mercoledì 27 gennaio 2021

Blog Tour Dark Zone: Sivia Gaiart - Chiara Casalini




Ho scoperto che, in mezzo alle nostre diversità, siamo più simili di quanto credessi. Lo siamo nel nostro dolore, dopo aver perso Nicola. Lo siamo ora nella nostra rinascita mentre cerchiamo di salvarci a vicenda e pensiamo a lui provando a sorridere e a scacciare dal cuore la malinconia. Lo siamo quando 
ci sono giornate no e vogliamo ricordarlo come ci pare. Anche piangendo.
Siamo qui, fatti di carne, cuore e testa. Siamo anime che si sono cercate, si sono affiancate senza mai sfiorarsi per poi, alla fine, ritrovarsi.





A volte per realizzare un sogno ci vuole una fatica immensa. E aggiungerei anche tanto coraggio. Sì, forse era quello che mi mancava, più di tutto il resto.
Il coraggio di essere felice.
Il coraggio di tornare ad amare. 
Il coraggio di lasciarsi andare. 
E soprattutto, il coraggio di vivere.







Ci sentivamo sempre diversi, emarginati, in cerca soltanto di un po’ di accettazione e lui improvvisò quella canzone, dove essere diversi era bello. Torno a guardarlo negli occhi con le palpebre sbarrate, incredula.

«Allora, mi pare che la mia Freaky sia cresciuta parecchio» esordisce come nulla fosse.

Non può essere lui, era un ragazzino smilzo e coi capelli biondo cenere, timido e impacciato. Però nessun altro mi chiamerebbe così.

«Billy?»

«Alleluia! Cominciavo a preoccuparmi» ridacchia.

Non mi interessa più il fatto di non ritrovare in lui l’immagine dei miei ricordi, gli salto al collo con le lacrime agli occhi. Mi stringe, affonda il viso nell’incavo del collo e io respiro a pieni polmoni il suo odore; sotto quel misto di sandalo e tabacco, la sua pelle è uguale e sa di casa per me, di famiglia, quella che ti scegli.

«Mi sei mancata da morire.»

Sei anni, sei dannatissimi anni passati senza vederlo e senza avere più alcuna notizia. Già, alla fine non mi ha più risposto, mi ha abbandonata anche lui.





«Com’è iniziato tutto questo?»
Le lascio il tempo di cui ha bisogno. Il suo respiro è irregolare e non la voglio pressare, vorrei soltanto portarla a parlare.
«Volevo solo essere carina, piacere a qualcuno. Però è diventato più grande di me.» Abbassa la testa e la faccio girare, tenendole il viso tra le mani, come fosse la cosa più preziosa che ho. «Non ero più io a controllare la fame, la mia vita, ma era il cibo... la paura del cibo. Non volevo vomitare ancora e così...»
«Così hai iniziato a non mangiare.»
Annuisce ed evita il mio sguardo. Ho la sensazione che ci sia altro.
«Non è solo questo, giusto?» Scuote la testa e si fa ancora più piccola tra le mie braccia. «Parla con me, Freaky.»
«Pensavo che piacere a qualcuno fosse bello, invece ho scoperto che era peggio.»
La stringo più forte, perché so a cosa si riferisce, alle attenzioni che le hanno rivolto. L’ho visto.
«Se dimagrissi ancora smetterei di interessargli, o magari riuscirei a scomparire e sarebbe tutto più semplice» sussurra con un filo di voce, spezzandomi di nuovo il cuore.
No, forse siamo noi a essere spezzati dentro da troppo tempo.


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