mercoledì 6 luglio 2016

IL PROBLEMA È CHE TI AMO di Jennifer L. Armentrout

Per quattro anni, Mallory Dodge ha cercato di dimenticare il passato. Circondata dall'affetto dei nuovi genitori adottivi, ha cercato di convincersi di non avere più bisogno di rendersi invisibile per sopravvivere. Ma, nonostante ciò, il silenzio è ancora lo scudo che la isola e la protegge dal mondo. Ecco perché era terrorizzata all'idea di frequentare l'ultimo anno di liceo in una scuola pubblica, dove sarebbe stata costretta a uscire dal guscio. E di certo non si sarebbe mai immaginata che tra i suoi nuovi compagni ci sarebbe stato anche Rider Stark, l'unico raggio di sole nella sua infanzia da incubo, il ragazzo che in più di un'occasione l'aveva salvata dalla violenza del padre affidatario. Così come non si aspettava che Rider sarebbe stato così diverso… e affascinante. Col suo atteggiamento arrogante e la pessima reputazione, Rider è il classico soggetto da cui una brava ragazza come Mallory dovrebbe stare alla larga. Eppure, sotto quella maschera da sbruffone, lei riconosce ancora il suo eroe di un tempo, sempre pronto a difenderla. Ma il tempo trascorso lontano da Mallory ha lasciato profonde cicatrici nel cuore di Rider, che rischia sempre di più di restare invischiato in una rete di cattive compagnie. Così, quando sarà Rider ad avere bisogno di lei, Mallory riuscirà a far sentire la propria voce e a battersi per il ragazzo che ama, o la paura la farà tacere per sempre?
Purtroppo, questo libro non ha incontrato i miei gusti. Ci sono vari elementi che mi hanno fatto storcere un po' il naso: la trama troppo ricca di elementi, ad esempio, o la semplicistica caratterizzazione dei personaggi e dell’ambientazione, la scelta del tipo di narrazione, ect... Ma soprattutto c’è: “Pesce”.[scuote la testa afflitta]
Abbiamo trovato “Piccione” nei libri della McGuire, e adesso abbiamo anche “Pesce”. Le autrici di YA sembrano aver deciso che un generico “Baby” o “Sweetheart” non sia abbastanza trendy ed ecco che, per dare un tocco indimenticabile ai loro protagonisti, spuntano fuori strani soprannomi faunistici, alquanto discutibili, secondo la mia modesta opinione.

“Pesce” è il soprannome di Mallory Dodge, una ragazza di diciassette anni che, dopo aver studiato a casa per gli ultimi quattro anni, decide di affrontare la prova più difficile di tutte, e passare l’ultimo anno di scuola in un liceo pubblico. Mallory non si sente molto pronta ad affrontare questa sfida, ma sa che per dare finalmente una svolta alla sua vita, deve prendere in mano la situazione e superare i problemi che la trattengono nel passato. In seguito a un'infanzia difficile e travagliata, infatti, Mallory non riesce a fare amicizia facilmente e tende a chiudersi in se stessa, usando il silenzio come uno scudo.

“Il problema non erano le parole. Le parole mi svolazzavano in testa come uno stormo di uccelli che migra a sud per l’inverno. Le parole non erano mai state il problema. Le avevo, le avevo sempre avute. Il problema era tirarle fuori.”

Da qui il soprannome, “Muto come un Pesce”. (In inglese: “quiet as a mouse”. Da notare che il problema non è della traduzione italiana, in quanto “Topo”, come soprannome, non migliora affatto la situazione).

“Pesce. Una parte di me odiava quel soprannome, per via del mutismo cui alludeva. L’altra metà di me lo amava, perché era il suo. Non sapevo quale delle due emozioni avesse la meglio.”

Proprio durante il primo giorno di scuola, si imbatte in Ryder Stark, il ragazzo che condivise con lei quella stessa infanzia difficile, e che da piccoli le affibbiò il soprannome tanto infelice. Affidati entrambi a una famiglia di persone orribili, i due sono diventati amici, crescendo in un ambiente malsano, violento e pieno di abusi, sia fisici, che mentali. Sebbene nessuno dei due avrebbe mai pensato di rivedere l’altro, e nonostante i quattro anni di separazione, fin da subito è chiaro che tra i due è ancora presente quell’amicizia che li aveva legati anni prima, e che presto si trasformerà in qualcosa di più.

“Ci avevano separati. Ma non eravamo mai stati davvero lontani.”

Sebbene la storia sembra essere ricolma di emozioni e drammi profondi, ho avuto difficoltà a sentirmi coinvolta nelle vicende dei protagonisti. Questo, probabilmente, a causa di una scelta stilistica operata dall'autrice: penso, infatti, che la Armentrout abbia voluto tenere la storia il più "pulita" possibile, limitandosi a "descrivere" la terribile infanzia che Ryder e Mallory hanno passato, facendocela vivere quasi dal buco della serratura. Una scelta apprezzabile ma che, forse, ha tolto quel pathos in più, che sarebbe servito per coinvolgere appieno una lettrice difficile come me.

Un altro punto che ho evidenziato, è la presenza esagerata, a mio avviso, di argomenti problematici.
Mallory, infatti, non deve gestire solo gli effetti della Sindrome da Disturbo Post-Traumatico, il mutismo, l'introversione, ect..., ma si ritrova a dover fare i conti anche con i problemi dell'adozione, della criminilità giovanile, del bullismo a scuola, e della scoperta di una notizia che cambierà la vita alla sua migliore amica. Sono tutti argomenti molto forti che, secondo me, sono andati a soffocare di molto la trama principale.
Durante la lettura ho iniziato a pensare che questa storia sia nata da alcuni punti fondamentali, e che mano a mano sia stata scritta basandosi su questi, il che ha reso tutto il racconto piuttosto ripetitivo e prevedibile, a mio avviso. Di Jennifer Armentrout continuo a preferire storie un pochino più mature, come la serie "Wait for You", ad esempio. Ciò non toglie comunque, la splendida rivalsa che Mallory avrà nei confronti della vita e dei traumi che ha subìto. L'evoluzione dei personaggi, sebbene piuttosto lineare e senza sorprese, rimane un punto a favore di questo libro. Non solo di Mallory e Ryder, ma anche dei genitori adottivi della protagonista e degli amici fidati.

Riuscirete ad apprezzare di più questo libro se amate gli YA dai toni drammatici, in cui l'amore è la spinta, ma non la causa, per la rivincita personale.

"Mi guardai intorno e fantasticai che Rider apparisse dal nulla e mi portasse via di lì. [...] Mi si bloccò il respiro. Era sbagliato, era tutto sbagliato: la speranza e quel bisogno che sentivo. Contare su di lui perché mi portasse via, invece di affrontare la situazione con le mie forze, non era ciò che volevo né ciò che dovevo fare."


Jennifer L. Armentrout è una scrittrice statunitense di libri fantasy e urban fantasy.

Il New York Times ha inserito alcuni dei suoi lavori nella lista dei Best Seller. È considerata un'autrice trasversale, in grado di mantenere contatti con case editrici indipendenti, con case editrici tradizionali e muovendosi anche all'interno del self-publishing. Ha anche scritto diversi libri con lo pseudonimo di J. Lynn. La Sierra Pictures ha acquistato i diritti cinematografici del romanzo Obsidian, primo libro della saga Lux.


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