Anthony Bear e Christy Chapman provengono da due mondi completamente diversi.
Anthony è il leader di una banda di motociclisti che terrorizza la costa occidentale della Florida. Da bambino, è fuggito dalla sua famiglia e dalla riserva indiana Cherokee per darsi alla vita criminale. Da adulto, conduce una vita poliedrica gestendo due attività: un’impresa legale di giardinaggio e quella da strozzino con un giro di affari clandestino. Spinto dalla rabbia e dal tradimento per un debito non saldato, Anthony diventerà il tormento del padre di Christy, Van Chapman.
La vita privilegiata di Christy non è come sembra. Nasconde dei dolorosi segreti di famiglia e alcuni di essi la riguardano personalmente. È determinata a scoprire la verità e a smascherare il padre, ma la ricerca la condurrà dritta nelle mani di Anthony Bear, aggiungendo il rapimento alla lista dei crimini dell’uomo.
I loro mondi sono contrastanti quanto il colore della loro pelle. La sola cosa che sembrano avere in comune è il disprezzo per Van Chapman… e quello che provano l’uno per l’altra.
Non potrebbero essere più in errore.
La Tiara di Ferro è un romanzo spin-off della trilogia Nove Minuti. Può essere letto come uno stand alone e non ha un finale aperto.
Anthony Bear e Christy Chapman, i protagonisti della Tiara di Ferro, non sono così completamente sconosciuti per chi si approccia a questa scrittrice, avendoli già un po' trovati nella serie principale Nove minuti.
Per me invece erano due sconosciuti approdati alla mia visione e non sarei potuta esserne più felice di questo incontro, ma ora lasciamo perdere i miei vaneggiamenti e veniamo al dunque.
Anthony Bear non ha mai avuto una vita facile, il fatto poi che la sua pelle mostrasse la sua appartenenza (difficile non intuire fosse un indiano Cherokee) ha fatto sì che i pregiudizi per lui fossero pane quotidiano, sia nella sua vita privata che sul lavoro come giardiniere. Le donne, quelle ricche, quelle "bianche", nemmeno lo chiamavano per nome, per loro era solamente il "ragazzo" o l'indiano. Immaginate come si debba sentire una persona a scontare una colpa che nemmeno dovrebbe essere tale?
Quando la vita gli offre l'occasione per rivalersi su un vecchio debito mai saldato, quale occasione migliore di quella che gli si prospetta? Rapire Christy Chapman non gli è mai sembrato così allettante. Dal loro primo incontro a Naples subito gli è sembrata una di quelle principesse viziate, dove tutto le è dovuto, dove basta uno schiocco di dita per creare problemi.
Che brutti i pregiudizi, vero caro Anthony? Proprio tu che li hai subiti dovresti sapere come ci si sente ad essere dall'altra parte.
Quando si ritrova in casa di Anthony all'inizio non è semplice, non ci vuole molto a capire che il giardiniere che lavorava a casa della sua famiglia nasconde tanti, troppi segreti.
Per non parlare dei suoi agganci, non solo nelle cose lecite ma anche illecite, come gli affari del suo club motociclistico, un club capace di seminare il terrore se disgraziatamente finisci nella sua lista.
Se il suo rapitore gestisce il suo club col pugno di ferro, nei confronti della principessa c'è qualcosa che va ben oltre la sindrome di Stoccolma.
Non si è mai trattato di quello, prima che ve lo chiediate.
L'uomo non ha mai fatto mistero del motivo per cui avesse rapito Christy ma al contempo stesso non si è mai tirato indietro quando si trattava dal proteggerla da un pericolo da cui lei stessa è la prima a scappare. Non è mai stata un trofeo, una tacca da aggiungere al letto. Quei due avevano una connessione che era difficile da spiegare a loro per primi.
«Christy è più al sicuro con me di quanto lo sia a casa sua o in una protetta.»
Mese dopo mese imparano a conoscersi e sebbene all'inizio tutto girasse intorno al riscatto per Christy, ben presto impareranno che svelare dolorosi segreti è il primo passo per mettere a nudo la propria anima.
Dal 1978 ad oggi, tenetevi pronti ad immergervi in una storia dove di scontato non c'è nulla, neppure il titolo (o la cover), perché ogni cosa di questo libro sembra essere lì per un motivo ben preciso.
«Puoi farmi un favore?»
Prima che lui potesse rispondere, aggiunse: «Puoi smetterla di chiamarmi principessa?»
«Perché?»
«Perché una volta lo dicevi con così tanto disprezzo che ti si arricciavano le labbra. So che ora non è più così, ma immagino mi dia ancora un po’ fastidio,» ammise.
Partiamo da una premessa: quando ho iniziato quest'opera ben sapevo di non essere un'amante di Beth Flynn e fino all'ultimo speravo di trovare qualcosa di suo con la quale ricredermi, perché è strana un'avversione simile per me, non tanto per il genere trattato quanto per una incompatibilità caratteriale, diciamo così. Non mi preoccupa la mole di pagine da leggere, mi preoccupa non sentire la storia mia.
E qui qui è stata la svolta, letteralmente.
Finita La Tiara di Ferro, mi son letta i tre volumi della serie spin off in inglese (perché devo pur amare qualcuno e Brooks... ah, niente spoiler ma giù le mani da lui, ho capito fosse mio dal primo momento in cui l'ho visto) e son ritornata poi alla serie principale, Nine Minutes.
E' pazzesco quanto una lettura possa cambiarti l'opinione perché è proprio quello che è accaduto, fidatevi.
Il modus operandi di Beth Flynn è quello di narrare una storia che abbraccia decenni, spesso con pov alterni e salti tra passato e presente (della narrazione, ad esempio qui i fatti iniziano negli anni Settanta e si protraggono fino al 2001).
Può non essere una storia adatta ai deboli di cuore perché sebbene non riesca a definirlo dark a pieno titolo, è innegabile l'influenza di questo genere nella stesura dell'opera, in alcune scene che non lasciano nulla al caso mostrandoci anche il lato più oscuro della banda di motociclisti di Anthony e, al contempo stesso, alcuni fatti sono molto struggenti, soprattutto alcuni inerenti il passato dei personaggi.
La narrazione risulta fluida nonostante la scrittrice ci porti in anni anche remoti, mostrandoci mese per mese i personaggi crescere e li descrive così bene che mi sembra di esserci cresciuta con loro e, al termine di tutto ciò, spero avrete capito il motivo per il quale dar cinque ad un'opera così è ancora poco.
Ho imparato non solo ad amare Anthony, ma a piangere con Christy e al contempo a sperare in una rivalsa per loro, per ciò che hanno subito ma ancora di più per quello che non si sarebbero mai meritati.
Dunque, se dovessi dirvi a poche parole per chi consiglierei questo libro direi:
per gli amanti del romance sui motociclisti, per chi non disdegna alcune scene un po' più cruente nei libri e per chi, soprattutto, ama le storie dove lo sviluppo dei personaggi dura anni. Ps, consigliato anche agli amanti degli stand alone come me!
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