La bionda, lo sbirro e il professore: questi, e molti altri, i personaggi che impareremo a conoscere tra le pagine del romanzo di Filippo Ambroggio. Sullo sfondo Reggio, con i suoi pregi e con i sui mille difetti, che fa innamorare e tiene legati a sé proprio come farebbe una donna, dalla quale non si riesce a star lontani. Ed è proprio per questo che «i reggini London e Roger, al secolo rispettivamente Mario Latorre e Marco Martinez, deputati alla loro seconda legislatura, decisero che, invece di soffocare sotto la canicola romana, sarebbe stato meglio tornare giù in Calabria e godersi il mare di luglio». Anche perché «non avrebbero scambiato i ritmi estivi della vita reggina con una vacanza in Polinesia e, soprattutto, non avrebbero barattato i piatti della tradizione calabrese con quelli di un ristorante pluristellato». La narrazione si svolge durante l'arco di un anno o, meglio, nello scorrere delle quattro stagioni che lo compongono: tra indagini, lezioni in Accademia, amori e misteri, vengono illustrate le abitudini dei reggini e delineati i paesaggi calabresi.
«Non è bella la vita dei deputati a Montecitorio, soprattutto d’estate, quando l’afa romana soffoca il respiro, dall’asfalto sale una specie di vapore appiccicoso e le automobili sembrano navigare sulle acque. Gli eletti stanno negli alberghi di lusso con l’aria condizionata e i frigobar riforniti. Spesso dormono con le escort e vanno in giro con abiti blu o grigio scuro, indossano camicie candide o celestine e portano sempre la cravatta. I reggini London e Roger, al secolo rispettivamente Mario Latorre e Marco Martinez, deputati alla loro seconda legislatura, l’uno residente a Milano e l’altro a Reggio, decisero che, invece di soffocare sotto la canicola romana, sarebbe stato meglio tornare giù in Calabria e godersi il mare di luglio».
Si apre così il romanzo di Filippo Ambroggio riportando chi ha ormai lasciato Reggio Calabria in cerca di fortuna, a rivivere le bellezze del territorio. Una storia che inizialmente descrive, per chi non è pratico, la cronaca del reggino o di quanti decidono di trascorrere là le proprie vacanze.
L’autore ci porta, insieme ai personaggi del romanzo, a scoprire le meraviglie della Calabria, con un giro in moto fino a Palizzi e Brancaleone, con le bellezze che ogni anno incantano i turisti invitandoli a tornare. La storia potrebbe sembrare semplice e scontata, se non fosse che una misteriosa sparizione con tanto di cadavere la tingono delle più improbabili sfumature del giallo. La polizia inizia ad indagare sul mistero, e chiede aiuto a uno stimato professore dell’accademia delle Belle Arti, che con il suo intuito e il suo ingegno ha aiutato precedentemente la polizia su altri casi che sembravano irrisolvibili.
Non voglio rovinarvi la lettura, per cui lascerò che siate voi stessi a scoprire cosa succederà nel corso dell’indagine.
Settembre era alle porte.
London e Giulia rientrarono a Milano, Ethel ritornò a Roma da sua madre mentre gli altri, ovviamente, rimasero a Reggio in attesa di riprendere i ritmi abituali.
Senza affrettarsi troppo perché, si sa, nella città dello Stretto, le attività quotidiane riprendono a pieno ritmo solo dopo metà settembre.
Una regola non scritta. Una consuetudine che nessuno si sente di trasgredire. Una norma sacra e inviolabile. Quella che si sente in giro è quasi una parola d’ordine: «… dopo Festa di Madonna».
Una lettura illuminante, diversa da quelle che sono solita fare, che mi riporta indietro nel tempo, quando da semplice adolescente mi piaceva ritrovarmi con gli amici per un gelato da Sottozero e una passeggiata sul chilometro più bello d’Italia, il lungomare Falcomatà.
Durante il corso di questa lettura non vi imbatterete in un solo e unico protagonista principale con coprotagonisti che fanno da cornice e un antagonista che metterà a repentaglio la vita del beniamino; no, in questo caso ci troviamo nel pieno svolgimento di un’indagine, ed è stato ammirevole vedere come certi casi non siano di uso esclusivo della polizia che, riconoscendo i propri limiti, decide di farsi affiancare da un uomo di intelletto e cultura. Ma La bionda, lo sbirro e il professore non è solo questo.
L’autore infatti con grande maestria ci porta a conoscere i lati positivi e anche quelli negativi della società in cui viviamo, fa emergere pregi ma soprattutto difetti dei suoi protagonisti come una probabile crisi di coppia dovuta alla presunta infedeltà da parte del partner; l’atteggiamento paterno che il professore ha nei confronti della figlia (un po’ viziata) che cerca di educare mettendo in pratica la regola dei no e insegnandole a essere più responsabile e a non chiedere sempre soldi per divertirsi con gli amici ma anche a guadagnarseli, magari facendo l’animatrice nel villaggio turistico di un compaesano. Mostra inoltre come, messo da parte il moralismo, a chi bisogna rivolgersi affinché la figlia del professore possa riuscire a frequentare la facoltà di Medicina, come se fosse una pratica normale. E non è forse lo specchio della società in cui viviamo? Dove va avanti solo chi ha le giuste conoscenze?
Lo stile dell’autore è fresco, incalzante e intrigante, la storia ricca di minuziosi dettagli, arricchita da qualche tipica espressione dialettale che viene affiancata subito dalla sua traduzione.
Un noir mediterraneo che merita di essere letto, una città che fa innamorare con i suoi pregi e i suoi difetti, e dei personaggi che vi terranno compagnia in questa avventura lunga un libro.
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