Brighton. L’ispettore Francis Sullivan, giovane e ambizioso, è stato appena promosso, e questo è il suo primo caso importante. Marni Mullins, una tatuatrice di Brighton, ha trovato un corpo orribilmente scuoiato. Dalle prime indagini sul cadavere risulta chiaro che non si tratta di un omicidio isolato ma dell’opera di un serial killer. Il modus operandi e la firma sono agghiaccianti: mentre la vittima era ancora in vita, l’assassino ha rimosso intere porzioni di pelle, presumibilmente tatuate. Questa pista porta Sullivan a credere che una come Marni, che conosce il mondo dei tatuaggi come le sue tasche, sia l’unica persona in grado di aiutarlo. Ma lei ha tante ragioni per non fidarsi della polizia. E quando riuscirà a identificare il prossimo bersaglio del killer, lo dirà a Sullivan o si metterà da sola alla ricerca del “Ladro di Tatuaggi”?
Dopo tanto rimandare, sono riuscita a recuperare una delle mille mila letture arretrate. Si tratta de "Il Tatuatore" di Alison Belsham, edito Newton Compton Editori.
Quando sento parlare tanto di un libro, di solito mi passa la voglia di leggerlo, soprattutto se di quel libro si parla bene, perché l'80% delle volte vado controcorrente e se tutti dicono che è il thriller dell'anno, difficilmente sarò d'accordo. Ma questa volta il libro mi è piaciuto davvero e, non so perché, spero ne trarranno una serie tv.
È sempre difficile recensire un thriller senza cadere nella trappola dello spoiler, ma ci provo.
"Mia madre diceva sempre… che i tatuaggi sono il segno esteriore di un danno interiore"
La trama è sufficientemente esaustiva, quindi non mi dilungo troppo. L'ispettore Sullivan è alle prese col suo primo caso importante, si tratta, si scoprirà in seguito, di un serial killer che rimuove i tatuaggi alle sue vittime mentre sono ancora in vita. A trovare il primo corpo è Marni, una tatuatrice di Brighton, che verrà coinvolta nelle indagini in quanto testimone, e non solo.
Il romanzo si sviluppa attraverso diversi punti di vista e in questo modo anche il lettore riesce a comprendere meglio le dinamiche delle vicende. Il punto di forza, secondo me, è costituito dal pov del killer, di impatto e macabro come piace a me, ma a piccole dosi aiuta a comprendere quali sono le motivazioni che lo spingono ad agire in un determinato modo.
“Però qual è il motivo? Perché farsi tatuare?” “I tatuaggi possono rappresentare un dolore, ma in genere da un'ottica positiva…il superamento, la speranza, la resilienza” […] “Molto più spesso, però, la gente si fa tatuare per motivi estetici”, continuò la donna, “o magari perché gli amici hanno già un tatuaggio, oppure come segno d’amore e rispetto. Non siamo tutti uguali. E neanche le motivazioni che ci spingono”
La parte psicologica dei thriller è sempre quella più bella e appassionante, e qui l'autrice ha fatto breccia nel mio cuore.
La struttura della trama fa germogliare il seme del sospetto nell'animo del lettore, che si trova coinvolto nelle vicende in un crescendo di suspense; non è tutto così scontato come sembra.
Il finale è stato un vero colpo di scena. La storia è originale e ben scritta. Personalmente avrei mantenuto il titolo originale "the Tattoo thief" o la sua traduzione letterale "il ladro di tatuaggi".
Consiglio la lettura agli appassionati del genere, purché non siate deboli di stomaco.
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