Pagine: 320
Serie: Texas Mutiny #2 (stand-alone)
Prezzo ebook: 3,99 euro
Data uscita: 5 dicembre 2018
Disponibile su tutti gli store
Groupie
/ġrùupi/
una persona, in particolare una giovane donna, che segue regolarmente una celebrità nella speranza di incontrarla o conoscerla meglio.
Come ad esempio, Tiffany Wendel.
Puttana. Troia. Mangiatrice di calciatori. Sono abituata ad essere chiamata con questi nomignoli, perciò non mi danno fastidio. I giocatori del Texas Mutiny sono i miei ragazzi. I miei amici. Quindi cosa c'è di male se mi piace fare sesso spinto con loro? Quello che faccio col mio corpo è affar mio e di nessun altro.
Allora perché Rowen Flanigan mi fa riconsiderare il modo in cui vivo la mia vita? Perché mi fa mettere in discussione le mie scelte? È soltanto una recluta.
Recluta
/reclùta/
membro di una squadra sportiva alla sua prima stagione.
Come ad esempio, Rowen Flanigan.
Calciatore. Figlio di una leggenda. Recluta.
Certo, ho sentito le storie che si raccontano sulle groupie. Chi non le ha sentite? Semplicemente, ho condotto una vita più morigerata dei miei compagni di squadra. E allora? Non mi aspettavo che lei fosse intelligente. Spiritosa. Gentile. Mi mette in ginocchio in tutti i sensi... tranne uno.
Per quello mi sto conservando per il momento giusto.
Allora come diavolo ho finito per innamorarmi di una groupie come Tiffany? E come diavolo potrà funzionare tra di noi quando tutti i miei compagni hanno avuto un assaggio dell'unica cosa che io non ho avuto?
La porta della camera si spalanca e lo sento parlare con qualcuno. «È il tuo turno, novellino.» Spinge un ragazzo nella stanza e sbatte la porta dietro di sé.
Mi metto seduta sul letto. «Rowen?»
I suoi occhi si sgranano e un rossore gli sale su per il collo quando vede il mio aspetto. Gli sorrido. «Hai deciso di venire, quindi. Mi stavo proprio domandando se ti saresti fatto vivo. Sono contenta che tu sia qui.»
«Io... ehm...» Ha difficoltà ad esprimere quel che vuole dire. «Mi dispiace. Dovrei lasciarti da sola per permetterti di vestirti.»
Si volta per andarsene ma io lo chiamo. «Aspetta!» Lui si ferma. «Non c'è problema, Rowen. Non sono imbarazzata o a disagio.»
«Tu no, ma io sì.»
Non mi è mai passato per la mente che potesse essere così pudico. La maggior parte dei giocatori appena vede una ragazza nuda a una festa le salta addosso. Voglio dire, è il motivo principale per cui siamo qui. La sua reazione mi lascia di stucco. E mi confonde. In più, la trovo anche piuttosto dolce.
«Non credevo che questo ti avrebbe messo a disagio.» Scendo dal letto. «Dammi un secondo.» Mi infilo i jeans e la maglia rossa del Mutiny, lasciando perdere la biancheria intima. «Adesso puoi voltarti.»
Rowen si gira lentamente verso di me. «Grazie» dice. «Non mi aspettavo di trovarti... ehm...»
«Nuda?» suggerisco con un sorriso.
«Esatto» replica in fretta, infilandosi le mani in tasca.
«Vuoi sederti?» Vado verso il tavolino e mi accomodo su una sedia. Lui ci pensa su un secondo ma infine segue il mio esempio. I suoi movimenti sono rigidi e lenti, come se la situazione lo mettesse ancora a disagio. «Puoi rilassarti» dico. «Solo perché siamo qui non significa che dobbiamo fare sesso. Possiamo anche chiacchierare.»
Lui annuisce e si morde il labbro. Si guarda intorno, osservando tutto come ha fatto al bar. Non ho mai incontrato qualcuno che ama vedere le cose a cui la maggior parte della gente non presta attenzione. «Quindi sei una groupie.»
Sbatto le palpebre, sorpresa. Non è così semplice come rispondere “sì” o “no”. «Alcune persone mi chiamano così.»
«Tu come ti definisci?»
«Una fan.»
«Una fan» ripete impassibile.
Faccio spallucce. «Una super fan?»
«Probabilmente è più accurato.»
