Cesare Mocenigo è un capitano di ventura, nobile, scaltro e affascinante.
Viola Ripamonti Sforza è la bellissima e coraggiosa nipote del suo peggior nemico.
Eppure, benché il dolore lo abbia reso un uomo tormentato e pericoloso, quando la incontra Cesare comprende di avere ancora un'anima.
E insieme a lei, sullo sfondo dell'aspra guerra tra Venezia e Milano, tra le battaglie, gli intrighi e lo splendore del Rinascimento, sarà protagonista di una struggente storia di passione e redenzione, in una lenta risalita verso la luce durante la quale tutto può accadere, se a comandare è il cuore.
Nel 1438, a Venezia, Cesare Mocenigo, bello come un dio, ostinato, viziato e adorato, era abituato a passare da una festa ad un'altra, da una donna ad un'altra, insieme all'amico Filippo.
Tornato a casa all'alba da una festa in maschera a Palazzo Ariani, ubriaco, trova l'intera famiglia uccisa. Gli si spezza qualcosa dentro, e deturpandosi la parte destra del viso come punizione per essere stato così superficiale e vanesio, dichiara vendetta.
In una delle tante guerre in cui è a capo, salva una bambina dai capelli di fiamma, Viola, e le dona il suo anello in modo che lei possa passare indenne attraverso il massacro.
Si rincontreranno, anni dopo, per odiarsi, amarsi, perdersi e ritrovarsi, uno il destino dell'altra....
" D'amore e di ventura " è un classico romanzo storico, dove non si risparmiano le battaglie, combattimenti spada contro spada, scorrono fiumi di sangue e grida di vendetta lacerano l'aria. Scritto molto bene, con un'ottima padronanza del linguaggio non esattamente moderno, ed una conoscenza degli usi e costumi precisa e accurata.
Il ritmo di lettura è un tantino altalenante in quanto non sempre lineare. In alcuni punti ho trovato in po' difficile mantenere il filo del discorso in quanto si passa da un personaggio ad un altro, da un luogo ad un altro come in una sorta di flashback.
Per chi appassionato del genere storico trovo sia interessante, intersecato da momenti un po piccanti e ben descritti senza sforare nella volgarità.
Ringraziamo la scrittrice Elisabetta Bricca per averci donato una copia del suo libro in cambio di una onesta recensione. La ringraziamo inoltre per averci contattato, è stato davvero un privilegio.
Elisabetta, nata e cresciuta “ner core” di Roma, è laureata in Sociologia comunicazione e mass media; è copywriter, autrice, musa di fotografi, e organizzatrice di premi letterari. È appassionata di cucina, letteratura, arte, storia, vino ed equitazione. Ha un grande amore per la letteratura americana del XX secolo, tanto che si è ripromessa di portare una rosa sulla tomba di Faulkner, e per le poesie di Sylvia Plath Arthur Rimbaud. Il suo sogno è quello di poter ritirarsi in un abbaino di Montmartre, a Parigi, dove poter scrivere guardando la luna.
Pubblicazioni:
"Sangue Ribelle" Harlequin Mondadori
"Il falco di maggio" La mela avvelenata publishing
"Umbria she said" Lighthouse publisher
Nel 2013, il suo racconto "Parigi... encore" è arrivato tra i finalisti del concorso letterario, indetto da Il Messaggero, "Donne che fanno testo".
Grazie a voi per aver voluto leggere il romanzo e per la recensione.
RispondiEliminaComplimenti per il vostro bel blog!
Elisabetta
Lo devo assolutamente leggere *-* Sembra bellissimo! E poi è scritto da una mia compaesana :P Bè... più o meno, io sono provincia di Roma. Ma comunque spero di leggerlo presto :D
RispondiEliminaMi ispira molto. Mi sa che lo inserisco nella mia wl libresca :-)
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