giovedì 7 febbraio 2019

OBLAK di Alice Winchester




«Devi promettermi che non darai più così poco valore alla tua vita. La vita è un dono e non dovrai mai sprecarlo, qualsiasi cosa succeda.»
Lo fissai, emozionata. «Te lo prometto.»

Gaia e Matej si conoscono sin da bambini e appartengono a due mondi lontani: lei vive a Firenze, lui a Sarajevo. Amarsi per loro è inevitabile.
Fino all'aprile del 1992, in cui tutto cambia. 
Sono passati otto anni da quando Gaia è fuggita dalla terribile guerra che ha devastato la Bosnia e le ha portato via l'amore. Ha rinnegato la sua famiglia dopo averne scoperto il vero volto di una cosca potente e spietata ma, aggrappandosi alla promessa fatta a Matej, non ha mai mollato, pur sentendosi morta dentro. 
Sola. 
Ma se, invece, qualcuno non l'avesse mai persa di vista? 
Se qualcuno, nell'ombra, avesse scelto di odiare per sopravvivere al tradimento? 
La vita di Gaia sta per essere stravolta. 
In un presente amaro si riaffaccia con prepotenza il passato che forse non sarà così dolce come lo ricordava.



A chi è stanco di essere forte,
ma non molla mai lo stesso.
Se ne vale la pena?
Sì, sempre.







Si apre con la prefazione di Emili Pigozzi il nuovo romanzo, pubblicato in self publishing, di Alice Winchester. Ambientato tra L’Umbria di inizio secolo, il XXI°, e la Sarajevo degli anni 80/90 del XX secolo, catapultata al centro della sanguinosa guerra di Bosnia ed Erzegovina. L’assedio di Sarajevo e il catastrofico conflitto che afflisse i balcani, sono uno dei più tristi momenti della storia europea contemporanea, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Incastonata tra le brutture della guerra e la tranquillità di Orvieto, nasce e cresce la storia d’amore tra Gaia e Matej. Due ragazzini accumunati dalla mancanza di una figura femminile, entrambi infatti sono orfani di madre fin dalla tenera infanzia e il loro incontrarsi, durante un viaggio di lavoro a Sarajevo del padre di Gaia, mette in moto un avvicendarsi di fatti che sfiorerà la tragedia.

Matej che mi stringe mentre piango, che mi consola. Che diventa il mio tutto.
Matej che mi bacia, che si mette sopra di me.
La paura. Le grida. I bombardamenti. Tutto crolla.
Annaspai.
Rimane solo cenere.


Gaia è una ragazzina felice sino al giorno in cui, la perdita della madre spegne il sorriso dai suoi occhi. Molto amata dal padre, vive per quei pochi mesi all’anno in cui lo accompagna a Sarajevo, perché lì ci sono il suo amico del cuore, Matej, e la zia di lui Aida. Aida è un ex ballerina classica e con il suo supporto Gaia si avvia ad affinare il proprio talento, per diventare a sua volta, un giorno una ballerina.

«Cara Gaia, Matej non ti prende in giro, ti voleva dire che mentre ballavi sembravi una... uhm, come si dice oblak... nuvola. Ecco. Sembravi una nuvola.»
Mi sorrise. Matej annuì. Sorrise un pochino pure lui e... oh.
«Oblak!» ripetè.
Nuvola.


Matej , ma questo lo scopriremo solo molto avanti con la lettura, vive una situazione familiare molto meno rosea di quella di Gaia, ma è maestro nel nascondere la sua sofferenza. Affascinato dalla piccola amica italiana e dal suo volteggiare leggiadro sulle punte degli affusolati piedini, Matej trova lo spazio nel suo cuore triste e solitario per ospitare la sua Oblak, “nuvola”. E’ questo dolce nomignolo che racchiude in sé tutta la delicatezza di un sentimento puro che accomuna i due ragazzini e li accompagna dall’infanzia all’adolescenza. Due spiriti affini che sognano la vita insieme e, quando credono di aver trovato il modo per realizzare i propri sogni, si schiantano contro una realtà che li separerà per sempre.

Aveva calpestato amore, affetto, carezze, risate, promesse, tramonti, fughe nella notte, abbracci e piacere con quei suoi piedi da danzatrice.
Avevo sofferto.
Avevo urlato.
Avevo ululato.
Poi i miei lamenti erano divenuti dei ringhi. Il dolore si era trasformato in rabbia e avevo iniziato a tirare fuori gli artigli, le zanne affilate.

