venerdì 31 luglio 2015

Glitterland di Alexis Hall

L’universo è una palla stroboscopica che tengo nel palmo della mano.
Ash Winters, ex giovane promessa della scena letteraria britannica e ora scrittore cronicamente depresso di romanzi pulp, ha rinunciato all'amore, alla speranza, alla felicità e soprattutto a se stesso. Trascorre la vita nell'attesa della successiva ricaduta, tormentato dal fantasma delle aspettative altrui.
Poi, un incontro casuale a una festa di addio al celibato lo getta tra le braccia di Darian Taylor, un aspirante modello dell’Essex che vive in un mondo fatto di gel per capelli, abbronzature artificiali e sfilate. Per sua stessa ammissione, Darian non è certo un campione d’intelligenza, ma sa preparare un eccellente pasticcio di carne e riesce a far ridere Ash, ricordandogli cosa significa travalicare gli opprimenti confini imposti dall'ansia.
Ma Ash vive all'ombra di se stesso da così tanto tempo che non è capace di vedere la luce oltre lo scintillio. Può un uomo che non ha fiducia in se stesso credere nella felicità? E come può un uomo che non crede nella felicità lottare per ottenere la propria?


L’intera storia è narrata dal punto di vista di Ash, uno scrittore affetto da bipolarismo, maniaco depressivo e con disturbi d’ansia, insomma una persona per nulla facile. 
Quindi non è facile nemmeno il modo in cui ragiona e lo scrittore è riuscito molto bene a rendere la strana realtà che percepisce, con intrecci di parole e strane metafore. 

Ash vive quasi segregato in casa, esce solo per eventi programmati e preparandosi in anticipo. Niall, un amico ed ex di lunga data che gli vuole molto bene, lo trascina all'addio al celibato di un amico comune e trac! Ash perde la testa per il suo “pirata di lustrini” Darian. 


Non sa spiegarselo nemmeno lui perché rimanga folgorato da questo ragazzo assolutamente sopra le righe, dalla parlata strascicata dell’Essex e dal colorito arancione dato dall'abbronzatura artificiale. Fatto sta che, senza rifletterci troppo, va a casa con lui per una scopata epica. Tutto dovrebbe finire lì, ma ovviamente non è mai così. Non è però nemmeno facile perché Ash, nonostante la sua psicosi, è un uomo molto colto, che si veste sempre in giacca e cravatta e che non ama mischiarsi alla gente. 

Darian invece è l’esatto opposto: vorrebbe fare il modello, non è particolarmente intelligente o sveglio, si veste in modo eccentrico ed appariscente, ma ha un cuore enorme, è un ingenuo che crede nelle seconde possibilità. Insomma una coppia che apparentemente non avrebbe nulla in comune, ma che, pagina dopo pagina, ti fa ricredere e ti fa sperare che per tutti possa esserci un lieto fine.

Una lettura molto scorrevole, assolutamente raccomandata e diversa dal solito. Non è affatto una commedia romantica, fa riflettere molto sulla malattia di Ash e su come la nostra società sia lesta ad additare le persone che non sono considerate “all'altezza” senza tener conto di tutto il loro background.
Da leggere ed apprezzare.



«Non ti rendi conto, vero? Si tratta di convivere con questo problema, o con l’eventualità che possa manifestarsi, ogni giorno. Pensi sul serio che uno come te possa riuscirci?»
«Non lo so.» Darian scrollò le spalle. «Magari non ha niente a che fare col conviverci o non conviverci. Magari ha a che fare col volere stare con una persona.»
«Sei così maledettamente ingenuo.»
Darian si alzò in piedi. Era più alto di Niall e cupo in volto. «Non credo di esserlo. Credo che tu ne sei convinto solo perché non la penso come te.» Fece una pausa. «Ecco cosa penso.»
«Non lo so. Senti, bambi, lo so che pensi che sono un po’ superficiale, e probabilmente lo sono, a essere onesto, ma non penso che sarà facile, e non penso che andrà sempre tutto bene. Ma anche se non andrà sempre tutto bene, mi sta bene uguale, perché le cose non vanno sempre bene, è così che funziona. E penso che comunque non ha senso preoccuparsi per cose che magari non succederanno mai.»
«Oh, Dio,» mugugnai. «È tornato il saggio Yoda.»
Al diavolo le rinunce. Non importava che il mio fosse un gesto egoistico o disperato, avrei lottato per Darian. Non avevo aspettative di successo, ma avrei comunque tentato con tutte le mie – esigue – forze.
Per Darian e per me stesso, per il mio diritto di provare e per il suo diritto di avermi, e perché lo volevo. Sapevo che mi avrebbe respinto e sapevo sarebbe stato doloroso, ma, nonostante tutto, quel seme senza nome stava comunque germogliando, risoluto e rigoglioso, nel cuore di un giardino chiuso da tempo.
«Forse ti amo. O potrei amarti. O potrei arrivare ad amarti.» Avvertii un brusco capogiro, come se fossi sul punto di svenire o se stessi perdendo sangue dal naso. «Occhessoio.»
«Oh, bambi,» disse Darian sorridendo, «sei un sacco romanico.»
Rimasi a fissarlo, stordito e terrorizzato. «Oh, Dio. Allora è vero. Mi sa che ti amo. Ti amo sul serio.» Risi, non senza una punta di isteria. «Ti amo.»

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