«Perché faccio sesso con alcuni dei giocatori?» Questa conversazione sta cominciando a farmi incazzare. Non devo giustificarmi con lui né con nessun altro per le mie azioni.
Lui solleva lo sguardo, sorpreso, e il rossore ritorna. «Mi dispiace» dice a bassa voce, togliendosi il berretto e mettendo in mostra una chioma rosso fuoco. Il colore mi ricorda Carrot Top, ma Rowen è molto più attraente del comico dai capelli rossi. «Non voglio sembrare un moralista o altro. So che esistono le groupie, ma non ne ho mai incontrata una. Sei diversa da come me le immaginavo.»
Sollevo un ginocchio contro il petto e ci poggio sopra il mento mentre lui si rimette il berretto. Sono stupita che non sia mai stato con una groupie prima d'ora. Presumo che giochi a calcio da tutta la vita. Non è mai andato a una festa? Non credo che il calcio al college sia molto diverso da quello professionistico sotto questo aspetto. «Come immaginavi che fossi?»
Rowen tira un respiro profondo e fissa la parete più lontana. «Suppongo che mi immaginassi qualcuna che somigliasse di più ad una prostituta, una con cui nessuno parla davvero e che trascina in uno stanzino solo per farci sesso.»
«Lo fai sembrare così osceno.»
Lui scrolla le spalle. «Hanno cominciato ad invitarmi a uscire solo poche settimane fa. Non ho mai avuto un termine di paragone finora.»
«Neanche al college? Ci sono groupie anche lì.»
«Oh no!» Solleva le mani in maniera difensiva. «Il mio coach era molto severo su come ci comportavamo, dentro e fuori dal campo. Una cosa del genere non ce l'avrebbe fatta passare liscia.»
Mi piace la sua innocenza. Alcuni calciatori si approfittano della situazione. Adoro fare sesso, quindi ne rifiuto pochi. Ma non sono tutti dolci come Rowen. O gentili come Santos. La maggior parte è come... beh, Mack.
«Posso farti una domanda?» Congiunge le mani e poggia i gomiti sulle ginocchia. «Perché lo fai? Per divertimento? Cioè, sei bellissima. E una fan leale. E probabilmente anche intelligente e arguta... perché permetti a quei coglioni di trattarti così?»
Sono sbalordita. Nessun giocatore mi ha mai posto questa domanda. Danno per scontato che sia qui per fare sesso. Vorrei rispondere alla sua domanda in maniera onesta, ma non so cosa dire.
«Scusa, non intendo offenderti.»
«No, non preoccuparti. Ti capisco» ribatto. «È solo che nessuno me l'ha mai chiesto prima. Mi hai colta alla sprovvista.» Aspetto per vedere se ritira la domanda, ma non lo fa, perciò cerco di essere il più sincera possibile. «Mi piace fare sesso. È un ottimo antistress e ha grandiosi effetti benefici per la salute. E... mi piace e basta» ammetto, scrollando una spalla. «I ragazzi della squadra sono miei amici. I miei ragazzi. So che tu pensi che siano dei coglioni, e sì, molti lo sono, ma ci tengo a loro. È un po' come avere degli “amici con benefici”.»
Rowen fa un sorrisetto. «Sono un sacco di benefici.»
Colgo il tono scherzoso nella sua voce e ricambio il sorriso. «A volte sì, ma solo se mi va. Nessuno mi obbliga a fare nulla.»
Lui si appoggia allo schienale della sedia e io osservo il suo viso. So che sta pensando, ma non so bene a cosa. «Non sono come loro. Non sono il tipo da “amicizia con benefici”» dice.
«Nessun problema» replico sommessamente. «Mi piace avere anche dei semplici amici.»
Mi guarda dritto negli occhi, facendomi mozzare il fiato. Sembra quasi che mi stia guardando dentro. Nella parte più profonda di me stessa. È quasi terrificante.
Madre, lettrice, scrittrice. M.E. Carter non ha mai avuto intenzione di scrivere romanzi. Ma quando un'amica l'ha praticamente obbligata a leggere Twilight, l'amore per la scrittura che aveva perso da bambina si è riacceso. Dal momento che le frulla sempre qualche storia in mente, non dovrebbe sorprendere che finalmente abbia iniziato a metterle nero su bianco. Vive in Texas con i suoi quattro figli, Mary, Elizabeth, Carter e Bug, che sfortunatamente è nato molto tempo dopo la creazione del suo pseudonimo, e a causa di ciò probabilmente avrà bisogno di una lunga psicoterapia.
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