Capitolo 18 - Rhys
Rhys era di nuovo furioso. Non voleva far vedere a Tom
quanto lo avesse ferito il suo rifiuto e, soprattutto, non voleva farsi vedere
nuovamente a piangere come uno scemo. Quel giorno sembrava che non riuscisse a
smettere. Stava piangendo tutte le lacrime che si era rifiutato di versare nel
resto della sua vita. Odiava mostrarsi così debole, soprattutto a chi l'aveva
rifiutato senza nemmeno una parola.
“Lasciami!” esclamò quindi balzando in piedi e cercando di
asciugarsi le lacrime con il fondo della sua t-shirt, completamente ignaro
dello spettacolo dei suoi addominali tesi che stava mostrando.
“Non voglio la tua pietà!” disse quindi allontanando la mano
tesa di Tom e correndo fuori dalla stanza. A quel punto era chiaro che non
stesse ragionando perché nessuna persona sana di mente correrebbe sotto la
pioggia battente senza scarpe e vestito con una tuta leggera. Ma l'impulso di
scappare dallo sguardo pietoso di Tom era stato troppo forte. Poteva sopportare
tutto, ma non quello. Non voleva la pietà di nessuno. Voleva, al di là di ogni
razionalità, che Tom lo desiderasse nonostante tutta la merda che gli aveva
propinato. Era stupido ed illogico, ma mentre correva nel fango l'unica cosa a
cui riusciva a pensare erano le mani di Tom che lo stringevano tenendolo al
sicuro dal mondo.
Tom
Era un completo idiota, ormai era stato appurato. Quindi non
ci pensò due volte a correre dietro a Rhys quando questi scappò dal capanno.
Maledizione quel ragazzo correva come una lepre! Riuscì comunque a raggiungerlo
e quando lo strattonò per un braccio per farlo fermare gli occhi fiammeggianti
d'ira di Rhys lo trapassarono. Solo Dio sapeva perché quello sguardo lo fece
fremere di passione, ma decise finalmente di buttare tutto alle ortiche e
prendersi, per una volta nella vita, ciò che realmente desiderava. Senza
esitare oltre strinse Rhys tra le braccia e affondò la lingua nella sua bocca
aperta per lo stupore. Esplorò la sua bocca, saccheggiandola, assaporando ogni
anfratto. Beandosi di ogni gemito, del tutto ignaro della pioggia, del freddo e
del fango.
“Ti sembra pietà questa?” disse infine Tom prendendo la mano
di Rhys e premendola sulla propria erezione che tendeva in modo quasi osceno i
pantaloni della tuta che, bagnati, gli aderivano addosso come una seconda
pelle.
Rhys
Rhys era rimasto, a dir poco, spiazzato. Non si era
assolutamente aspettato che Tom lo rincorresse né, tanto meno, che lo baciasse
così appassionatamente. L'erezione che ora premeva contro la sua mano
testimoniava quanto effettivamente non fosse pietà quella suscitata nell'altro.
Decise quindi di smetterla di farsi troppi problemi, di spegnere il cervello e
di godersi quei momenti con l'uomo che l'aveva destato dal torpore che l'aveva
avvolto per tre anni.
Strinse quindi la presa su quel cazzo caldo e pulsante e
sussurrò all'orecchio di Tom “Portami nel tuo letto” prima di iniziare a
mordicchiargli sensualmente il lobo liscio e carnoso.
Non passò neppure un secondo prima che Tom gli afferrasse il
culo spingendolo ad aggrapparsi a lui, a stringergli le cosce attorno ai
fianchi così da poterlo sollevare e portare al caldo e accogliente fuoco che li
attendeva nel casolare.
Rhys aveva il cuore che gli batteva forte nel petto, le sue
labbra saccheggiavano il collo di Tom e la sua mano non aveva abbandonato
l'erezione che non vedeva l'ora di sentire dentro di sé. Non era mai stato
scopato in vita sua, non l'aveva mai permesso, ma con Tom sentiva che era giusto.
