venerdì 11 settembre 2015

UNA STORIA TRA NOI di Veronica Passi



Morena, Salvatore, Francesca, Matteo. Quattro amici, due coppie, tanti momenti vissuti assieme, la confidenza, l’amicizia delle cose condivise. E poi: quello che funziona e quello che non va più. E tante, tantissime domande: cosa tiene assieme le coppie? Cosa le fa incontrare? Come nasce l’amore, come finisce? E come ricomincia? La risposta, certe volte, si nasconde in piccoli segnali, come la scia che un aereo lascia nel cielo e che risuona nel cuore come una premonizione. Perché le cose, semplicemente, accadono: una cena tutti assieme – una maledetta cena – e un ospite arrivato da lontano, ed ecco che d’improvviso il destino si diverte a rimescolare le carte. Mostrando che l’amore talvolta può colpire come un fulmine, mentre in altri casi arriva bussando, come quando uno cerca per ore le chiavi di casa nella borsa, sulla mensola, nella giacca, e solo alla fine si accorge di averle già da tempo messe in tasca.Una storia così vera, dolce e romantica, che sembra di averla sentita raccontare da un’amica.

Le cose erano cambiate: e se qualcuno avesse chiesto perché o avesse tentato di indagarne le cause, sarebbe rimasto zitto e sconcertato di fronte all’evidenza dei fatti. Le cose erano cambiate così. Come l’inverno cede il posto alla primavera, come il caffè si accompagna a una sigaretta, con la stessa certezza matematica e fondamentale immotivazione che spinge un uomo a essere “post coitum animal triste” e una donna a cercare smancerie. Insomma, era sicuro e certo che, senza una spiegazione razionale, le cose erano diverse da prima.


Una apparentemente innocua cena tra amici, innesca un meccanismo diabolicamente infido, che nel giro di poche ore rivoluziona completamente la vita di quattro giovani, legati tra di loro da sentimenti di amicizia e amore. Francesca e Matteo, Morena e Salvatore, sono i protagonisti di questo breve racconto (54 pagine soltanto) che mette in scena una storia qualunque: una di quelle che potrebbe benissimo capitare anche nella vita vera.
Francesca e Morena, amiche da sempre, si confidano ogni cosa ed insieme hanno bypassato i momenti salienti dell’adolescenza e della giovinezza: la prima canna, il primo bacio, il sesso, la prima storia davvero importante. Entrambe sono fidanzate ma, mentre Morena convive con Salvatore, Francesca non è mai veramente riuscita a scalfire la corazza d’indifferenza di Matteo che dice di amarla. Peccato che la ami di un amore infantile, mai cresciuto nel tempo, così come non è mai cresciuto lui; sempre a rimpiangere la prima storica fidanzata che lo ha mollato per una prestigiosa carriera all’estero, Matteo vive con la testa nella musica, rimanendo comunque un rocker qualsiasi, uno tra i tanti, uno di quelli che non ha mai avuto le palle (e forse neppure le qualità) per spiccare davvero il volo.

Salvatore è più maturo e soprattutto “innamorato di Morena”. Nonostante la fama di latin lover e sciupa femmine che si porta dietro da sempre, è contento del suo rapporto con la ragazza; i due vivono insieme nella casa di lei, apparentemente felici e forse un giorno si sposeranno. O forse no?
Tra alti e bassi la vita dei nostri ragazzi procede spedita lungo binari ben definiti, fino al giorno in cui, durante la famosa cena di cui sopra, il destino si diverte a sparpagliare le carte sulla tavola: il joker scende in campo e con il suo fascino teutonico e la lingua sciolta instrada Morena su di un sentiero di non ritorno. Quando il mazzo si ricompone ogni cosa è diversa da come era prima.

Friederich von Stumbel, di padre tedesco e madre newyorkese di origine italiana, nato e cresciuto nella Grande Mela, si faceva chiamare Fred Stumbel (pronuncia Fred Stambl) con somma disapprovazione del padre, vecchio possidente europeo. Quando Francesca lo vide la prima volta pensò che oltre a essere terribilmente brutto era anche incredibilmente odioso, con quel suo italiano strascicato e zeppo di neologismi anglo-teutonici.

Nel libro vengono riportati alternativamente i punti di vista di tutti i protagonisti e questo ci dà modo di confrontare le diverse percezioni di ognuno rispetto ad uno stesso fatto. E’ innegabile che anche nella realtà, quello che per uno è bianco per l’altro potrebbe essere nero, una cosa bella potrebbe diventare brutta, una persona odiata potrebbe essere osannata. Nonostante il castello di carta dei sogni della gioventù, s’infranga miseramente al suolo, per tutti e quattro c’è un lieto fine, anche se diverso da quello da loro auspicato.
La scrittura è scorrevole e a tratti divertente, i personaggi ben delineati e molto verosimili: quello che accade potrebbe succedere ad ognuno di noi ed è interessante rendersi conto che, alla fine, tutto avrebbe potuto avvenire in modo diverso se, ad un certo punto, Francesca avesse deciso di non dar retta alle voci di popolo. Si sa, il pregiudizio è il primo nemico dell’amore.

Dovevo pensarci prima
Ma prima quand’è?
Dovevo guardare intorno e non solo dentro di me.
Avrei dovuto dirtelo e ma forse prima capirlo
Avrei dovuto esploderlo invece di tradirlo
Quel sentimento che c’era e non moriva
Ma pulsava, mi parlava.
Non era lei, ma sei tu.
L’ho capito quando non c’eri più
Quando la casa si è svuotata
La primavera se n’è andata.
Il tuo corpo mi teneva caldo
Il tuo cuore volava alto
E la mia paura di cadere mi ha impedito di vedere
Che eri tu, eri tu, eri tu, eri tu
E non lei.


Veronica Passi si occupa di relazioni umane da sempre: scrivere è il modo per raccontare tutte le storie che ha vissuto o in cui è stata coinvolta. Vive in una piccola città del centro Italia, insegna e adora viaggiare.

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