giovedì 30 luglio 2020

IL NOSTRO OCEANO PER SEMPRE di Kate Stewart



La prima volta che ho incontrato Ian Kemp davanti alle scintillanti acque blu di St. Thomas, avevo sei anni e insieme a lui ho passato l’estate più indimenticabile della mia vita.
Con lui ho assaggiato i dolci più buoni che abbia mai mangiato, mi ha insegnato a nuotare e ad accettare le mie debolezze.
Rivederlo, così abbattuto, l’ombra del ragazzo di un tempo, è stato un vero shock, tanto che all’inizio non l’avevo neppure riconosciuto. La rabbia e l’angoscia lo divorano e sono così forti da fargli rifiutare anche solo un sorriso da parte mia.
Abita nella casa accanto, gemella della mia, ma potremmo anche essere su due pianeti diversi.
Io confido in St. Thomas però, perché quest’isola è magica e lo so che può donare la pace a chi ci viene per cercarla. Per me è stato così, quando sono scappata qui un anno fa.
Ian ed io forse non siamo tanto diversi. Entrambi siamo vittime della vita. Entrambi abbiamo deciso che quest’oceano poteva aiutarci a ritrovare l’equilibrio e la pace.
Ma forse, per cessare di essere zattere alla deriva, dobbiamo solo imparare a tenderci la mano.



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Non stavo ponendo delle restrizioni alla mia vita.
 Riguardava più il modo in cui mi sentivo con me stessa.
 Ero arrivata sull’isola in preda all’ansia e le acque blu dell’oceano erano state la mia cura. 
Mi ero posta nuovi obiettivi per dimenticare quelli vecchi
 e avevo cambiato pelle indossandone una che mi andava meglio. 
Una che prendesse la vita senza fare troppi calcoli e contemplasse molteplici possibilità.

Il nostro oceano per sempre è un'opera ricca di emozioni, vibrante in ogni sua parte, ma soprattutto narra la storia di due fenici che nell'isola di St Thomas hanno trovato un motivo per rinascere.
Avete capito bene, proprio due fenici che dalle loro ceneri hanno cercato un modo di risorgere.

Koti ha sempre tenuto il passo con quello che le persone si aspettavano da lei, con quello che volevano da lei, con quello stesso sogno che i suoi genitori riponevano in lei.
Ad un certo momento, complice un susseguirsi di vicende spiacevoli, decide di reinventarsi, di cercare la stessa felicità che ogni persona merita nell'isola di St Thomas, un'isola magica per molti versi, al contempo ricca di bellissimi ricordi.
Il lavoro non manca, se ti rimbocchi le maniche, e la nostra protagonista non si tira indietro, non importa se è quanto di più diverso da ciò che lei è abituata a svolgere, nulla la distoglierà dal godersi quella pace che a lungo ha ricercato.

Neppure quando alla porta della casa accanto si presenta un uomo con gli occhi colmi di dolore, la voce piena di rabbia a malapena trattenuta.
Un uomo fatto e finito, certo, ma che sotto gli abiti e la barba incolta nasconde una vecchia conoscenza, un amico che proprio in quell'isola, da bimba, ha incontrato.


«Sai, Ian, quando eravamo piccoli, mi hai detto qualcosa che mi ha colpito molto.»
 «Davvero?» Il luccichio che gli accese lo sguardo fu già di per sé molto gratificante, ma volli portare il complimento fino in fondo.
 «Avevi solo, quanto, quattordici anni?»
 Lui annuì.
 «Mi hai detto che anche se mi sentivo arrabbiata, umiliata o spaventata, non dovevo mai dimenticare di divertirmi.»

La vita è strana, indubbiamente, però a volte ti mette davanti alcune persone che, lì per lì, non capisci il motivo per cui le vedi, ma poi... Poi capisci che ognuna può essere la cura dell'altra, potrebbe essere l'inizio di una guarigione, la svolta che aspettavi per riprenderti in mano la vita che hai sempre voluto, la stessa che sembra averti voltato le spalle, nel di mezzo.

Proprio quello che accade a Ian.
Il mondo gli crolla addosso nel peggior modo possibile e l'unica cosa da fare è tagliare i ponti, rifugiarsi in quell'isola sperando di trovare se stesso anche se, sicuramente, non ha mai pensato di trovare se stesso grazie a lei.
E non pensate che lo dica a cuore leggero, semplicemente Koti all'inizio della sua permanenza su quell'isola è ben lontana dall'essere la stessa che abbiamo conosciuto lungo la durata dell'opera, però se c'è una cosa a cui è impossibile rimanere indifferenti è il suo modo di reagire alla vita, di rialzarsi, di cercare un modo per trovare la propria isola felice.
In fondo tutti abbiamo bisogno di un'isola come St Thomas, e se non fosse materialmente possibile, un'oasi mentale in cui rifugiarsi.





Gettai un’occhiata dietro di me e vidi che la casa dei Kemp era buia.

 Non mi sorprese per niente. 

Ian stava ancora lottando col suo dolore e non voleva mostrarlo a nessuno. 

Il dolore non spariva all’improvviso. 

Aveva bisogno di tempo. Doveva leccarsi le ferite. 
E un altro paio di giorni di silenzio tra noi me lo confermarono

Due storie così differenti le loro, ma così piene di dolore e di sofferenza, intrise di lacrime che aspettano solo di essere raccolte.
Per la prima volta, da molto tempo a questa parte, posso dire che l'opera che ho avuto di fronte, sebbene sia un romance (nulla di strano detto da me, vero?), non ha visto come protagonista non materiale la storia d'amore, bensì la crescita dei protagonisti.

Il loro essere alla deriva, ma anche la forza che hanno trovato nel dolore per tirare avanti qualcosa che, a detta mia, scritto come è stato scritto da Kate Stewart è qualcosa di a dir poco sensazionale; le pagine trasudano emozioni, un po' viste dal punto di vista di lei, un po' da quello di lui.
Non posso dire rientri nei romance dove l'amicizia (persa, ritrovata, mai sopita, immaginate un po' quel genere) si trasforma in romance.
Non posso dirvelo perché mentirei, ma posso dire che la storia di queste due anime è una pietra che si trasforma in un diamante, qualcosa di così puro e raro che devi tenerne da conto perché non sai quando ti ricapiterà.



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