venerdì 26 maggio 2017

Giornata d'autore: STEFANO MANCINI





Giunto a Vidaara il ricco mercante Galor viene accusato di un crimine spregevole e giustiziato. Ma quando il boia prepara il corpo per la sepoltura, scopre qualcosa che getta ombre su una morte piena di ambiguità. Chi ha ordinate quell’uccisione? Per quale motivo? E che cosa c’entra l’Ostilium, la “Porta dei demoni”?
Al boia, accompagnato da due improbabili alleati, il compito di trovare le risposte. E forse anche quello di difendere il mondo da un male antico e senza volto.
Stefano Mancini, uno dei più apprezzati autori contemporanei di fantasy, torna in libreria con un nuovo romanzo capace di fondere mistero, intrigo, colpi di scena ed eroismo.



Nell’allungare le dita alla ricerca della torcia avvertì dentro di sé una sensazione simile al sospetto o alla diffidenza. Restò ancora una manciata di secondi a fissare il cadavere, poi decise che doveva sapere.
Gonfiò il petto in un nuovo respiro e si avvicinò al corpo. Afferrò i lembi della camicia e la aprì con un gesto secco. I bottoncini schizzarono finendo a tintinnare sul pavimento.
Nel silenzio che seguì fissò il petto del cadavere.
Non aveva mai visto niente di simile.





Uno spiffero penetrò da chissà quale anfratto risalendogli lungo la schiena. Rabbrividì e si strinse in quel che restava dei suoi indumenti. Fuori diluviava. Poteva sentire la pioggia picchiare sui tetti e per le strade, battere sulle finestre e gocciolare in rivoli. L’indomani, c’era da scommetterci, le strade di Vidaara sarebbero state un unico, enorme pantano.
Si rigirò. La paglia sollevò uno sbuffo stantio che odorava di muffa e di urina vecchia. Non gli piaceva starsene là, ma dopotutto c’erano posti peggiori. I topi non gli davano più di tanto fastidio e perfino gli scarafaggi avevano deciso di concedergli un po’ di tregua. Fosse riuscito anche a dormire, non avrebbe avuto di che lamentarsi. Invece se ne stava là con gli occhi spalancati su un’oscurità che cancellava qualunque riferimento. 
Un tuono rombò lontano, come un vecchio che protestasse senza troppo vigore. La pioggia cadeva con scrosci altalenanti. Un nuovo spiffero gli provocò un altro brivido. Ad accompagnarlo, questa volta, un rumore forse provocato dalla pioggia.
«Quel pagliericcio non ha l’aria molto comoda.»



«Che ti serve?» domandò Thorje tornando a guardarli. «Rivedo sempre con piacere un amico e mi faccio offrire da bere anche più volentieri. Ma sono comunque curioso.»
«Ho bisogno di una mano.»
«Da me?»
«Purtroppo sì.»
«Sono fuori dal giro, ormai. Non tratto più quella roba.»
«Non è per quello che ti cerco. Mi serve una guida.»
«Alaran me l’aveva accennato. Diceva che volevi andare a nord. Mi sono fatto una risata e l’ho mandato a farsi fottere. Conoscendolo, gli è piaciuto.»
«Ma ti ha detto il vero.»
«Il vero? Per gli dei, conosci il Thyrsos quasi meglio di me. Non hai bisogno di nessuna guida.»
«Ma io devo spingermi oltre.»
«Oltre il Thyrsos? Per i fottuti dei, ma che cazzo vai dicendo?» L’oste gli portò la birra in quel momento. La poggiò senza alcuna grazia facendola traboccare. Poi se ne andò senza nemmeno chiedere scusa. La voce di Thorje riprese subito dopo. «Dove diavolo vorresti andare?»
«In un posto lontano. Le terre dei nani…»



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