Voleva dargli tutto di sé, affidarsi completamente a lui, senza limiti. Si
conoscevano a mala pena, avevano lavorato insieme per più di sei mesi, ma prima
di quel giorno non si erano quasi mai parlati. Ma Rhys sentiva con lui una
connessione mai sperimentata prima, si erano svelati a vicenda segreti mai
raccontati a nessuno, erano stati vicini in un modo che Rhys non aveva mai
pensato sarebbe successo. Si fidava di Tom. Sapeva che l'altro non avrebbe
fatto nulla contro la sua volontà, se avesse detto “no” non aveva dubbi che Tom
si sarebbe fermato all'istante. Non sapeva perché, ma per una volta non voleva
perdere tempo ad analizzare tutto, voleva solo perdersi in quel desiderio
bruciante che sentiva fin nelle viscere.
Il cervello di Tom era ormai scollegato, l'unica cosa a cui
riusciva a pensare era il corpo caldo che si stringeva al suo e l'urgenza di
spogliarlo e possederlo in ogni modo immaginabile. Una volta che arrivarono
finalmente al capanno, si spogliarono velocemente, liberandosi degli abiti bagnati
per poi tornare immediatamente l'uno nelle braccia dell'altro. I loro gesti
erano quasi disperati mentre si baciavano appassionatamente strusciando le loro
erezioni l'una contro l'altra.
“Dove tieni i preservativi?” la domanda di Rhys fu per Tom
come una doccia fredda.
“Cazzo!” esclamò quindi sedendosi sul divano e prendendosi
la testa fra le mani per calmare il suo cuore impazzito “Non ne ho nemmeno uno”
ammise guardando Rhys che gli stava di fronte gloriosamente nudo in tutta la
sua bellezza “Non porto mai nessuno qui”
La risata dell'altro lo sorprese. Dopo tutte le emozioni
attraverso cui erano passati nell'arco di quella serata sentire Rhys ridere era
quanto meno strano. L'altro, sempre ridendo, gli si sedette accanto
stringendolo in un abbraccio.
“Scommetto che troveremo altri modi per divertirci, anche
senza preservativi” gli sussurrò maliziosamente all'orecchio mantenendo sempre
un mezzo sorriso sulle labbra lucide di saliva e gonfie di baci.
Tom si riscosse dalla delusione di non poter affondare in
quel corpo delizioso in cerca dell'oblio e spinse subito l'altro a coricarsi
sul divano. In un secondo gli fu sopra ricominciando a baciarlo. Questa volta
però se la prese con più calma. Le sue labbra iniziarono una lenta esplorazione
della sua mandibola per poi scendere lungo il collo leggermente abbronzato e
mordicchiarlo dolcemente. Sentiva i brividi di piacere che l'altro non riusciva
a sopprimere e le pulsazioni sempre più veloci del suo cuore. Si prese tutto il
tempo per leccare e adorare ogni centimetro della sua pelle, le clavicole
sporgenti, i capezzoli duri e rosati, le linee delle costole su cui era tatuata
una scritta in una lingua a lui sconosciuta, l'incavo dell'ombelico, la sottile
striscia di peli che scendeva verso il suo sesso orgogliosamente eretto e
sicuramente bisognoso di attenzioni. Tom non era un grande esperto in materia
di pompini, di solito li riceveva anche se da ragazzo aveva trascorso la sua
bella dose di tempo sulle ginocchia. Erano più di dieci anni che non sentiva il
bisogno di quel tipo di contatto con un'altra persona. Ora, con Rhys, gli
sembrava la cosa più giusta da fare, ciò che maggiormente agognava. Non vedeva
l'ora di assaggiare il suo sapore, di passare la lingua lungo quella pelle
vellutata. I piccoli gemiti di Rhys erano quanto di più sexy avesse mai
sentito, il suo stesso sesso pulsava dolorosamente voglioso di attenzioni, ma
Tom era deciso a dedicarsi completamente all'altro, di donargli tutto il
piacere possibile. Erano secoli che si comportava egoisticamente in campo
sessuale, non si era mai curato molto dei suoi partner occasionali, spesso
faceva in fretta così da sentirsi meno in colpa anche se non serviva a nulla.
