Serie Lang Downs, Libro 4
Thorne Lachlan sa un paio di cose riguardo allo sfuggire al fuoco. Per anni ha combattuto insieme al suo reparto di Commando nei conflitti più caldi del pianeta. E ora che si è congedato combatte un altro tipo di fuoco insieme al Servizio Protezione Incendi. Quando una questione di servizio lo porta a Lang Downs, una stazione in pericolo di essere divorata dalle fiamme, conosce Ian Duncan, e la scintilla fra loro è immediata. Entrambi gli uomini sono però perseguitati dai ricordi del loro passato e ciò impedisce loro di dare libero sfogo all’attrazione che li unisce.
Se da una parte Thorne desidera intensamente ricostruirsi una vita insieme ad Ian in un luogo da poter finalmente chiamare casa, dall’altra teme che la propria instabilità possa rappresentare un pericolo per le altre persone che abitano alla stazione. Ian, dal canto suo, ha sempre pensato che l’incubo cui è fuggito quando era ancora solo un adolescente gli avrebbe reso impossibile intrattenere qualsiasi tipo di rapporto sentimentale. La fiducia sembra qualcosa di impossibile per entrambi, finché le conseguenze dell’incendio non li costringeranno a guardare al di là delle cicatrici che sembrano impedire loro di guarire.
Avevo letteralmente adorato il primo libro di questa serie “Ereditare il cielo”, molto bello il secondo, già meno coinvolgente il terzo e, mi spiace dirlo, questo quarto capitolo non è all’altezza degli altri. Siamo a cinque anni di distanza dal libro precedente, i protagonisti passati li incontriamo nuovamente, sempre innamorati e realizzati nella loro vita alla stazione e questo aspetto è sicuramente molto bello, il poter “vedere” l’evoluzione di un personaggio nel corso di anni.
Il microcosmo di Lang Downs dove Cain, ereditato il ruolo dello zio Michael, ha creato un ambiente tollerante dove tutti possono sentirsi a casa e bene accetti, è comunque il fulcro di questa serie. Più che un luogo, si tratta di una vera e propria famiglia che, in queste pagine, è minacciato dal fuoco e la battaglia non è solo per la sopravvivenza delle persone che lo popolano, ma di un posto dove esse possano vivere la vita che con tanta fatica si sono creati.
La storia principale, quella di Thorne e Ian, non mi ha convinta. Sono entrambi uomini con un passato difficile che li ha segnati e non sono ancora stati capaci di affrontare e superare i loro problemi. Sono più vicini ai quaranta che ai trenta e si rapportano come ragazzini, facendo ricorso, fin troppo spesso, alla classica scusa “non ne voglio parlare”. Come si fa a maturare e sperare di farsi una vita se non si affrontano i problemi? Se li si nascondono sotto al tappeto non spariranno per magia. Ian ha trentacinque anni, mai avuta una relazione, diffida di qualsiasi rapporto sentimentale o sessuale, eppure, con la sua mole di paure, decide di affidarsi a Thorne che conosce solo da pochi giorni. Da parte sua Thorne, velato da tutta la vita, con un serio disturbo da stress post traumatico, rimane folgorato da Ian e si innamora di lui in una manciata di giorni.
Non voglio svelare troppo riguardo le faccende in sospeso che creano così tanti conflitti per i due uomini, ma il loro girarci attorno crea una storia ripetitiva e poco scorrevole, a volte persino noiosa, il che è davvero un peccato perché Ariel Tachna è davvero una grande scrittrice.
Inoltre,quando alla fine le cose sembrano finalmente poter aver preso il giusto corso, il libro si conclude piuttosto frettolosamente. Un’articolazione maggiore della parte finale avrebbe, a mio avviso, portato ad un happy end più completo e soddisfacente. La storia si chiude lasciando in sospeso ancora dei punti di cui spero vedremo una risoluzione nel libro successivo che chiuderà anche la serie.
“Ognuno di noi ha le sue cicatrici. Non saremmo a Lang Downs altrimenti”
“Il Signor Lang non vi avrebbe fatti restare?”
“Non ce ne sarebbe stato bisogno” lo corresse Ian. “È questo ciò che differenzia i residenti dagli stagionali, e anche ciò che distingue Lang Downs dalle altre stazioni della zona. Per tutti gli altri, quello dei jakaroo è solo un mestiere. Lo fanno per qualche anno e poi passano ad altro. Magari trovano piacevole lavorare qui, ma non hanno bisogno di questo posto. Noi che siamo rimasti, invece, non avevamo nient’altro”
ARIEL TACHNA vive nella periferia di Huston con suo marito, sua figlia, suo figlio e il loro gatto. Prima di trasferirsi lì ha viaggiato un po’ in tutto il mondo, innamorandosi della Francia, dove ha incontrato suo marito, e dell’India, dove spera di poter andare a vivere un giorno. È bilingue e ha un’infarinatura di altre quattro lingue, e ama le lingue straniere tanto quanto ama la scrittura.
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