglio 2017

IL PRINCIPE PRIGIONIERO di C.S. Pacat


Damen è un guerriero e un eroe per il suo popolo, nonché il legittimo erede al trono di Akielos. Ma quando il fratellastro si impadronisce del potere, Damen viene catturato, privato del suo nome e spedito a servire il principe di una nazione nemica come schiavo di piacere.
Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa.
Per il giovane condottiero, a quel punto, vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo…
Il primo libro della trilogia ci porta lontano nel tempo, nel mondo fantastico di Akielos. Alla morte del sovrano, il regno sarebbe dovuto passare nelle mani del primogenito, Damianos, un forte guerriero, giusto e leale, il quale però rimane vittima di un agguato da parte del fratellastro Castor, un uomo viscido e senza scrupoli il quale, dopo averlo fatto catturare, usurpa il trono. Da questo momento la vita di Damianos subisce un vero e proprio cambiamento, drogato e spogliato di tutti i privilegi e persino del nome, viene mandato come schiavo di piacere in dono al principe della vicina Vere, una nazione nemica. Qui Damen (così si chiamerà d’ora in poi) conosce un mondo totalmente diverso dal suo vivendo in una condizione a lui estranea. Fin da subito appare evidente la sua avversione alla sottomissione, essendo un condottiero abituato a impartire ordini quindi non gradisce di essere trattato alla stessa stregua dei comuni servi e reagisce di conseguenza. Ma il suo atteggiamento riottoso lo porterà a subire tremende punizioni. Le cose peggiorano quando incontra Laurent, l’austero principe di Vere al quale non pare vero di aver trovato un’altra ragione per contrariare lo zio. L’ostilità di Laurent nei confronti degli akieliani è cosa risaputa in tutto lo stato e quel regalo non placa la sua sete di vendetta per la morte del fratello. Per Laurent Damen è solo uno schiavo in più da torturare, un giocattolo con cui trastullarsi nonché un mezzo per irritare lo zio.
Damen sopporta le torture più assurde ma non si spezza anzi, vivendo accanto al principe, finisce per conoscerlo meglio.


Il bello del romanzo sta nelle descrizioni della società di Vere e dei suoi abitanti. Attraverso i due protagonisti l’autrice ci mostra le differenze dei due stati e lo fa con uno stile lineare e pulito. Da una parte abbiamo Akielos, un paese austero e forte, dall’altra Vere, più frivolo ma altrettanto combattivo. Nel primo gli abitanti sono discreti, quasi perfetti, abili e leali sia in battaglia che in pace. I cittadini di Vere, invece, amano la bella vita e ostentano la ricchezza senza pudore.

Era Vere, voluttuosa e decadente, il paese in cui il veleno aveva la
dolcezza del miele. Damen ricordò la notte che aveva preceduto la
battaglia di Marlas, con le tende veriane dall’altra parte del fiume, i
pennacchi di seta che ondeggiavano nella brezza notturna, le risate
arroganti e il messaggero che aveva sputato per terra ai piedi di suo padre.

L’akieliano Damen è l’eroe buono, tradito dal fratellastro e venduto come schiavo. Si ritrova in un paese straniero e nemico nell’unica condizione che lo rende inoffensivo e, al contempo, privo di difese. Per un nobile non è semplice ritrovarsi servo, tuttavia Damen, superata la difficoltà iniziale, trova la giusta concentrazione per vivere la nuova condizione al meglio e girarla a proprio beneficio. Dopo aver studiato l’ambiente, infatti, cerca di sfruttare la conoscenza a proprio favore. Gli abusi e i soprusi patiti non spezzano la sua volontà né lo incattiviscono. Da bravo condottiero qual è Damen è intelligente e paziente, studia il nemico, ne scopre i punti deboli e aspetta il momento opportuno per smascherarlo, schierandosi lo colpisce schierandosi a fianco del più debole.
Dall’altra parte c’è Laurent è il principe affascinante e viziato, il suo odio per gli akieliani è cosa nota. Guarda Damen con distacco e arroganza, il fatto che gli sia stato regalato come segno di pace lo indispettisce rendendolo spietato.

«Usate la croce per spezzare il suo spirito. Credo che in questo modo
il mio obbligo verso il re di Akielos possa considerarsi onorato.»

La sua cattiveria però non lo rende meno desiderabile, Damen infatti, pur essendo etero, rimane affascinato dalla sua avvenenza.

… un giovane uomo dal volto bellissimo; il genere di viso che sarebbe costato una piccola fortuna al mercato degli schiavi di Akielos.

Il suo aspetto catturò subito l’attenzione di Damen. Aveva capelli biondi, occhi azzurri e un incarnato niveo. Gli abiti severi e pieni di lacci che lo fasciavano erano di un blu scuro che mal si addiceva alla delicatezza dei suoi colori e che si scontrava con lo stile carico della stanza. Diversamente dagli altri cortigiani, non indossava gioielli, neppure un anello. Quando gli si avvicinò, Damen notò che l’espressione di quel viso altrimenti perfetto era arrogante e sgradevole.


Ma il loro rapporto non parte bene, Laurent si dimostra distratto e poco incline ai costumi di Vere.

«Avete…?» gli chiese Jord, con un sorriso significativo.
«Tra la lotta nell’arena e le frustate?» ribatté lui in tono acido. «No.»
«Dicono che sia frigido.» […]
Damen aggrottò la fronte e cambiò argomento. Non gli interessavano
le tendenze di Laurent. Dall’episodio della croce, i suoi sentimenti verso il
principe erano passati da una fastidiosa antipatia a un odio duro e
implacabile.

Anche se poi accetta il suo aiuto.
Poi c’è il reggente, la sua è una figura particolare, entra in scena per placare l’animosità del nipote. Non accetta il suo comportamento ostile nei confronti di Damen e non si fa scrupolo di farglielo notare.

L’uomo guardò brevemente Damen dall’alto in basso. «Sembra che allo schiavo siano state inferte numerose ferite.»
«È mio. Posso farne ciò che voglio.»
«Non se è vostra intenzione farlo picchiare a morte. Non è così che deve essere usato un dono di re Castor. Abbiamo un trattato con Akielos e non permetterò a uno sciocco pregiudizio di rovinarlo.»
«Sciocco pregiudizio?» gli fece eco Laurent.
«Mi aspetto che anche voi, come noi tutti, rispettiate i nostri alleati e il trattato.»

 Tolti gli aspetti positivi, per il resto, il romanzo non mi ha convinto perché non decolla. Lo vedo come una preparazione a ciò che succederà in seguito, una vera e propria introduzione alla vicenda che si svilupperà di sicuro nei prossimi libri. Qui di azione se ne vede davvero poca. La storia appare statica, senza scosse né colpi di scena a parte la rivelazione finale che fa cambiare l’atteggiamento del protagonista e del lettore. A tenere banco nella storia ci sono soltanto l’ostilità di Laurent e la condizione di Damen con i loro scontri verbali, i litigi con gli altri servi e le punizioni severe. Troppo poco per mantenere alto l’interesse del lettore. Sembra quasi che tutto si svolga su una lunga linea orizzontale dall’inizio alla fine dove finalmente qualcosa si muove e ci fa ben sperare.
Attendiamo conferme.



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