Il St. Grace and Mercy, brefotrofio immerso nella campagna inglese, non è il luogo rassicurante che tutti credono. Benjamin, giovane orfano con un dono particolare, se ne rende conto fin da subito: nelle stanze dell’istituto per ragazzi abbandonati si muovono infatti creature inquietanti.
La scoperta di una tetra filastrocca, che narra di un’antica divinità pagana, lo convincerà dell’esistenza di un mondo oscuro, in cui la Natura ha perso tutto il suo benevolo aspetto.
Il ragazzo non ha altra scelta, dunque, che scoprire cosa in realtà si nasconde tra le mura dell’edificio. Ad aiutarlo c’è Archibald Morgestein, enigmatico antiquario, che custodisce nella sua bottega cose di cui Benjamin non immaginava neppure l’esistenza, così spaventose da non avere neppure un nome, ma forse indispensabili per uscire vivi da un’avventura tanto terribile.
Benjamin Winterbottom era convinto che non ci fosse nulla di più osceno e maligno del St. Grace and Mercy. L’orfanotrofio si ergeva come un gufo appollaiato sulla sommità della collina: rapace, pronto a dispiegare le ali nell’attesa di ghermire dei topi. I bambini sperduti erano le sue prede preferite; non i monelli impenitenti narrati da Barrie nelle avventure di Peter Pan, ma quelli deboli e morenti, più simili a fantasmi evanescenti nella luce del crepuscolo.
Chi non fosse a conoscenza dell’attività benemerita compiuta tra quelle mura vetuste avrebbe potuto pensare che l’edificio fosse, da molto tempo, abbandonato all’incuria. Sembrava che una fosca aurea circondasse ogni cosa e che all’interno di quel perimetro immaginario non ci fossero uccelli a librarsi in volo, né animali ad aggirarsi al suolo.
Un muretto sconnesso di pietre a secco cingeva la proprietà; i rampicanti nodosi vi si insinuavano come vermi ciechi, strisciando sui massi coperti dal muschio verdastro. Le imposte dei piani superiori pendevano sbilenche; alcune tegole cadute nel vuoto rendevano la linea del tetto irregolare.
Le finestre erano bocche nere; l’oscurità perenne sembrava abitare ogni stanza e anfratto. Le ombre create dall’avvicendarsi delle ore si nascondevano negli angoli distorti di un’architettura bizzarra. Tutto era cupo e incombente.
Miriam Palombi nasce a Milano nel 1972. Ceramista. Autrice di narrativa horror, dark fantasy e mistery. Le sue opere esplorano un universo macabro e spettrale, ispirandosi ai temi più classici del genere.
Impegnata nella divulgazione della ‘Cultura Horror’. Curatrice della collana horror della DZ Edizioni. Co-fondatrice del blog Horror Cultura. Tra i redattori della rivista Massacro.
Tra le sue pubblicazioni:
B.I.H.F.F Best Italian Horror Flash Fiction, (Independent Legions Publishing, 2016)
MISERI RESTI SEPOLTI, (DZ Edizioni 2018)
LE OSSA DEI MORTI, (DZ Edizioni, 2019). Prefazione a cura di Paolo Di Orazio.
IL PENTACOLO. Legacy of Darkness, (DZ Edizioni,2020) “Trofeo Cittadella- Miglior romanzo fantasy 2021”.
RASPUTIN. L’OMBRA DEL MONACO, (Watson edizioni, 2021)
I CUSTODI DEL CAOS, (Delos Digital, 2021)
IL GIROTONDO DELLE ANIME PICCOLE, (Weird Book, 2022)
IL VARCO, (Scheletri-ebook, 2022)
L’ULTIMA RELIQUIA, (DZ Edizioni, 2023)
I SALMI DELL’APOCALISSE, (Kipple Officina Libraria, collana k_noir diretta da Paolo Di Orazio. 2023)
L’IDOLO ELETTRICO, (OperaNarrativa Edizioni, 2024)
L’ARCHIVIO DEGLI DEI, (DZ Edizioni, 2024)
LE AVVENTURE DEL GIOVANE LOVECRAFT, (Pelledoca Editore, 2024)
Vari racconti e articoli sono inseriti in antologie e progetti editoriali.
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