Cassandra è la Cantrice del Tempo.
Nel suo sangue scorrono profezie e note che attendono di essere cantate e predette.
Eppure, Cassandra non parla. La sua voce sembra essere stata inghiottita dallo stesso oceano che da anni le permette di fuggire. Un’ombra tra le onde, fedele alla promessa che ha pronunciato molti anni fa.
È tutto ciò che le resta, tutto ciò a cui può aggrapparsi nonostante il richiamo di un popolo a cui non può appartenere, di una vita da cui dovrebbe tenersi lontana.
Fino al giorno in cui vede di nuovo la sua aquila arrivare da lei.
Fino al momento in cui il pirata barbaro non la trova ancora una volta.
Charles Vane ha sempre saputo che questo mondo non l’ha mai voluto.
Ha strappato il posto che gli spettava dalle mani della Mietitrice e si è assicurato che il suo nome riecheggiasse negli oceani per incutere terrore in ogni angolo della Terra.
Attaccare prima di essere attaccato. Ferire prima che chiunque altro possa provarci.
Questo è tutto ciò che conta.
Fino al giorno in cui un uccellino non fa crollare ogni sua certezza.
Fino al momento in cui la Veggente dai capelli dorati non gli invade di nuovo l’orizzonte e il suo demone smette di gridare.
Due anime in fuga. Spezzate. In perenne guerra.
Eppure, la corda che li unisce sembra avvolgersi e annodarsi solo per far sì che si ritrovino. Solo per assicurarsi che si incontrino ancora una volta, qualunque sia il luogo.
Qualunque sia il tempo.
Come piume nel mare.
#prodottofornitodaDeborahPCumberbatch
(Immagini prese dal profilo dell'autrice)
Chi aspettava questa storia da oltre un anno e arriva con un ritardo mostruoso? Presente! Alla nana malefica avevo detto di andarci piano con i capitoli lunghi, visto che tendo a leggere per lo più la sera e la mia resistenza è minima. Mi aveva giurato che si era contenuta, la maledetta. Però, a sua discolpa posso dire che ogni capitolo è come una droga, così intenso, così appassionato che ti spinge ad andare avanti, senza mai fermarti… anche se io, purtroppo, vado a rilento, mea culpa! Detto questo, entriamo nel vivo di questa recensione.
Ci troviamo ad affrontare il secondo capitolo autoconclusivo della Storm and Sea Series, e tornare a salpare insieme ai membri dell’equipaggio che sono diventati ormai come parte della famiglia; per me è stato come tornare a respirare. Avevo amato da morire la storia della strega Eithnee e del principe dei pirati Samuel, apprezzando i rapporti che la dolce Eithnee aveva instaurato con i membri dell’equipaggio, ognuno di loro diverso e delineando meglio il carattere del burbero Vane che aveva riconosciuto in lei il suo capitano (se ripenso a quella scena ho ancora la pelle d’oca). Il nostro caro Charles Vane diventa il quartiermastro de La strega dei mari, la nave capitanata da Eithnee McKenzie, con l’intento di liberare e salvare ogni strega, facendo diventare Nassau non solo come la loro base di appoggio, ma come l’isola in cui ogni persona può sentirsi finalmente libera di esprimere se stessa. Eppure, sono passati due anni da quando Cassandra ha deciso di intraprendere la sua strada, una donna in fuga da un doloroso passato, restia a parlare perché le sue profezie sono portatrici di sventura, motivo che la spinge a comunicare semplicemente scrivendo. Io avrò anche atteso un anno questa storia, niente in confronto a Vane che l’ha cercata per due lunghi anni e quando finalmente l’ha trovata gli è stato dato l’ingrato compito di portarla laddove deve tornare. Un viaggio non semplice per il pirata che cerca di tenersi lontano da lei, che sembra però essere ovunque lui si volti, e anche se non la vede la percepisce; un uomo che ha trovato nel mare la sua via di fuga, pensando di essere immeritevole all’amore e con quel demone nella testa che non gli permette di respirare a pieni polmoni. L’arrivo di Cassie nella sua vita, lo sconvolgerà non poco, provando quei sentimenti che avrebbe dovuto conoscere fin da piccolo, e trovando una silenziosa intesa con la strega che si rifiuta di parlare. Le parole sono superflue quando si riesce a leggere l’anima dell’altro solo perdendosi nei suoi occhi, ascoltando quelle urla silenziose che fanno ancora fatica a uscire.
