Melinda e Nicholas sono due fratelli che si guadagnano da vivere risolvendo casi più o meno complicati nella fuligginosa Londra vittoriana. Dopo il presunto suicidio di Lord Bamminton, la “Hoyt Brothers Investigations” si mette all’opera, con la convinzione che la vittima sia in realtà stata uccisa. I due, grazie alle loro capacità deduttive, porteranno a galla una complessa trama, ottenendo inoltre, in maniera inaspettata, informazioni sulla sorella Emma, sparita quando loro erano piccoli e creduta finora morta.
Quando i fratelli Melinda e Nicholas Hoyt, a seguito di un dramma familiare, avviano la loro agenzia d’investigazioni, mai avrebbero pensato di mettersi alla prova con un caso contorto e astruso come quello dell’apparente suicidio di Lord Bamminton.
Tra verità taciute, indizi ambigui ed interrogatori estenuanti... I due avanzeranno sul filo del rasoio, in una corsa contro il tempo cercando di scovare il colpevole. Trascinandovi verso una verità sconvolgente che si tradurrà in un finale per nulla scontato.
Il tempo correva veloce e i fratelli Hoyt ce la mettevano tutta per stargli dietro. Determinati a trovare una soluzione, si misero nel loro salotto con dati e appunti alla mano e continuarono a lavorare fino a notte fonda.
Di solito evito i romanzi a quattro mani per timore di riuscire a scindere quale autore abbia scritto cosa e preferire lo stile di uno anziché dell’altro, ma con “L’armonia dell’imperfetto” non è successo. Si tratta di un giallo ambientato in una caliginosa Londra ottocentesca.
Come ogni città che si rispetti, Londra era viva. Nonostante il cielo cupo e l’aria pesante, le persone si muovevano come formiche operaie, lungo tutto l’arco della giornata, riempiendo le strade di energia pulsante.
C’è omogeneità dei contenuti e delle piacevoli pennellate di steampunk (come, ad esempio, la presenza di un Sidecar) che altro non sono se non dei valori aggiunti per impreziosire la narrazione. Ho molto apprezzato il modo in cui viene rappresentato il legame tra i due fratelli; entrambi hanno delle ottime capacità investigative e, seppur punzecchiandosi l’un l’altro, nessuno cerca davvero di prevalere, ma anzi si spalleggiano a vicenda pur di venire a capo dell’inghippo. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, sia primari che secondari, ho potuto constatare che vengono tratteggiati con pochi, ma essenziali passaggi. Nicholas rispecchia in toto l’ideale del gentleman di questa Londra vittoriana, ma mostra un certo acume che lo pone in risalto sia nell’indole che nel corso delle indagini. Melinda, dal canto suo, è una donna emancipata che si trincera dietro una parvenza di tenacia e caparbietà ma che nasconde un cuore puro animato da buoni sentimenti.
Lo sviluppo delle indagini avviene in maniera analitica e metodica, servendosi di un narratore onnisciente. Niente viene lasciato al caso, ma gli scrittori lasciano aperte molte “porte” permettendo ugualmente al lettore di trarre le sue supposizioni che soltanto nell’epilogo verranno smentite o confermate. Originale l’idea di includere, a chiusura del capitolo, dei piccoli aforismi di cui saranno gli autori, nel finale, ad attribuire il reale significato. Bizzarra, ma funzionale l'appendice che include le ricette, e la realizzazione passo dopo passo, delle pietanze che i due protagonisti assaggiano nel corso delle indagini. Credo proprio che mi cimenterò nel tentativo di provarne qualcuna! Il libro è il primo capitolo di una trilogia, ma può benissimo essere considerato uno stand-alone visto che le vicende qui narrate hanno un loro compimento.
L.A. Mely e Alastor Maverick. Lei nasce alla fine degli anni ’70; all’età di 8 anni, circa, chiede a Babbo Natale una macchina da scrivere e da allora nasce la passione per la scrittura. Dopo anni di blocco creativo, conosce in un gioco di ruolo fantasy, quello che ama definire “il suo fratellino nato da genitori diversi”, Alastor. Lui ha il suo stesso sogno sepolto in un cassetto…come lei ama scrivere, sogna di farne una professione, ma non è mai riuscito a trovare la giusta scintilla. Decidono di provare a creare qualche cosa a quattro mani. Scoprono di avere entrambi la stessa visione della lettura, entrambi scrivono per immagini. Per quanto siano completamente diversi i loro stili si completano…e la macchina degli SteamBros si mette in moto.
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