martedì 5 dicembre 2023

MADE IN GARBATELLA di Laura Nottari


«Qui è campo neutro, lì no. Poi te ‘nnamori, io t’ho avvisato.»
«Di Garbatella?»
«De lei e de me.»

Un matrimonio perfetto, un figlio intelligentissimo e un attico a Ponte Milvio: la vita di Lavinia e Claudio è a dir poco invidiabile. Manca solo un secondogenito all’appello, ma il progetto viene infranto da un’inattesa diagnosi di infertilità, che distrugge il castello dorato dei due ricchi borghesi romani. Così, reduce dall’inevitabile divorzio, Lavinia decide di cercare l’uomo con cui ha commesso l’unica follia della sua vita. Sganciare una bomba del genere, però, non è semplice, soprattutto se lui è un colosso dai modi spiccioli, e dal gergo più romanesco del quartiere in cui vive: Garbatella.

Enzo Mazzarelli si divide tra la gastronomia dei suoi genitori e il ruolo di padre single. Alle porte dei quarant’anni ha tanti rimpianti quanti sono i tatuaggi che sfoggia. Non cerca l’amore, eppure rimane vittima del fascino di Lavinia, che invece sembra restia ai sentimentalismi.

Nasce così la ricetta per un disastro familiare (e romantico) annunciato, tra divari sociali, figli prossimi alla maggiore età, padri mancati, uccellini da catalogare, segreti, errori e sogni rimasti tali. Ma Garbatella, da che è stata fondata, è capace di magie uniche e tra i suoi vicoli, cortili e panni stesi, innamorarsi e sperare in qualcosa di bello per il futuro diventa semplice come pronunciare un daje!

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Mai abbassare la guardia perché si sa, quando meno te lo aspetti la vita può giocarti un brutto scherzo. Basta un attimo e tutto ciò che appare indistruttibile, si sgretola davanti agli occhi con la stessa velocità con cui una casa diventa polvere sotto la potenza di un terremoto devastante. Sì, potremmo chiamarlo proprio così, la notizia di una falsa paternità rappresenta il cataclisma che distrugge il matrimonio di Lavinia e Claudio dopo otto anni e solleva molti interrogativi. 

Chi sarà allora il vero padre del piccolo Giordano?

«Grazie» disse la nuova lei, una volta sputata l’acqua. «Sei stato utile.»

L’uomo mugugnò qualcosa, poi si prese la testa tra le mani e lasciò andare un sospiro. «Sei ‘n treno, bella. M’hai travolto.»

Dopo un primo momento di legittimo sconforto, però, il ricordo di una notte folle fornisce a Lavinia la determinazione giusta per andare a cercare il vero padre di suo figlio.


Tra una serie di equivoci, avventure più o meno esilaranti, verità non confessate e situazioni paradossali, la storia si sviluppa al pari di una favola contemporanea ambientata a Roma i cui protagonisti rappresentano i modelli standard delle due diverse classi sociali di provenienza. Da una parte, infatti, abbiamo Lavinia, esemplare tipico dell’alta borghesia romana, una ragazza magra, bionda, che è ricorsa più volte alle cure del chirurgo plastico, ben educata, elegante, con un buon lavoro e con la protezione asfissiante della famiglia alle spalle.

Dall’altra parte abbiamo Enzo, un ruspante uomo del popolo, un gigante tatuato dall’aspetto poco rassicurante, una specie di motociclista nato e cresciuto in un quartiere popolare, la Garbatella appunto di cui incarna alla perfezione lo spirito. Lavora con i genitori nel negozio di famiglia, ha una figlia adolescente. E se una vive in un mega appartamento nella zona in della città, l’altro abita in un condominio popolare in periferia.

Le loro realtà sono così diverse, dunque, che è impensabile che possano avere punti di contatto ed Enzo e Lavinia incarnano le caratteristiche dei due mondi alla perfezione. Essi non hanno nulla in comune a parte un figlio ed è proprio per il bene del piccolo che i loro mondi finiscono per avvicinarsi, non senza difficoltà però.

 

«Se vole accomodà?»

Lei reagì come se le fosse atterrata in faccia una mosca. «Come scusa?»

«Se siede?» ripeté. «Pe’ pranzo.»

La donna guardò il tavolino, poi lui. «Sì, sì certo.» Posò la borsetta, si sedette, sistemò i capelli dietro le spalle, infine sospirò, come se quella sequenza le fosse costata uno sforzo incredibile.

Enzo iniziò a pensare che la tipa fosse un po’ troppo svagata. «Tutto a posto, signori’?» domandò.

«Scusi?»

«Ha ‘na botta de callo?» Più probabile fosse di acidi o ansiolitici.

 

 Il risultato è l’inequivocabile scontro sociale tra due stili di vita contrapposti le cui differenze vengono ben sottolineate come in questo caso anche dall’uso del vernacolo. Per questo possiamo affermare che ogni personaggio si muove segue un canovaccio preciso (il coatto da una parte, la snob dall’altra), e il gioco delle parti risulta scontato e prevedibile. Ma nonostante l’ovvietà della situazione la caratterizzazione dei personaggi non si ferma alla sequenza dei luoghi comuni evidenti e superficiali. L’autrice scava in profondità mettendo in luce gli aspetti più intimi e veri dell’animo, così facendo dà a ognuno di loro, protagonisti e non, la possibilità di riscatto. Lavinia, Enzo, Claudio e tutti gli altri personaggi, una volta liberati dal ruolo di “macchiette”, e la leggerezza dei toni lascia il posto ai momenti di riflessione, diventano credibili, persone reali con veri sentimenti e angosce, consapevoli delle proprie paure e dei limiti. Non ci sono perdenti né cattivi, ma solo persone orgogliose e leali.

MADE IN GARBATELLA è dunque il racconto di una bella favola metropolitana la cui forza dell’amore rompe gli schemi esaltando la bontà d’animo dei personaggi. Lo stile scorrevole e ironico, nonché l’alternanza della narrazione con le spiegazioni sui luoghi fornite dall’autrice di quando in quando, rende la storia piacevole e mai noiosa.

Consigliato!


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