Serie Guards of Folsom, Libro 2
Dopo la morte del loro sub, i precedenti proprietari del Guards of Folsom, Robert “Bobby” Alcott e Rig Beckworth, si sono ritrovati a raccogliere i cocci delle loro vite come meglio hanno potuto. Dopo sette anni, i due Dom sono pronti ad andare avanti e trovare l’uomo che li completerà. La sofferenza del passato si abbatte nuovamente su di loro quando incontrano Mason Howard, un sottomesso che ha perso da poche settimane i suoi Dom in un incidente stradale.
Imprigionato da una travolgente tristezza, complicata da un grave disturbo d’ansia sociale, Mason non riesce quasi a lasciare la sua casa. Quando Rig e Bobby lo trovano, ha toccato il fondo, convinto che non valga più la pena vivere. Bobby e Rig sono determinati a dimostrare al giovane che si sbaglia. Il destino ha fatto incontrare i tre uomini, ma dovranno affrontare di petto il dolore della paura e della perdita prima di ricominciare a vivere davvero.
Esistono dolori capaci di piegare in ginocchio un uomo molto forte e dolori che, inflitti a persone più sensibili, sono capaci di spezzare a metà l'animo umano con una facilità tale da sembrare quasi impossibile.
Concentrato su di lui, Rig
non stava prestando attenzione. La mano che teneva nella sua si irrigidì;
sollevò lo sguardo e vide un signore di una certa età dirigersi verso di loro.
Ancora una volta, Mason si avvicinò a Rig evitando lo sguardo dello
sconosciuto. Aveva letto parecchio sui disturbi da ansia sociale, Max era
stato una fonte infinita di informazioni, ma fino a quando non avevano
fatto la loro prima escursione in città, non l’aveva vissuta in prima
persona; era difficile stare a guardare.
Proprio questo è il caso del nostro Mason, un uomo a cui la vita troppo spesso ha chiesto uno scotto troppo elevato. A soli trentatré anni, così dice la sua carta di identità, il ragazzo ha già dovuto far fronte all'assenza di una famiglia, alla solitudine che ne comporta e alla morte delle due persone più importanti della sua vita, i suoi due dom, Gregory e Charles.
Andare dagli psicologi spesso non serve, soprattutto quando al posto di curare il tuo disturbo d'ansia sociale, preferiscono trovare un rimedio all'orientamento sessuale del ragazzo. Nella vita non si sceglie di amare, non si scelgono i propri gusti o di chi innamorarsi. Si è così e, purtroppo, al giorno d'oggi non dovrebbe essere visto come una malattia essere gay e, soprattutto, non si dovrebbe anteporre l'orientamento sessuale di una persona ai suoi disturbi.
Nonostante la sua età, il ragazzo ha vissuto dodici anni con gli uomini più incredibili che il fato potesse mettergli accanto, due uomini che mollavano qualsiasi cosa stessero facendo quando a Mason veniva un attacco di panico, confortandolo e standogli accanto.
E' incredibile pensare come possa un Dio con una mano dare così tanto e, al contempo, togliere tutto ciò che ha donato in un attimo, senza se o ma, lasciando certe persone a leccarsi le ferite, ferite così profonde che a volte, in un momento di cupa tristezza, non si riesce a pensare ad altro che a mettere fine a quella che, ormai, della "vita" non ha che l'ombra.
Anche solo uscire di casa diventa un problema, il solo incrociare gli occhi di qualcuno provoca in quell'animo ferito sentimenti ed emozioni che lo portano nello sconforto più profondo al punto che, una sera, complici una bottiglia di vodka e dei farmaci, inizia a considerare l'idea di scrivere la parola fine nell'avventura della sua vita.
Ormai, però, si sa, il destino è una cosa alquanto particolare ed è proprio per questa ragione che quel Dio, a cui ormai Mason non riesce più a rivolgersi, gli mette sul cammino Rig e Bobby, due Dom, due compagni di vita da ormai più di vent'anni.
“Credo che
dovremmo fare una scappata a casa.”
“Cosa? Perché?” Bobby cercò di liberarsi ma Rig mantenne la presa.
Il suono dell’acqua che scorreva e dei piatti che sbattevano aiutarono
a coprire la conversazione. “È passata una settimana,” sibilò a denti stretti.
