martedì 9 giugno 2020

Blog Tour Dark Zone: Daisy Franchetto



I fori di proiettile erano undici in tutto. Due sulle cosce, uno al basso ventre, tre al torace, uno al cuore, uno alla gola, due su ciascuna delle spalle e uno al centro della fronte. 
Li aveva contati e osservati : erano piccoli, il bordo sembrava bruciato, anche se era difficile dirlo con certezza perché il tempo trascorso in acqua aveva cambiato il colore e la consistenza della pelle, rendendola livida. Oltre ai buchi, il corpo era segnato da due profondi tagli sulle braccia. 
Madama Spillo le aveva detto che le ferite sarebbero rimaste e questo era un bene, a suo dire, perché i segni dovevano essere visibili. Persino lei si era tenuta lo spillo che le avevano conficcato in gola, perché fino al momento del passaggio tutto doveva restare immutato.


« Ci sono delle cose che valgono per tutti noi, ricordalo. Non possiamo essere visti da nessuno al di fuori della casa, ci è consentito uscire solo dopo le quattro, dobbiamo fare rientro prima dell’alba e dobbiamo restare dentro ai confini del Cimitero Vecchio, solo così saremo al sicuro. »
La guardava con apprensione. Erano regole che le erano state comunicate al suo arrivo, non sapeva chi le avesse stabilite, venivano rispettate e basta.
Ploma annuì sforzandosi di sembrare serena, l’idea di uscire spaventava anche lei ma voleva almeno provarci.

Si tolse il soprabito e lo appoggiò alla testiera del letto, passò le dita cianotiche tra i capelli per sistemarli. Raggiunse lo specchio per potersi osservare, il cappuccio aveva aggrovigliato la capigliatura rendendola una nuvola di ragnatele. Passò le dita più volte con pazienza, fino a quando riuscì a lisciarli. Si fissò accarezzandosi il volto e le labbra bluastre. 
 Era il suo viso e lo sentiva estraneo, eppure non ne immaginava uno diverso, così come non ricordava di aver mai avuto un altro corpo. Era sempre stato crivellato da colpi d’arma da fuoco e segnato da due tagli cicatrizzati sulle braccia. Quando lo guardava, era come se sentisse l’aria gravarle addosso, le spalle si piegavano sotto quella pressione e anche gli angoli della bocca scendevano. 
Gli occhi vagavano tra le ferite, le studiavano. La carne bruciacchiata intorno ai fori, scuri come tane scavate da animali. I bordi spessi dei tagli alle braccia, che si erano incollati tra di loro in alcuni punti lasciando delle aperture, come una cerniera rotta. Se avvicinava un dito alla carne del suo viso cianotico la sentiva rigida, quasi non volesse essere toccata.

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