“Per sempre” è ciò che crede Gaia, mentre la sua vita scorre, tra il lavoro in una lavanderia e le bollette da pagare, le mani screpolate e gli abiti raffazzonati, un divano logoro e una compagna di stanza gay innamorata di lei. E’ forte Gaia, determinata, ma fragile. Il suo giovane cuore ha già subito troppi scossoni, troppi lutti, troppe disillusioni: Matej non c’è più e un brutto infortunio ha stroncato sul nascere la sua carriera di ballerina, il rapporto con il padre è tristemente naufragato e le cicatrici del passato sono così profonde da non lasciarle speranza di guarigione. La guerra le ha preso l’amore, i sogni e la famiglia e niente potrà mai tornare come prima. Lei non potrà mai più essere quella di prima.

Quelle sillabe pronunciate da una voce ruvida, graffiante ebbero su di me un effetto pazzesco. Terrore, panico, sorpresa.
Qualcosa in fondo al mio essere si risvegliò quella sera mentre giacevo sul pavimento di quel monolocale nella bellissima Orvieto.
Qualcosa che aveva un sapore, una consistenza, un profumo.
Qualcosa che avevo buttato in un burrone della mia anima, tanti anni prima.

“Per sempre” è ciò che pensa il “Goblin”. Matej è morto e non tornerà, al suo posto ha lasciato un uomo che prova soltanto odio nel cuore. Il maledetto destino ha giocato le sue carte per lui e quello che ne è uscito fuori è un uomo forgiato dal ferro e dal fuoco, uno che sa quale terribile ruolo gli sia stato assegnato e lo accetta. Il Goblin si nutre di rancore e nel rancore progetta il proprio futuro.

Infilai le dita nei capelli bagnati e maledissi la vita.
Una vita che mi aveva insegnato a compiere le missioni più pericolose
ma non l'arte di chiedere perdono.
Perché non si poteva perdonare chi non possedeva più l'anima.

Ma il futuro non si può predire, il destino a volte si diverte a rifare ciò che in passato ha disfatto. Il messaggio nascosto in questo romanzo ha a che vedere con la forza dell’amore, con la potenza dei sentimenti che tutto possono, anche battere la guerra, l’odio e il rancore. Un sentimento puro e profondo non si può cancellare con un colpo di spugna, spesso rimane sopito per affiorare inaspettatamente e rimescolare le carte sul tavolo da gioco, così un mazzo truccato si trasforma in un mazzo integro e la partita ritorna ad essere tutta da giocare.

Vorrei essere una nuvola bianca in un cielo infinito per seguirti ovunque e amarti ogni istante.
«Sranje!»
Merda!
Strega. 

Un romanzo molto bello, nel quale riconosco le caratteristiche dell’Alice che conoscevo, quella di Miele nero e di Fuoco e Zucchero, quella di Mille prime notti, scritto a due mani con Anja Massettani, ma allo stesso tempo trovo un Alice cresciuta nello stile e nella caratterizzazione dei pg, nella stesura della trama, che ho trovato ben congegnata e interessante. Il tema della guerra e quello della malavita fanno da contrappunto alla bellissima storia d’amore tra Gaia e Matej e i personaggi minori non sono da meno dei protagonisti, ho molto apprezzato soprattutto Micol. C’è solo un punto verso la fine che forse avrebbe potuto essere sviluppato di più, lascia giusto una piccola sensazione di aver perso qualche passaggio durante la lettura.

Un romanzo piacevole, ben scritto e scorrevole dall’inizio alla fine, che merita tutta l’attenzione di voi care lettrici amanti del genere romance che non disdegnate un po' d’intrigo e di suspense.


Alice Bianchi Winchester vive a Lucca col marito, il figlio e tonnellate di libri. Classe 1983, ha scoperto la passione della scrittura dopo essere stata travolta dal fenomeno Twilight. Da quel giorno si è detta che anche lei avrebbe voluto imprigionare le emozioni su carta, trasformarle in inchiostro. Pubblica nel 2010 Miele nero (Gothic Romance dedicato al suo papà mago, che la veglia da lassù) per Mammaeditori e nel 2014 Fuoco e Zucchero (Young Adult) per la stessa casa editrice. Spera un giorno di potersi dedicare a scrivere romanzi a tempo pieno. Per Emma Books ha scritto il Romantic Suspense Duo cobalto e il racconto breve Pappa al pomodoro – La ricetta del ritorno, insieme ad Anja Massetani. Ne 2015, sempre a due mani con la Massettani e sempre per Emma Books, pubblicano Mille prime notti (romanzo in quattro parti) e di seguito Mille volte tornerai. Oblak segna il debutto di Alice nel self'publishing e il ritorno alla scrittura personale.


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