Un libro della serie Storie di
Seattle.
Quasi un anno dopo essere stato
rifiutato per un altro, il paramedico di Seattle Peter Morse soffre ancora, ma
quando l’uomo che lo ha respinto gli chiede un favore, acconsente. La sua missione:
rintracciare Sean Reid, il fratello in fuga di un’amica comune. Peter non ne è
entusiasta, finché non trova Sean ferito sul ciglio della strada. Tutto in Sean
suscita gli istinti protettivi di Peter – salvare la gente è quello per cui
vive – ma non aveva previsto di perdere la testa per una persona così decisa a
scappare. Oltre alle ferite fisiche, Sean combatte contro il dolore e il senso
di colpa, e il caos che il padre eremita ha lasciato dopo la sua morte minaccia
di sopraffarlo.
Salvare Sean vuol dire per Peter
abbandonare il proprio orgoglio e rivolgersi ad amici e parenti. Chiedere aiuto
è una pillola amara da ingoiare per Peter, ma se lui non riesce a farlo, come
può aspettarsi che Sean accetti a sua volta il suo aiuto… e il suo amore?
Si tratta di
un libro autoconclusivo, ma lo raccomando dopo la lettura di “Dopo Ben” perché
permette di assaporare maggiormente la storia di Peter e di seguire le vicende
di personaggi secondari, ma per questo non meno carismatici, come Joel, Evan,
Aidan, Maggie e Marco.
Quindi Peter, già
introdotto nel libro precedente, vede qui la possibilità di realizzare l’happy
end sognato e negato con Theo. È un uomo che ha fatto dell’aiutare il prossimo
la sua professione, ma che a causa di essa è dovuto rimanere per mesi lontano
da casa. La solitudine è per lui la peggiore condizione al mondo, tanto che
avendo sempre lavorato in squadra ha la “cattiva” abitudine di dire sempre ciò
che pensa, di riflettere ad alta voce, cosa che lo porta, a volte, anche a
situazioni imbarazzanti.
Ad ogni modo Peter, dopo aver superato la mega
infatuazione per Theo ed aver conosciuto meglio anche il suo nuovo compagno
Morgan, capisce che ciò che desidera non è veramente Theo, ma il rapporto
d’amore che questi ha con Morgan.
Proprio per fare un favore ai due si trova a
dover andare a controllare Sean, fratello di Maggie, l’assistente personale di
Theo.
Là dove
Peter è un uomo calmo, equilibrato e desideroso di aiutare il prossimo, Sean è
un tornado. Molto più maturo dei suoi venticinque anni soprattutto a causa del
padre che l’ha sbattuto fuori di casa a diciassette anni, Sean sta vivendo un
momento molto difficile diviso tra il senso di colpa per non esserci stato
quando il padre aveva avuto bisogno di lui ed il desiderio di realizzare il suo
ultimo desiderio: portare a termine le sue ricerche sull'ambiente.
Dovendo
destreggiarsi tra una catasta di scartoffie e con l’alito sul collo per la
vendita della terra di famiglia da parte di compratori molto insistenti, Sean
vuole assolutamente cavarsela da solo, senza sapere che lasciarsi aiutare non è
affatto da deboli e Peter è l’uomo giusto per farglielo capire.
Al di là
della trama di questo libro, Con Riley ha saputo nuovamente creare personaggi
molto forti, momenti ricchi di emozioni senza tralasciare però situazioni
divertenti e scene ad alto tasso erotico. Il tutto con uno stile
scorrevolissimo e piacevole. Ho adorato lo sviluppo dei personaggi di Joel ed
Evan, anche se marginale, e lo spianare la strada ad Aidan che sarà il
protagonista del terzo libro della serie “Storie di Seattle”. Nel frattempo
consiglio caldamente di leggere la storia di Peter e Sean che non potrete non
apprezzare se avevate già amato quella di Theo e Morgan.
Proprio come alla
spiaggia, si godette la quiete. Inoltre, il silenzio era molto più facile da
apprezzare con qualcuno con cui fissare le onde.
Quando scivolò di
nuovo tra le lenzuola, Sean si voltò e gli si raggomitolò contro.
Sì, pensò Peter chiudendo gli
occhi. Molto più facile.
“Prova
a prendere alcuni respiri lenti e profondi. Forza, prova a chiudere gli occhi.”
Cambiò posizione finché non si sedette a gambe incrociate e Sean si spostò con
lui, incrociando le caviglie dietro a Peter.
“Hai
gli occhi chiusi?” Lo sentì annuire contro la gola. “Ok, prova a pensare a qualcos'altro. Immaginati qualcosa di bello, qualcosa di rilassante. Tieni gli
occhi chiusi e scivola in qualche luogo piacevole per un
po’.”
Gli
accarezzò la schiena, sentendo i muscoli rilassarsi lentamente mentre Sean si
lasciava andare contro di lui. “Bravo, così. Proprio così. Pensa a qualcosa che
ti piace, un posto tranquillo e sicuro.”
[…]
“Allora,
qual era il tuo posto felice?”
Sean
aveva fatto un respiro profondo prima di allontanarsi dal mucchio di carta irrecuperabile
e illeggibile. Lo aveva guardato negli occhi e gli aveva detto: “Svegliarsi con
te.”
“Non devi fare
niente, Pete. Hai appena detto che posso stare in piedi da solo. Puoi
scegliere.”
“Oh, non ho
assolutamente nessuna cazzo di scelta. Non riesco a smettere di pensare a te.
Voglio starti vicino tutto il tempo e mi piacerebbe davvero tanto prendere a
calci il culo di Vik. Ho zero controllo e zero idee di cosa cazzo sto facendo.
Non so cosa vuoi, o neanche se stai cercando qualcuno come me perché faccia
parte della tua vita.”
Sean lo baciò.
Peter lo prese come un sì.
“Ti
è permesso dare di matto, Sean. Ma non puoi continuare a correre via, quando le
cose si fanno difficili. Non puoi. Sei troppo veloce per me.”
Sean seppellì il viso
nel suo petto. La sua voce uscì smorzata.
“Nessuno
mi ha mai inseguito prima d’ora.” Premette le labbra contro la clavicola. “Non
sapevo cosa fare da solo.”
“Non
posso aiutarti se scappi, e adesso non devi più fare niente di tutto questo da
solo.” Gli baciò l’orecchio, la guancia e le labbra. “Corri da me, va bene?”
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