lunedì 27 novembre 2023

AFTERMATH. Dopo il disastro di L.A. Witt



Brent Weyland era l’anima della festa prima che un grave incidente mettesse fine alla sua carriera da giocatore di hockey. Ora si è ritirato a vivere da solo in una casa in riva al lago e cerca di dare un senso a una vita e a un corpo che sembrano non appartenergli più.
Jon Norquist era felicemente sposato. Adesso è un padre single sulla quarantina che tenta di capire cosa accadrà in futuro. Nel frattempo, riversa il suo dolore e il rimpianto nei testi delle canzoni che interpreta per gli avventori del wine bar dove canta un paio di sere alla settimana.
Quando un amico trascina Brent fuori casa per una serata a base di vino e musica, lo immette sullo stesso percorso di Jon. L’attrazione è istantanea. Jon dà al corpo martoriato di Brent delle ripetizioni più che necessarie riguardo al piacere. E Brent ricambia donandogli un motivo per sorridere di nuovo.
Diversi motivi, in realtà. Nessuno dei due uomini vuole qualcosa di serio, ma l’amore ha il vizio di farsi vivo, che sia il benvenuto o meno. Per quanto si sforzino, i due non possono evitare di provare dei sentimenti reciproci, anche se la vita continua a metterli alla prova.
Tutti e due, però, hanno un fardello emotivo da gestire e una sofferenza da superare, e se non riusciranno a lasciarsi alle spalle il passato, potrebbero perdersi un futuro fantastico.

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Sono VERGOGNOSA! È la prima parola che mi viene in mente per descrivermi. Parto con delle scuse a zia Triskell per questo ritardo mostruoso, ma è un periodo che mi sento una sorta di Trenitalia: in ritardo su tutto. Scusa scusa scusa e ancora scusa. Prometto che cercherò di diventare un treno ad alta velocità.
Detto questo, ormai aspetto i volumi della serie Vino & Veritas come si aspetta il Natale, e mi fa sorridere questa cosa che tutte le coppie si formano proprio a Burlington, nel Vermont, e che l’intera vicenda giri intorno a un locale, libreria da una parte, bar/enoteca dall’altra. Più vado avanti con la lettura di questa serie, più sono stuzzicata dalla voglia di aprire un locale simile. La trama è abbastanza eloquente, e ammetto di aver storto il naso in alcune situazioni, forse per il fatto che la storia sembra essere portata per le lunghe. A una riflessione più attenta e razionale, in realtà, le tempistiche sono giuste perché Brent deve imparare a convivere non solo in un corpo totalmente nuovo a seguito dell’incidente che gli ha imposto uno stop forzato, ma con quel dolore che il più delle volte ti paralizza fino a toglierti il fiato, trovandosi ad affrontare giornate buone e giornate meno buone.

Non c’era niente di poco impegnativo. Eravamo… solo noi. E mi piaceva.


Nelle storie contemporanee, dove vediamo interagire un uomo e la donna, siamo abituati a vedere la donna come la parte emotivamente più fragile, mentre in questo caso troviamo due uomini altamente sensibili che si creano problemi su tutto, come Brent che pensa di non poter essere un partner migliore a causa del dolore che caratterizza questa sua nuova esistenza, e dall’altra Jon che, in quanto padre single, pensa di non essere la scelta migliore come compagno di vita. La cosa stupenda è che entrambi si incastrano alla perfezione, facendo emergere il lato premuroso e protettivo di Jon che cerca di non togliere tempo né al figlio né a Brent, anche se entrambi aveva deciso di iniziare qualcosa senza impegno o etichetta alcuna.

Brent era al tempo stesso tutto ciò che volevo e tutto ciò di cui avevo paura.

È stato bello assistere alla crescita di entrambi i personaggi, affezionandosi a Brent che ti fa venire voglia di scrollarlo dalle spalle e urlargli di svegliarsi e che non si può fare mettere i piedi in testa dal padre in quel modo che, nonostante tutto, lo fa sentire ancora come un giocatore mediocre; vedere come impara a prendersi non solo i propri spazi ma come si riappropria di una vita che finora non ha sentito come sua. Con Jon si entra in empatia facilmente, vedendo il modo dolce e tenero con il quale si prende cura dei suoi affetti più cari, riscoprendo che la felicità non deve gravitare necessariamente intorno a una persona ma che è qualcosa che si costruisce piano piano fino a sentirsi bene con se stessi.


Volevo essere abbastanza per lui. Volevo che fosse reale. Speravo e pregavo che lo fosse.

Ringrazio la Triskell, non solo per la pazienza, ma anche per aver portato in Italia questa serie e per avermi dato l’opportunità di conoscere nuove autrici ed emozionanti storie.


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