In quel momento invece, il senso di colpa era quanto di più lontano ci fosse
dalla sua mente. Tutti i suoi sensi erano pieni solamente di Rhys. Ma prima di
concedersi il piacere di succhiare quel succulento cazzo che gli sventolava
davanti al viso, i suoi occhi caddero sul reticolo di cicatrici che solcava le
cosce di Rhys. Quando l'altro si accorse della direzione presa dalle carezze si
irrigidì tentando di occultare quello scempio alla maschia perfezione
rappresentata dal corpo di Tom, ma Tom non gli permise di nascondersi, anzi
iniziò a tracciare con la punta della lingua ogni singola cicatrice. Era come
un devoto in adorazione, con ogni leccata cercava di lenire un po' del dolore
che aveva portato Rhys a compiere quei gesti stremi contro se stesso.
“Sei bellissimo, Rhys. Non devi vergognarti di nulla. Non
con me” disse quindi Tom piantando i suoi occhi in quelli dell'altro così da
mostrare la sua completa sincerità.
Non distolse lo sguardo da quelle pozze verdi nemmeno quando
le sue labbra entrarono finalmente in contatto con la serica pelle che scorreva
sulla dura erezione dell'altro. Diede lunghe leccate dalla base alla punta,
registrando tutti gli ansiti ed i movimenti dello splendido uomo sdraiato sotto
di lui.
“Guardami Rhys, guarda quello che ti faccio” sussurrò Tom
quando l'altro fece per chiudere gli occhi. Non sapeva da dove veniva tutta quell'autorità
e quell'audacia, ma con Rhys era tutto diverso, per la prima volta si sentiva
libero di esplorare appieno la propria sessualità. Così prese in bocca tutto il
cazzo di Rhys, deglutì per facilitare la discesa fin nella gola. Affondò il
naso nei corti peli alla base del sesso aspirando a pieni polmoni il suo odore
di pioggia e Rhys. Finché sarebbe campato non l'avrebbe mai potuto dimenticare.
Iniziò quindi a succhiare, a muovere ritmicamente la bocca su e giù da quel
bellissimo cazzo, mentre le sue mani iniziavano a giocare con i pesanti
testicoli. Mentre continuava la sua esplorazione, Rhys aprì ulteriormente le
gambe come ad invitarlo a proseguire, a farsi più audace. Allora Tom portò due
dita alle labbra dell'altro che le succhiò avidamente; quando furono ben
coperte di saliva, Tom portò la sua attenzione al piccolo anello di muscoli
nascosto dietro lo scroto. Dapprima fece solo un po’ di pressione sull’entrata
poi inserì dolcemente il primo dito, lentamente, fino in fondo.
“Oddio Tom... Ti prego...“ ansimò Rhys “Di più, ti prego...”
sembrava non avesse nemmeno la forza di implorare, ma i suoi scintillanti occhi
verdi, colmi di passione non abbandonavano nemmeno per un secondo quelli di
Tom, il quale, sentendolo vicino all’orgasmo staccò la bocca dal suo sesso.
Il gemito di protesta che ebbe in cambio si tramutò in
passione non appena Tom inserì un altro dito andando a sfiorare la sua
prostata.
