giovedì 20 novembre 2014

Livia e Laura - Francesca Rossi Blog Tour

Oggi il blog, il quale si è sempre occupato di romance/fantasy, si aprirà con molto piacere al blog tour dedicato al libro, nonché romanzo storico, di Francesca Rossi : Livia e Laura.  





Titolo: Livia e Laura
Autore: Francesca Rossi
Prezzo: 3,90 €
Pagine: 250
Editore: Genesis Publishing
Formato: ebook
Genere: storico, noir
Data di pubblicazione: 23 ottobre 2014


Palermo, anni Cinquanta. La giovane contessa Livia Altamura vive con il padre, uomo che pretende di avere il controllo assoluto sulla vita di sua figlia e, sistematicamente, quasi traendone un piacere perverso, si diverte a soffocarne ogni aspirazione, perfino quella di diventare medico.
Livia, seppur oppressa da questa situazione, non ha il coraggio di sottrarsi all’autorità paterna, dilaniata dal desiderio di indipendenza e dal dovere di assecondare le convenzioni sociali. Il senso di inadeguatezza che l’attanaglia trova conforto nel ricordo, sempre vivido, della voce di sua madre, morta quando lei era molto piccola e dei versi del poemetto dedicato alla Baronessa di Carini, che la donna le cantava per farla addormentare.
Per Livia il passato è avvolto in una nebbia fitta e oscura che nessuno, inspiegabilmente, vuole aiutarla a dissipare, mentre il futuro sembra già scritto negli imperscrutabili disegni di don Enrico Altamura.
Una sera, però, la vita della ragazza ha una svolta inaspettata e sorprendente. Durante una gita tra amici al castello di Carini, le sembra di scorgere in uno specchio l’immagine di una mano insanguinata e di una giovane donna che tenta di lanciarle un misterioso messaggio.
A chi appartiene quel viso pallido e spaventato? Potrebbe trattarsi del fantasma della baronessa Laura Lanza che, secondo le leggende, vagherebbe ancora nel castello dopo il suo cruento assassinio? Angosciata dal dubbio che la strana apparizione non sia il frutto della sua immaginazione, Livia decide di approfondire la storia di Laura, unico legame con la madre sopravvissuto al tempo e all’ostracismo del padre.
Da quel momento le vite delle due nobildonne si intrecciano, sovrapponendosi a dispetto dei secoli che le separano, in bilico tra amori impossibili e matrimoni imposti, sogni e doveri, verità e inganni, tradimenti e oscuri silenzi che raggiungono il culmine nel colpo di scena finale.
Alla storia fa da sfondo una Palermo sospesa tra il passato e il presente, dove la luce lascia distinguere i contorni accennati di leggendarie ombre che non hanno mai smesso di manovrare i fili del potere in Sicilia. Le ombre occulte dei Beati Paoli.


Nasce a Roma e da sempre coltiva una grande passione per la lettura, la scrittura, il mondo arabo e i viaggi. Dopo la laurea in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza, si trasferisce per un periodo ad Alessandria d’Egitto, per approfondire lo studio della lingua araba e della cultura arabo-islamica. Si è da poco specializzata nel corso di Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza. È convinta che lo studio della Storia e la conoscenza dei temi d’attualità possano aiutarci ad avere una maggiore consapevolezza di noi stessi, del mondo che ci circonda e del nostro futuro.
Non ama le etichette né le convenzioni e i suoi miti sono le grandi viaggiatrici come Alexandra David Néel e Gertrude Bell, o gli scrittori come Nagib Mahfouz ed Emilio Salgari. Ha creato e gestisce il blog dedicato al mondo arabo-islamico “La Mano di Fatima”, il sito dell’eroina francese Angelica la Marchesa degli Angeli e il blog dedicato alle donne che hanno fatto la Storia “Divine Ribelli”.

Come partecipare al Blog Tour?

