venerdì 2 dicembre 2016

Giornata d'Autore: GIUSY MOSCATO





Lui è Kyle, giovane medico dal brillante futuro. Lei è Valerie, dolce studentessa di Storia dell’Arte dal carattere gentile e solare. L’amore li unirà, ma una forza più scura è pronta a dividerli. Maledizioni vecchie di secoli, lotte millenarie e creature sovrannaturali si frappongono sul loro cammino.
Si può amare un mostro? O l’istinto primordiale sarà più forte di qualsiasi altra emozione?

«C’è una bellissima luna piena stasera,» sussurro.
Subito me ne pento perché sento Kyle irrigidirsi, ma poco dopo respira profondamente e sembra rilassarsi. «Non è ancora piena,» mormora, con voce roca. Prende la mia mano nella sua e indica quell’astro luminoso. «Guarda: se stai attenta noterai che ne manca una piccolissima fetta.»
Ha ragione. In effetti, non ci avevo fatto caso.
Le nostre dita intrecciate, il suo corpo contro il mio, il suo caldo respiro e quella romantica luce bianca che inonda le nostre figure unite… Nel momento in cui alzo lo sguardo e i suoi occhi castani si stagliano davanti a me, mi sento improvvisamente sicura di ciò che sto per fare. Mi sporgo appena sull’unico piede che ancora funziona e poggio lievemente le mie labbra sulle sue.
Kyle rimane in un primo momento stupito per quel mio contatto così intimo, ma subito dopo affonda le dita tra i miei capelli, attirandomi a sé. Le nostre bocche s’incontrano di nuovo, stavolta meno impacciate. Dischiudo appena le labbra e assaporo le sue. Sanno ancora di caramello, un sapore che ben si accorda alla dolcezza di quel bacio. Sento la sua lingua solleticare la mia, insinuarsi in me e nutrirsi di me mentre il suo respiro mi da nuova linfa vitale.
È un istante eterno; l’intero universo si ferma per osservarci e la luna, silenziosa, ammicca alla nascita di questo nuovo amore.
Mentre poggia la sua fronte alla mia ed entrambi, felici, cerchiamo di recuperare fiato, sento una strana sicurezza farsi strada da qualche parte dentro di me: quel misterioso individuo che ho conosciuto neanche ventiquattro ore prima è l’unico che voglio al mio fianco fino alla fine dei miei giorni.

Quanto è bella! Così indifesa sotto di me, così fragile, così pura. Una terra inesplorata che nasconde un grande tesoro e tocca a me, navigatore inesperto, l’arduo compito di trovarlo.
Riprendo fiato assaggiando il suo fiato, scendo lungo la sua pelle di seta finché le mie dita non incontrano nuova stoffa.
Leggo nel suo sguardo il desiderio e so che lo vuole quanto me, vuole sentirmi, vuole avermi. Tiro giù la lampo dei suoi jeans e glieli sfilo piano, lasciandola solo con un completino intimo color blu notte, con dei fiocchetti fucsia ai fianchi e tra le due coppe.
Per quanto io sia abituato a vedere donne semi-nude con il mio lavoro, alcune anche molto carine, nulla regge il paragone con la ragazza che adesso è sotto di me, con la mia ragazza.
Valerie si solleva e viene verso di me. Neanche lei può aspettare, neanche lei riesce a starmi lontano per più di qualche istante. Si aggrappa alle mie spalle, affonda la bocca nella mia. Beve di me ed io di lei, nutriamo a vicenda le nostre anime colme di desiderio.
Le mie mani risalgono ancora una volta la sua calda schiena, dita sicure sganciano il suo reggiseno.
L’aiuto nuovamente a distendersi. Le mie labbra si bagnano delle sue, corrono lungo il suo collo, si nutrono dei suoi seni, colonizzano il suo ventre. Scendo ancora, la bacio sulla sottile striscia di pelle a contatto con le mutandine. Valerie inarca i fianchi, le sue dita affondano nelle pieghe del piumone di un tenue color rosa sotto di noi. Non può più aspettare e neanch’io.



Valerie si è addormentata. È così dolce, tenera, fragile, qui tra le mie braccia.
Ancora un minuto… ancora uno…
Come faccio a rinunciare a lei?
Ho due strade davanti a me adesso: posso sparire nel nulla, cambiare città, cambiare nome, crearmi una nuova vita e tentare di dimenticarmi di lei o posso dirle la verità e sperare che lei mi accetti per quel che sono.
Ancora un minuto…
Ce ne stiamo immobili sotto il suo piumone rosa, nudi, a bearci l’uno del calore dell’altra. Lei ha il capo appoggiato al mio petto e in quella posa, con quei riccioli biondi sparsi intorno al suo viso, mi ricorda tanto gli angioletti di quelle opere che tanto si affanna a studiare sui suoi libri.
Vorrebbe vederle un giorno. Vorrebbe fare un viaggio in Europa, in Italia, ad ammirare l’arte rinascimentale. Ed io vorrei poterla accompagnare, ma non posso. Gran parte di quei quadri, quegli affreschi, si trova all’interno delle chiese, luoghi sacri in cui mi è impossibile entrare. Io… sono maledetto. O, meglio, lo sarò tra meno di un’ora.
Ancora un minuto…
Sparire nel nulla non sembra poi così insensato. La amo così tanto che non posso pensare di condannarla alla mia orribile vita. Starmi vicino significherebbe per lei rinunciare ai suoi sogni, rinunciare alla normalità, rinunciare a tutto. E soffrire, tanto, troppo.
Eppure non ci riesco. Le sue dita sul mio ventre sembrano voler dire “stai qui con me”. Le ho appena consegnato l’ultimo briciolo della mia umanità e adesso non riesco neanche solo a pensare di dovermi allontanare da lei per tornare a casa.
«Valerie…» sussurro.
Nessuna risposta.
«Sono maledetto, Valerie. Stammi lontana finché sei in tempo.»


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