Rhys
Rhys si sentiva andare a fuoco. Tre anni di castità non
bastavano a giustificare le travolgenti sensazioni che Tom risvegliava nel suo
corpo. Quando Tom lo aveva esortato a tenere gli occhi aperti e a guardarlo,
Rhys si era acceso ancora di più, quella bocca stupenda che lo avvolgeva, i
tocchi della sua lingua, tutto di lui lo faceva impazzire. Quando poi Tom
inserì un dito dentro il suo stretto canale, Rhys sentì che l’orgasmo era ormai
maledettamente vicino ed iniziò ad implorare per avere di più, ma quando
credeva che finalmente sarebbe venuto, Tom smise di succhiarlo. Era
maledettamente ingiusto! Ogni pensiero però lo abbandonò appena Tom gli mise
due dita dentro iniziando a massaggiargli la prostata. Oddio, quell’uomo alto e
muscoloso, bello come un dio, gli stava tenendo le gambe spalancate e osservava
ipnotizzato le sue dita entrare ed uscire da quel nodo di muscoli.
L’eccitazione di Rhys andò a mille nel cogliere lo sguardo di Tom su di sé, ma
non poté indulgere ulteriormente in quello spettacolo mozzafiato perché Tom
iniziò a masturbarlo a ritmo con la penetrazione e l’agognato orgasmo lo
attraversò lasciandolo senza fiato. Per una manciata di secondi il mondo
attorno a lui era sparito in una bianca fiammata che lo aveva travolto con una
potenza mai conosciuta prima, le sue orecchie ronzavano ed il cuore minacciava
di uscirgli dal petto.
Quando finalmente ridiscese sulla terra, i suoi occhi
incrociarono subito quelli color cioccolata di Tom che gli trasmisero una
dolcezza infinita.
“Stai bene?” che chiese Tom sorridendo malizioso.
“Come mai prima” rispose Rhys sornione “Ma... e tu?” volle
sapere, realizzando solo in quel momento di essere stato così egoista da non
interessarsi al piacere del suo partner.
Tom si sentì arrossire fino alle orecchie a quella domanda
perché era piuttosto riluttante ad ammettere di essere venuto come un ragazzino
alle prime armi solo a guardare lo spettacolo che era stato Rhys in preda alla
passione.
“Sono venuto solo guardandoti” ammise infine “Patetico,
vero?” disse, abituato anche all’auto denigrazione.
“Chi era prima che diceva che non dovevo vergognarmi?” lo
riprese Rhys “Lo stesso vale per te, Tom. Sei un uomo fantastico. Ed io mi
sento un bastardo fortunato ad aver avuto un tale effetto su di te” concluse
abbagliandolo con il suo primo, enorme sorriso.
Tom all’improvviso si sentì riempire gli occhi di lacrime,
ma non volendo mostrare comunque questa sua debolezza, si limitò ad abbracciare
Rhys, fregandosene dello sperma che si stava iniziando ad asciugare sui loro
corpi e che presto avrebbe iniziato a prudere.
Quando le braccia di Rhys lo avvolsero ricambiando la stretta,
Tom si sentì veramente felice dopo tantissimo tempo. Forse, osò sperare, non
era più solo. Si prese qualche minuto per godere di quel semplice contatto
umano, ma prima di rischiare di addormentarsi si sollevò in piedi trascinando
l’altro uomo con sé.
“Vieni, facciamoci una doccia ed andiamo a letto” lo invitò
“Anche se con tutta l’acqua che ci siamo presi stasera l’idea di infilarmi
sotto la doccia non mi eccita” aggiunse con una smorfia.
“Già, hai ragione” concordò Rhys “Ma dopo la camminata nel
fango mi sa che è necessario”
“Su, prima ci laviamo e prima potremo dormire. Non so te, ma
io sono stanco morto” lo esortò Tom. Quella giornata era stata maledettamente
lunga e, dopo l’appagamento dell’orgasmo, si sentiva ancora più privo di forze.
“Sì, è stata una giornata lunga. Vieni che ti lavo la
schiena” lo invitò Rhys infilandosi nel box doccia e sorridendogli con calore.
Forse la mattina dopo, alla luce del sole, i dubbi ed i
sensi di colpa sarebbero riapparsi, ma fino a quel momento Tom aveva tutte le
intenzioni di godersi al massimo ogni singolo momento che sarebbe riuscito a
trascorrere accanto a quel fantastico esemplare di maschio irlandese.
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