lunedì 5 ottobre 2015

LA RAGAZZA DI ORCHARD STREET di Susan Jane Gilman




Malka è solo una bambina che sogna di vivere in una fabbrica di gelati quando, nel 1913, fugge con la famiglia dalla Russia e approda a New York. Qui, abbandonata dal padre, verrà adottata da una famiglia italoamericana di venditori ambulanti di gelato, i Dinello, che la ribattezzeranno Lillian. Il suo sogno diventa così realtà: Lillian impara tutti i segreti di quella cosa, il gelato, che per lei voleva dire felicità. Insieme al grande amore della sua vita, Bert Dunkle, porterà il gelato Dinello, col logo della statua della Libertà che regge un cono, a essere il più amato dagli americani. Ma mentre Lillian diventa una celebrità, immortalata dai fotografi nel suo tailleur Chanel rosa fragola (molto prima di Jackie), il passato allunga i suoi artigli su di lei. La lotta più dura, ora che ha tutto ciò che desidera, sarà quella con il ricordo di suo padre e di quella bambina che parlava russo e sognava gelati. Perché non ci si emancipa mai abbastanza da ciò che siamo stati.
Vi è mai capitato di non sapere bene da dove iniziare a scrivere una recensione? Solitamente scrivo di getto quello che mi passa per la testa e per il cuore, ma con questo libro mi sento come svuotata. Un racconto che non è stato semplice da leggere, i capitoli lunghi mi stancano, sopratutto quando torni dal lavoro e vorresti solo gustarti qualche paginetta, giusto per evadere e staccare dalla realtà, e invece capitava spesso di tenere d'occhio da quante pagine fosse composto un singolo capitolo. La storia è ben sviluppata, un argomento di cui forse abbiamo solo letto nei libri di scuola, ma con quel qualcosa in più che te lo fa gustare fino in fondo.

Avete mai sentito parlare di “sogno americano”? La nostra giovane protagonista non sapeva nemmeno che esistesse un posto chiamato America, lei e la sua famiglia erano diretti in qualche zona del Sudafrica, l'unica cosa certa era che dovevano scappare dalla loro terra natia e dai tumulti che erano scoppiati. Ma si sa che i bambini vorrebbero compiacere sempre i propri genitori, e quando la madre e le sue due sorelle si ammalarono e dovettero restare in quarantena, il padre si prese cura della piccola Malka; iniziarono così le passeggiate per racimolare qualche soldo in più per un pasto che mettesse a tacere il loro stomaco, si ritrovarono all'interno di un cinema e rimasero affascinati dalle immagini che scorrevano sullo schermo e una sola parola: America!


Da come montava la sentinella nel porto di New York, avevo dedotto che la Signora Libertà fosse un angelo americano di qualche sorta.
Malka non ci mise molto a consegnare al padre i biglietti per il Sudafrica e farli cambiare subito con quelli diretti in America, il tutto all'insaputa del resto della famiglia. Forse la madre aveva ragione quando le diceva che la sua lingua lunga li avrebbe messi nei guai, perché per loro, l'arrivo in quella terra straniera, senza conoscere nessuno significava solo guai in vista. Dopo tre settimane dal loro arrivo, il padre scomparve e in una folle e disperata corsa per ritrovarlo, Malka finì sotto gli zoccoli di un cavallo che tirava un carretto che vendeva gelati. La situazione era abbastanza critica: la sua gamba era compromessa e non sarebbe mai guarita del tutto.
Così, dopo l'abbandono da parte della madre, venne “adottata” dai Dinello, una semplice famiglia italo-americana produttrice di gelato. I suoi movimenti erano limitati, ma si impegnò per ripagare i Dinello di tanta generosità, al punto da convertirsi al cattolicesimo e cambiare nome: da Malka Bialystoker diventò Lillian Maria Dinello.

Una ragazza che non eccelleva per la sua bellezza, ma aveva un acume spiccato, e fu questa la sua fortuna più grande. Dopo la morte della sua famiglia adottiva, ed essere stata allontanata da quelli che considerava ormai dei fratelli, decise di vendicarsi e avviare una propria catena di gelati. Dalla sua parte aveva creatività e ingegno, e Albert Dunkle, suo marito, un analfabeta dal tocco magico quando si trattava di macchine e motori (e leggerete spesso di lui come uno dei grandi inventori delle macchine per il gelato). La scalata al successo fu breve, e nonostante il periodo seppe sempre giocare bene le sue carte. Era arrivata in America senza avere niente e dopo tanti sacrifici, da quella stessa terra venne nominata Regina del Gelato.

I nostri sguardi si fusero e fu chiaro: noi due, come i due membri di un'equazione matematica, le due metà di una moneta rotta.

Non mi voglio dilungare molto sulla trama perché di cose da dire ce ne sarebbero. Ma volevo soffermarmi sulla figura di Malka, conosciuta successivamente come Lillian Dunkle. Tutta la narrazione si svolge dal suo punto di vista e, in seguito a un pugno tirato durante la sua trasmissione televisiva a una bambina, viene denunciata e i capi d'accusa non si limiteranno solo a quello. Il racconto si alterna tra passato e presente, mostrandoci la bambina ingenua che approda in America fino a vederla maturare e diventare donna, una donna calcolatrice e manipolatrice, che cerca di avere sempre l'ultima parola su ogni decisione e cercare di farsi accettare da quella società che vedeva le donne relegate al focolare domestico. Non saprei dire se mi è stata simpatica o antipatica, ma ho alternato momenti di infinita tenerezza per quella bambina rifiutata dalla madre, denigrata dai suoi coetanei, eppure profondamente amata dall'unico uomo che l'abbia accettata per quello che era realmente. Dall'altra parte avrei voluto lanciare il libro contro il muro per tutte le sue idee macchinose e calcolatrici per tenersi stretto l'amore della sua vita, per impedirgli di scendere in guerra e servire la propria nazione; ma più di tutto attraverso le pagine leggerete dell'odio e del rancore che non è mai riuscita a lasciarsi alle spalle nei confronti di chi le aveva insegnato l'arte del gelato. Non è stato facile per lei farsi accettare come donna manager, quando tutti erano convinti che fosse il marito l'artefice di quell'immenso impero.
Si è lasciata spesso ingannare, è caduta ma ha sempre trovato la forza per rialzarsi; una donna combattiva, fiera, eppure allo stesso tempo molto sola.

Nelle vie di Lower Manhattan ho ricevuto la mia prima, grande lezione di marketing. Sii sfacciata. Sii diversa. E fai appello ai sentimenti – mai alla testa.

Un libro che sicuramente va letto, gustato e apprezzato, e io non posso fare a meno di consigliarlo. Questo racconto andrebbe inserito nella top 100 dei libri da leggere.


Susan Jane Gilman, di nascita, oggi vive a Washington. Collaboratrice di molti giornali, dal New York Times al Los Angeles Times, ha vinto numerosi premi per i suoi racconti e saggi. È l’autrice dei bestseller internazionali Ragazze non troppo per bene e Non volevo il vestito bianco, per settimane in cima alla classifica del New York Times, e pubblicati in Italia da Piemme. La ragazza di Orchard Street è il suo primo romanzo, inserito nella lista dei 100 migliori libri dell’anno da Amazon e da Publishers Weekly.


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