mercoledì 29 marzo 2023

Blog Tour Dark Zone: I FIGLI DELLA CENERE di Francesca Bertuca


Con la presa della Corazza, l’esercito dei Van de Lias ha conquistato i Tre Regni ed esteso il suo dominio. Ora, l’unica speranza di salvezza per i Richter è racchiusa nella Direttiva: un vascello speciale in viaggio verso la base segreta del leggendario Wilhelm. E mentre in America i Richter fanno di tutto per difendere la Causa, nei Tre Regni Lilienne sarà costretta ad affrontare i suoi demoni, cercando di scoprire non solo chi era sua madre, ma anche e soprattutto chi è lei.
Gideon si chiuse la porta alle spalle con un colpo secco, ma nessuno si girò nella sua direzione. Era come se tutti ci fossero abituati. A lui, al portellone. Ai Van de Lias che giravano per i livelli più profondi, respirando l’aria malsana dei poveracci.
«Zia Elis mi ha chiesto di occuparmi dello smaltimento dei rifiuti» rispose Gideon.
«Perché ti interessa? Credevo che gestissi i soldati d’inchiesta.»
«Sono io a fare le domande.»
Suo cugino ridacchiò. «Non fare il bastardo con me» disse, per poi abbassare lo sguardo sulla sua caviglia e indicarla con un cenno del mento appuntito. «Stai sanguinando. Che ti è successo?»
Taras si guardò il polpaccio. La stoffa dei pantaloni era lacerata, chiazzata di rosso.
Il muscolo gli pulsava e bruciava a tal punto che non riusciva a poggiare il piede a terra.
«Un topo» confessò, rialzando gli occhi sul cugino. «Ero venuto a nascondermi seguire una pista e una di quelle bestie mi ha morso.»
Gideon spalancò gli occhi e gli si avvicinò. Gli afferrò il braccio con una stretta prepotente, per poi iniziare a muoversi verso il fondo della strada.
«Andiamo.» Il tono venato di urgenza. «Sei davvero uno scemo a startene qui con un morso di ratto. Potrebbe averti già infettato il sangue.»
Taras cercò di divincolarsi, ma non appena piantò i piedi a terra una fitta lo fece ringhiare per il dolore. Serrò i denti e strizzò gli occhi, piegandosi in avanti con il busto.
Per una manciata di secondi, il parlottare dei varsaviani si fece distante. Persino la voce di Gideon divenne ovattata.
Quando riaprì gli occhi, lo vide fissarlo a pochi centimetri dal viso. Gli teneva le mani sulle spalle. Se non fosse stato per lui, probabilmente sarebbe crollato a terra.
«Dobbiamo chiedere aiuto ai soldati di presidio.»
Taras scosse la testa. «N-No. Ce la faccio.»
«Non è vero, e io non posso reggerti fino ai piani reali, lo sai.»
Sentì la confessione salirgli in gola come vomito. Su ciò che aveva fatto a Sveva, su Il’ya e la paura che glielo strappassero di nuovo. Ma Gideon aveva tradito la famiglia parlando a proposito del bambino di Leningrado e lui non poteva affidargli un segreto così grave. No. Se voleva ottenere delle risposte da lui – risposte sincere – avrebbe avuto bisogno di un aiuto: il prezioso contributo della boccetta azzurra che gli gravava nella tasca destra.

Francesca Bertuca nasce a La Spezia nel giugno del 1987, una manciata di giorni prima del celebre discorso “Tear down this wall!” fatto dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Ronald Reagan, a favore dell’abbattimento del Muro di Berlino. Questo, in qualche modo, deve averla influenzata. Sin da bambina, infatti, ha dimostrato una forte predisposizione alla creazione di storie, ma anche alla libertà. In seguito alla scomparsa della madre, avvenuta quando lei era ancora una ragazzina, questo bisogno si è fatto più forte. Compiuti i diciotto anni, comincia a lavorare all’estero e, poco più tardi, si trasferisce a Parigi per poi tornare definitivamente in Italia nel 2011. Quattro anni dopo inizia la stesura del suo primo romanzo e, nel 2018, con il patrocinio dell’associazione culturale la Fenice, diventa docente di scrittura creativa presso la Biblioteca Comunale di Santo Stefano di Magra, a La Spezia. Il primo capitolo della sua saga, I figli della cenere, viene pubblicato da DarkZone Edizioni nel 2020.

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