In fondo, alcune anime sono destinate a vagare senza mai trovare il proprio posto, un viaggio perpetuo ed eterno destinato a consumarsi e a non lasciare alcuna traccia.
Dopo un anno, si torna finalmente a solcare i mari, in compagnia di due personaggi d’eccezione. Vane non si smentisce mai, il carattere è quello che abbiamo avuto modo di intravedere in Come il mare e le stelle, eppure c’è qualcosa di diverso in lui quando Cassandra gli sta vicino. Le sue emozioni vengo a galla, il suo lato umano esce fuori con maggior prepotenza, farebbe qualunque cosa per tenerla al sicuro, nonostante per lui, Cassie, rappresenti, il più delle volte, una spina nel fianco. Ma sarà davvero così? A noi, Vane non l’ha mai data a bere, mostrando un cuore che batte all’impazzata sotto strati e strati di pelle e ossa e muscoli, una sicurezza che si trova una volta racchiusi nel suo caldo abbraccio.
È il modo in cui pronuncia il mio nome, è quello a distruggermi ogni singola volta.
La scrittura di Deborah è magnetica, poesia allo stato puro, così piena di descrizioni minuziose che basta chiudere gli occhi per sentire il vento sulla faccia e il garrito dei gabbiani che volano sopra di noi. È voglia di avventura, salire su quella nave e salpare con quell’equipaggio conosciuto nel romanzo Come il mare e le stelle, senza mai più mettere piede a terra, perché sai che con loro sei finalmente a casa, con la tua vera famiglia, quelli pronti a guardarti le spalle e a proteggerti, certi che tu farai lo stesso con loro. Deborah ti trascina nel suo mondo fatto di parole e nella tua mente si srotola la pellicola di quel film che vorresti poter vedere al cinema o a casa a ripetizione.
Nel silenzio più assoluto, seduti comodamente sul divano, apri il libro ed ecco che senti il rumore delle spade che si toccano quando il Principe impartisce le sue lezioni, o le dure parole che Vane sbraita contro il povero malcapitato di turno, o ancora ascoltare per ore e ore Rackhman che diventa una sorta di grillo parlante all’occorrenza, per non parlare delle strategie di abbordaggio di William alla conquista di nuovi tesori. Ogni personaggio trova la giusta collocazione e tu senti di aver finalmente trovato il tuo posto nel mondo, anche se questo significherebbe partire da zero con una randazza in mano.
Il suo corpo contro il mio mi ha spaccato in mille pezzi e per un atroce attimo tutto il resto l’ho scordato, si è inabissato tra i marosi, divenendo superfluo. La sua pelle non era altro che pelle, pura e morbida, le sue mani su di me piume nel mare, i suoi capelli una cascata di luce nel mio inferno. Il suo respiro nel mio mi ha morso la carne viva e ha rimesso il mondo in asse per la prima volta nella mia esistenza.
Una storia che ci fa capire quanto lavoro, studio e accuratezza c’è dietro la buona riuscita di un romanzo, che sa farti sentire a casa anche quando intorno a te c’è una distesa infinita di acqua e, una volta chiuso quel libro, senti già la nostalgia di quei personaggi che ti hanno tenuto compagnia nei tuoi pomeriggi più freddi.
Grazie Deborah per la pazienza che hai con me e le mi tempistiche lunghe, per questa storia dolce che ci porta a vivere una nuova avventura.
Grazie per aver dato voce a personaggi belli ma allo stesso tempo imperfetti, che hanno fatto delle loro debolezze un punto di forza.
Grazie per i personaggi femminili forti e combattivi che ci ricordano quanta forza una donna possiede dentro di sé.
Grazie per aver affiancato loro uomini che non le hanno mai messe da parte, permettendo queste coraggiose donne di combattere le stesse battaglie, perché solo insieme si può vincere.
I libri belli li riconosci, sono quelli che ti travolgono con la potenza delle loro emozioni lasciando un segno indelebile nel tuo cuore, nella tua mente e nella tua anima.
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