“Lo so, sono sorpreso che ci abbia chiesto di restare,” mormorò.
“Questa è una cosa buona. Sta cominciando ad avere davvero fiducia in
noi.”
Rig scosse la testa. “Non si tratta di questo,” grugnì per la
frustrazione. “Lo sai quanto odio il colore blu? E lo odio anche di più
quando lo sono le mie palle.”
Rig e Bobby condividono gioie e dolori da ormai ventiquattro anni, dimostrando in questo modo che i rapporti, gli amori quelli con la A maiuscola, non devono essere sempre sanciti dal suddetto " Lo voglio". Esistono amori in grado di superare ogni cosa, destinati a durare per sempre, a vedere così arrivare il lieto fine che tutti sognano, proprio come in questo caso. Nonostante i loro fisici tonici, i muscoli ancora guizzanti, i nostri due dom hanno rispettivamente quarantanove anni più uno ( Eh già, l'età che finisce in anta fa sempre scalpore) e quarantotto anni. Malgrado questo, i nostri ragazzi saltano ancora la cavallina spesso e volentieri, quando il tempo glielo permette o quando sono in vacanza. Da quando sette anni fa il loro amato sub Stephen è scomparso, i due non hanno ancora del tutto abbandonato l'idea di trovare qualcuno degno di prendere il suo posto, anche se a volte la realtà supera di gran lunga le aspettative che ogni persona si pone lungo il suo cammino.
Sarà proprio durante una vacanza che i loro percorsi si intrecceranno con quello del giovane Mason, intessendo così una storia dove le coincidenze, a volte, son ben più di quello che sembra.
Un indizio? Sette anni fa Rig e Bobby persero il loro sub in un incidente stradale e nel medesimo modo Mason perse i suoi dom. Coincidenza? Io preferisco pensare che non lo sia.
Personalmente non sono molto favorevole alle avvertenze o altro che inseriscono gli autori nei loro romanzi ma, in questo caso, l'autrice mi ha portato ancora una volta a scrutare con maggiore attenzione nell'animo umano e soprattutto in quello di chi mi circonda.
Nonostante sia giunto ormai il ventunesimo secolo, al mondo esistono ancora persone che soffrono di disturbi di vario tipo, ragazzi che, anche data la loro giovane età, combattono una guerra che spesso li porta a compiere una decisione irrevocabile e così drastica da lasciare il segno non solo nella vita tua, ma anche in quella di chi ti sta attorno, poiché l'addio con cui lasciano questo mondo non è altro che un grido verso un mondo che, indifferente o meno, non è stato capace di ascoltarli nel giusto modo.
Esistono persone che, prima di andarsene, cercano aiuto in chi sta loro attorno ritrovandosi, però, senza nulla che non sia un pugno di mosche fra le mani. Ecco perché, come ha detto SJD Peterson, e come vorrei sottolineare anche io, non date mai per scontati certi discorsi, non lasciate che avere gli occhi tristi diventi un'abitudine nelle nostre giornate, non lasciate che la tristezza diventi una disperazione cupa nell'animo di qualche persona.
Quando avete il timore che qualcuno accanto a voi stia pensando a compiere quel gesto che spesso non so se sia coraggioso o troppo egoista, avvertite chi di competenza, offrite a quella persona gli strumenti per potersi salvare.
In Italia esiste un numero da chiamare in questi casi: 199 284 284.
Non lasciate che certe preghiere rimangano inascoltate.
SJD PETERSON, meglio nota come Jo, vive nel Michigan.
Non certo il posto ideale per una che odia il freddo e la neve.
Quando non sta scrivendo o leggendo, la potete trovare accanto al calorifero mentre controlla le statistiche della NHL o guarda i Red Wings che ci danno dentro.
Non sa cucinare, manca il cesto della biancheria nove volte su dieci, ma è molto brava con le riparazioni in casa.
Potete trovare Jo sui seguenti siti web:
http://www.facebook.com/SJD.Peterson;
http://sjdpeterson.blogspot.com/;
https://twitter.com/SJDPeterson;
http://www.goodreads.com/author/show/4563849.S_J_D_Peterson.
E contattarla a questo indirizzo email:
sjdpeterson@gmail.com.
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