Il mio nome è Dracula, venite, vi stavo
aspettando. Ho pensieri che non posso confessare a me stesso, tentazioni oscene
che gridano rabbia. Questo non è un incubo, è la realtà.
Sono passati
più di cento anni dalla sconfitta delle tenebre.
Il ricordo
sbiadito e invecchiato della donna che ha amato continua a torturare il suo
animo imprigionato e inquieto. L’animale che è in Vlad preme per uscire e
vendicarsi così della prigionia a cui Van Helsing e Harker lo hanno costretto,
allontanandolo dall’amore. Il male è di nuovo pronto per calare su Londra e
lasciare una scia infinita di sangue. Crudele e privo di morale, Dracula si
aggira per la città, ma l’antica promessa di un sentimento eterno torna a
fargli visita. Yrden Clarks lo guarda con ardore, lei non lo giudica, lei non
ha paura… Ma è la vendetta che alimenta la smania del mostro e lo guida nella
lotta tra luce e ombra. Non c’è niente che può salvare un uomo senz’anima,
niente, nemmeno l’amore a cui la storia sembra averlo destinato.
Dopo più di
un secolo, il ritorno di Dracula, in un romanzo che non ammette pregiudizi. Se
non si è disposti a capire il male, si finisce per averne paura. Allora chi può
salvare la vita alla morte?
Quando si parla di vampiri non posso fare a meno di drizzare le orecchie ed essere quantomeno incuriosita dalle novità sui generis; se poi un libro ha per protagonista il Dracula di Bram Stoker perdo letteralmente la testa.
Ambientato in una Londra contemporanea che si tinge di rosso sangue e diventa palcoscenico di quest’Ombra nera che semina morte aggirandosi fra i suoi vicoli.
Un cavaliere della notte, Dracula, che con abnegazione ha rinunciato alla luce per abbracciare l’oscurità, pur di sopperire alla perdita del suo vero amore, Mina Murray.
Rimembrava ancora il rumore degli spari e dei fucili di quegli umani ostinati a estirpare il male dal mondo: Harker, Morris, Van Helsing, Holmwood, Seward. Cinque uomini mobilitati per salvare una donna che non voleva essere salvata.
Natasha Luchetti in “Dracula – Love never dies” fa muovere il celeberrimo Conte ai nostri giorni; il cacciatore di vampiri, Van Helsing affiancato da Harker nel 1897, gli ha negato l’amore e la libertà trasformandolo in una belva tormentata dalla sete di sangue e odio puro. Per questo, non appena ha l’opportunità di fuggire, dà sfogo alla sua rabbia punendo i discendenti di coloro che gli hanno tolto ciò per cui vale la pena di vivere, confinandolo per secoli in un luogo isolato lontano da tutto e da tutti assoggettato agli umani e trattato come una mera cavia da laboratorio. Ma gli eredi dei cinque che ebbero la meglio sul vampiro non sono da meno, cercheranno con ogni mezzo, tradizionale e tecnologicamente avanzato, di mettere fine una volta e per tutte a questa spietata minaccia per il mondo intero.
Peter osservò attentamente il processo che trasformò quel cadavere diafano e rinsecchito in un uomo alto e magro, dal volto bello, anche se spigoloso. I suoi zigomi alti si sposavano perfettamente con la fronte spaziosa. Gli occhi, rossi accesi, erano l’unico neo all’immagine di uomo meraviglioso.
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«Lei vi amava?»
«Fino a morirne.»
«Allora significa che voi eravate tutto ciò che aveva.»
«Ma che amore è quello che uccide?»
«Quello più forte che una donna possa mai provare.»
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Oltre alla tematica principale, ovvero la furia cieca di Dracula, il libro ne tratta anche diverse altre.
A partire già dalla semplice contrapposizione e dualità di Bene e Male, sulla dubbia o effettiva esistenza di Dio, per arrivare a discutere sull’immenso potere dell’amore e tanto altro ancora.
Non posso non attribuire a questo libro il massimo della valutazione; per tutta la durata di lettura si avverte quella sensazione di panico crescente che non è chiaro (se non alla fine) dove porterà, il ritmo è sostenuto e non ci sono punti morti.
Non è facile offrire al pubblico un’altra chiave di lettura sul mito di Dracula e la Luchetti ci è riuscita pienamente e con grande originalità.
Wow! Che sbronza di recensione! Complimenti! Davvero molto molto bella!
RispondiEliminaGrazie mille! <3
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