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Potete lasciare un commento sotto tutte le tappe che volete con una domanda all’autrice riguardo l’estratto, la storia, curiosità, tutto quello che volete. Raggruppando le domande faremo un’intervista a Francesca Rossi che sarà pubblicata sul blog della Casa Editrice, Writing with Genesis Publishing.
Benvenuti alla settima tappa di questo blog tour. In questa occasione si parlerà di :

L'arte dei cantastorie tra musica e dialetto, tradizione e modernità

La Sicilia è un mosaico di storia, arte, cultura e passione. La bellezza di questa terra la si può respirare, vedere e assaporare ma anche ascoltare attraverso le parole dei cantastorie, depositari di antichi racconti, della tradizione orale e dei misteri di un’intera isola.
Oggi se ne incontrano sempre di meno per le strade, armati di chitarra e voce, con manifesti colorati sullo sfondo di palchi improvvisati, pronti a intrattenere e, perché no, a educare.
Sì, perché le storie hanno bisogno di parole per venire alla luce, suoni per essere ricordate e immagini per fissarsi nel cuore. Questa è l’anima della tradizione orale della Sicilia.
La voce piena dei cantastorie deve incantare, trattenere il pubblico, motivarlo ad ascoltare il passato che vuole farsi conoscere. La tonalità colorata dal dialetto, aspro o dolce a seconda del racconto o delle sfumature che si vogliono dare a un particolare avvenimento, fa in modo che l’ascoltatore si immerga nell’atmosfera carica di Storia ed emozioni della Sicilia.
L’inflessione dialettale non spaventa il pubblico non abituato; il manifesto, infatti, non è che una narrazione della stessa storia cantata, ma attraverso un linguaggio diverso, quello dei disegni, dei colori, ovvero dell’immagine che diventa “narrata”, “ascoltata” e, insieme, “vista”.
La musica della chitarra, poi, non è solo un semplice accompagnamento, un sottofondo, ma ha una parte importantissima nel racconto, poiché ne sottolinea i passaggi fondamentali, colorando di scuro, con note basse e gravi, i momenti della tragedia e di tonalità più chiare gli eventi leggeri e più allegri.
In un certo senso, quindi, il cantastorie è un pittore che dipinge per le strade storie d’amore, intrighi e avventure con tre semplici strumenti: il canto, la musica e le immagini. 
In passato questa figura era un vero e proprio “libro vivente”, in grado di far viaggiare i racconti, raggiungendo anche piccoli paesi con pochi abitanti.
Oggi molte cose sono cambiate; l’altissima percentuale di alfabetizzazione, per fortuna, ha consentito a tutte le classi sociali di avvicinarsi ai classici e alla lettura in generale, le distanze non rappresentano più un problema e Internet è diventato la chiave d’accesso alle notizie, una vera e propria finestra sul mondo. In questo modo non c’è più bisogno di un intermediario tra la conoscenza e la persona, ruolo ricoperto dai cantastorie i quali, così, sono stati relegati ad attrazione turistica ed elemento del folklore.
Ciò può rappresentare un rischio, ovvero una lenta e inesorabile caduta nell’oblio di personaggi e ruoli prima ritenuti di fondamentale importanza. Proprio quello si dovrebbe evitare.
Il progresso, infatti, non dovrebbe escludere la tradizione, ma trovare con essa un punto d’incontro.
Del resto storie come quella della Baronessa di Carini sono state tramandate oralmente, grazie ai cantastorie da una parte, i quali conoscevano il poemetto per intero e i non professionisti dall’altra, che usavano cantare solo alcuni brani o, comunque, i passaggi che ricordavano meglio.
Studiosi come Salomone Marino e Alberto Varvaro hanno cercato di scindere, impresa per nulla facile, la realtà storica dalla leggenda tramandata oralmente, dunque il fatto, la verità, dalla canzone e dall'invenzione che molto ha della fantasia romantica.
Impresa ardua, dicevo, perché distinguere le diverse versioni del poemetto che circolano ancora oggi in Sicilia, ricostruendo sia la vicenda di Laura Lanza che la storia “romanzata” vuol dire riuscire a interrogare i cantastorie, i quali hanno appreso il canto dai loro antenati, generazione dopo generazione e i non professionisti, affidandosi alla memoria di entrambi.
Non solo: per gli studiosi è un bel problema riuscire a riordinare cronologicamente ogni frammento della canzone sulla Baronessa, tentando di aggrapparsi alla verità storica: anche quest’ultima, infatti, non sia facile da ricostruire, dati i tentativi di insabbiamento avvenuti già nel Cinquecento, a opera delle famiglie coinvolte nell’assassinio di Laura, ovvero i Lanza e i La Grua.
La tragedia di Laura Lanza La Grua, Baronessa di Carini, merita di essere ancora studiata e approfondita, allo stesso modo la tradizione dei cantastorie deve essere salvaguardata e analizzata, in quanto portatrice di verità poetica e di un passato che appartiene a tutti noi.

Francesca Rossi



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