Stare
tra le nuvole è un’emozione che crea dipendenza.
Il giorno del giudizio si avvicina. Hope ha lavorato sodo, sopportando ogni umiliazione, per prepararsi alla fatidica riunione che potrebbe segnare la svolta per la sua carriera. Si è concentrata sul lavoro bandendo dalla sua vita ogni altra cosa, ma proprio quando intravede la meta compare nella sua vita Nash Reed, un ragazzo con un lavoro semplice che ama gli sport estremi e si sposta da un Paese all’altro in cerca di avventure. La sua filosofia di vita, libera e rilassata, è esattamente l’opposto di quella di Hope, tutta incentrata su rigore e ritmi incalzanti. Qual è la ricetta vincente: tenere i piedi a terra o provare a volare? La tanto attesa riunione per Hope si conclude nel peggiore dei modi; tutto sembra senza un domani, ma è proprio quando si tocca il fondo che poi si risale, sempre più in alto. E in due il volo è più dolce.
“Fammi
volare” è una favola moderna, in cui la carrozza di Cenerentola
non è una zucca, ma un parapendio.
Hope
lavora per un'importante azienda, la Maxwell & Co., come addetta
allo smistamento della posta, ma punta in alto, per questo decide di
presentare un business plan nella speranza di essere notata. Vive per
il lavoro, isolandosi da tutto e tutti; per lei non esistono
distrazioni, solo il lavoro; durante il tragitto casa – lavoro e
viceversa legge il “Financial Times”, o i bilanci dell'azienda, o
studia il suo progetto, registrandosi e ascoltandosi all'infinito.
La
sua vita è programmata fino all'ultimo e insignificante dettaglio,
prende il treno sempre alla stessa ora, si siede sempre nello stesso
posto, non si concede la pausa pranzo e lavora fino a tardi. Il
classico dipendente che cerca di essere notato, il primo che arriva e
l'ultimo che se ne va. Poi un giorno, sul treno del ritorno, si
ritrova costretta a cambiare posto, sedendosi di fronte a un ragazzo
e, approfittando del fatto che lui stia riposando a occhi chiusi con
la testa poggiata al finestrino, lo studia a fondo, rischiando di
saltare la sua fermata. Esce di corsa dal treno, urtando la gamba
dello sconosciuto e profondendosi in diecimila scuse. Il giorno dopo
al lavoro avrà una sorpresa che non si aspetta: il tecnico che si
occupa della manutenzione dei computer dell'azienda, altri non è che
lo sconosciuto del treno, e che risponde al nome di Nash Reed.
I
loro incontri sul treno diventano più frequenti, Hope scoprirà che
abitano vicini e, dal canto suo, Nash le dirà che è da un anno che
l'ha notata, descrivendole perfettamente ogni sua piccola abitudine.
Poi un giorno, la giornata a lavoro si rivela essere più dura del
previsto e Hope è sul punto di crollare, fino a quando non arriva l'impavido cavaliere nella sua scintillante armatura che la salva da
se stessa e dai suoi pensieri. La invita a cenare insieme in un
locale poco lontano dal quartiere in cui abitano, e Hope scoprirà
una nuova sé, rendendosi conto che quella vissuta finora non era
vita e che è il momento di recuperare tutto quello che si è persa
finora.
“Ho
capito. Clausura a vita. Attenta però.”
Il
rumore dei freni del treno copre le sue ultime parole mentre si alza
per uscire.
“Cosa
vuoi dire?”
Si
abbassa avvicinando la bocca al mio orecchio e mi sussurra: “Potresti
perdere più di quello che guadagnerai, accorgerti di aver
tralasciato qualcosa di molto più importante.”
Ultimamente
leggo libri in cui mi ritrovo a vestire i panni delle protagoniste,
donne con rigidi schemi a cui attenersi, ogni cosa deve essere al
proprio posto e andare fuori dai propri ritmi tende a creare degli
scompensi inimmaginabili. Ed è bello vedere che anche loro, come me,
cercano di migliorarsi, di vivere la vita in maniera più semplice,
seguire il cuore anziché la testa, fare qualcosa che mai avrebbero
pensato di fare. Hope è così, rigida, schematica, una persona casa
e lavoro, capace di saltare i pasti principali pur di ultimare un
lavoro importante. Cerca di farsi notare e lo fa nella maniera più
sbagliata, aiutando i colleghi di livello superiore nella redazione
delle relazioni, riscrivendo progetti che erano impresentabili,
assistere all'avanzamento di carriera di alcuni di loro grazie alle
“sue” idee, non sapere dire di no di fronte alle loro richieste.
Cosa vi viene in mente? Avete intuito bene, una specie di donna –
zerbino, un piccolo pesce che cerca di nuotare insieme agli squali e
di tenere il loro passo.
Non
sono stata abbastanza forte da difendermi e gli squali mi hanno
sbranata. Non sono morta, però. Domani tornerò a nuotare come tutti
gli altri, non darò loro la soddisfazione di vedermi a brandelli.
Nash
al contrario è uno spirito libero, un tecnico informatico, ma anche
un elettricista; ha cambiato diverse volte città, gli piacciono gli
sport estremi e vive alla giornata. Cerca di far conoscere la
bellezza della libertà anche a Hope, e l'atteggiamento che ha nei
suoi confronti è di una dolcezza unica (dove sono nascosti questi
ragazzi?!?).
“Il
mondo è la mia casa, non appartengo a nessun luogo particolare,
posso vivere bene quasi ovunque.”
La
storia è narrata dal punto di vista di Hope, diventa semplice
conoscere i suoi pensieri, le sue debolezze; una donna forte che, una
volta a casa, toglie la corazza e crolla emotivamente, il lavoro le
consuma ogni più piccola energia, e il suo incontro con Nash
rappresenta una sorta di porto sicuro, decidendo così di abbandonare
la rigidità della sua persona e imparando a vivere più serenamente.
Lui
è la persona che mi ha aperto gli occhi sulla vita, che mi ha fatta
sentire di nuovo felice, che mi ha fatto riscoprire una gioia che
avevo dimenticato.
Si
tratta di un racconto abbastanza breve, in cui sono presenti due o
tre capitoli da poche righe ciascuno, e mi sarebbe piaciuto assistere
un po' di più alla storia di Hope con Nash, alle esperienze che lui
le fa provare, alla dolcezza delle prime settimane insieme, all'amore
che si legge negli occhi di entrambi. Una storia piacevole, da
portare al mare con voi in questa calda estate; una storia per tutte
le eterne romanticone, un racconto che continua a farci sognare a
occhi aperti e sospirare profondamente nella speranza di incontrare
anche noi Nash Reed.
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