Amity capì quanto Dragan fosse pericoloso. Non cattivo. Pe-ri-co-lo-so. Pericolose sono le corse in moto, i salti nel vuoto, le nuotate tra le rapide, l’adrenalina e la paura, l’eccitazione e il tormento.
Dragan è un ex marine reduce da un attentato terroristico in Afghanistan che gli ha causato una perdita parziale della memoria.
Amity è una violoncellista che ha lasciato Londra per allontanarsi da una famiglia opprimente e trovare la propria strada.
Una serie di circostanze li costringe a vivere nella stessa casa per un periodo: la convivenza forzata, costellata di battibecchi e imprevista attrazione, li avvicina sempre di più, rivelando profonde affinità e dolorosi segreti.
Quale alchimia può nascere fra un ex soldato rude, sarcastico, che non vuole legami e una sensibile musicista che crede ancora nell'amore?

Sono cresciuto in Florida e dovrei sapere come affrontare la furia di un uragano, eppure non ero pronto all’uragano che ha portato Amity nella mia vita.

Dragan è per metà bosniaco. Ha sempre fatto fatica a integrarsi fin da quando era piccolo e il suo carattere non ha facilitato le amicizie. Al liceo aveva solo un’unica convinzione: arruolarsi nei Marines. Dopo 8 anni rimpiange di averlo fatto, il suo corpo ne porta i segni, le sue divise odorano di sangue e morte, e l’unica cosa che lo tiene in vita è l’amore per la propria famiglia. Torna in Florida dopo un lungo periodo di riabilitazione in seguito a un attentato terroristico durante una missione. Il colpo ha danneggiato la sua memoria, strappandogli i ricordi degli ultimi 8 anni. Il suo carattere scostante peggiora ulteriormente, perché non vuole essere compatito e che altre persone lo guardino con occhi pieni di pietà. Vive una situazione di stress post traumatico ed Eragon, il cane che ha adottato, sembra essere la medicina dei suoi problemi ma, purtroppo, gli incubi sembrano non volerlo abbandonare.
Amity butta giù un sorso di cioccolata calda, i suoi occhi sono una tempesta di cose. Di emozioni che non so interpretare. «Hai paura della morte?» mi domanda di nuovo.
«Ho paura della vita.»

Il loro rapporto è unico, pieno di parole non dette e di frasi urlate con gli occhi. Lui scappa da quel sentimento a cui non sa dare un nome, ha paura che questo potrebbe renderlo fragile; lei invece crede nell’amore, in quell’amore che ti fa toccare il cielo con un dito. Due anime unite dalla musica. Lei suona per vivere, lui ascolta per spegnere i pensieri.
«Io voglio qualcuno che, se sono giù di morale, mi prenda per mano e mi accarezzi i capelli. Qualcuno con cui condividere il letto, non soltanto per… Voglio qualcuno che sappia come mangio la pizza e quanto zucchero metto nel tè delle cinque. Voglio un uomo che ci sia con tutte le sue imperfezioni, che si interessi a me, che mi pensi, mi scuota, mi...»
«Che ti?»
«Che mi faccia sentire a casa.»
La storia di Dragan ed Amity è una di quelle da leggere almeno una volta nella vita. È bello poter
saggiare con mano la crescita di due protagonisti, di come siano riusciti ad affrontare le loro debolezze e le loro paure, di come abbiano deciso di aprirsi e rendere l’altro custode del proprio passato. È stato come assistere all’evoluzione di un rapporto di due amici a te cari, e contenta di vedere come entrambi abbiano ceduto davanti all’amore.
Tra le pagine di questo romanzo ho trovato una bella storia, peccato per l'editing poco curato, per non dire assente, le eccessive ripetizioni a volte forzate come se i protagonisti stessi volessero inculcare i loro stessi pensieri al lettore, e l’uso alternato della prima (pov di lui) e della terza persona (pov di lei). Avrei voluto leggere di più su di loro, di più su questa loro complicità, di più sulla paura di Amity di esibirsi in pubblico e di come affrontava questo suo demone. Ho trovato il finale troppo affrettato e anche quasi scontato. Sono però contenta di come l’autrice ha saputo gestire un protagonista maschile difficile come Dragan e vorrei chiederle dove posso trovarlo perché mi piacerebbe tanto prendere lezioni di bosniaco.
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