Delusa dall'amore e ferita dalla perdita dell'adorato nonno che le ha trasmesso l'amore per i libri, Tamsin lascia il Maine di nascosto, contro il parere dei genitori, e si iscrive all'università di Pearley, in California, per studiare letteratura e realizzare finalmente i suoi sogni. Concentrata su se stessa e sulle sue passioni, è determinata a iniziare una nuova vita e soprattutto a evitare per sempre gli uomini, dopo aver tanto sofferto a causa del suo ex. Un giorno, nel bar sotto casa, conosce Rhys: bello, enigmatico e pieno di segreti. Il ragazzo, infatti, è stato in riformatorio perché ingiustamente condannato per un crimine che non ha commesso e sta cercando di ricominciare in un mondo che gli è ostile e lo guarda con sospetto. Il primo incontro tra Tamsin e Rhys è un vero disastro, tuttavia, col passare del tempo, l'attrazione tra loro diventa irresistibile, tanto che i due sono inseparabili. Ma proprio mentre stanno cominciando a fidarsi davvero l'uno dell'altra, il passato torna a bussare alla porta di Rhys, mettendo in discussione la sua storia con Tamsin.
"Goditi la vita fino in fondo. Farò tesoro del consiglio di mio nonno"
In una piccola cittadina della California, Rhys è appena tornato in libertà e grazie alla sua assistente sociale, Amy, ora ha una casa e un lavoro in un bar. È il suo primo giorno e nel bar entra Tamsin che è appena arrivata anche lei e abita esattamente di fronte. Lei lo nota subito, è abbagliata dai suoi occhi azzurrissimi e da quello sguardo misterioso, in realtà Rhys non sa che pesci prendere né come comportarsi.
Durante i sei anni trascorsi in riformatorio Rhys ha subito dei traumi troppo violenti da riuscire a dimenticare e alla fine ha imparato a difendersi e a farsi portare rispetto, ma si è perso tutte le tappe di un adolescente, le scemenze , le feste, le prime cotte e la sua adorabile sorellina che ha dovuto abbandonare quando il suo patrigno l’ha incastrato. Così ora si ritrova a fare i conti con una realtà sconosciuta in cui non sa da che parte girarsi e non sa socializzare con nessuno men che meno con una ragazza.
Tamsin invece è appena scappata da casa sua, di notte, senza farsi sentire dai suoi genitori, lascia una realtà bruciante in cui si sentiva prigioniera e non poteva fare le sue scelte. La sua unica ancora di salvezza era suo nonno materno che le ha permesso di sognare e di leggere i libri per estraniarsi dalla realtà. Lui l’ha salvata e lei per ringraziarlo ha avuto il coraggio di fare le valigie e cambiare stato per seguire la sua strada e il suo migliore amico Sam.
La frequentazione di Tamsin al bar diventa assidua e riesce a stringere amicizia con Rhys e dopo che lei scopre che a lui piace molto leggere, decide che è il momento di abbassare la guardia e iniziare a fidarsi di lui. Iniziano le confidenze e nasce in loro il desiderio di condividere di più, ancora e ancora.
"Non fa in tempo a finire la frase, perché all’improvviso mi avvicino e la stringo tra le braccia. Qualsiasi spirito mi abbia posseduto, di certo risulta un po’ legnoso. Ma lei no. Lei è dolce e riscaldata dal sole. Le mie braccia non hanno idea di cosa stiano facendo. A dire la verità, nemmeno io ho idea di cosa sto facendo. La lascio andare e mi allontano, mentre sento uno strano calore infiammarmi il viso. È tornata. Nonostante io sia… io"
Comunque Tamsin non vuole recidere i rapporti con i suoi genitori e per le vacanze di Natale torna a casa, con la promessa di Rhys che l’avrebbe aspettata e quel distacco, anche se per pochi giorni, lo lascia molto pensieroso.
Vorrei dedicare due parole per questo personaggio incredibile, il suo pov è sempre molto particolare perché è come se riscoprisse tutto per la prima volta e vede tutto con occhi diversi perché non è più un quindicenne ma non sa mai cosa fare e le voci nella sua testa lo aiutano ad andare avanti. L’aver trovato Tamsin è stata una benedizione, lei gli ha insegnato ad amare, a sedurla e quando lui aveva le sue paturnie, lei non l’ha mollato. Purtroppo mentre lei non c’è, i fantasmi del riformatorio tornano in carne e ossa, Rhys incontra il suo carnefice e non ce la fa proprio a pensare che ne porta addosso i segni e che ora quella bestia è libera. Crolla. Si spegne e non ne vuole più sapere. Si sente un fallito e non vuole più rovinare la vita di Tamsin. La sua assistente sociale è una ragazza cazzuta che si fa in 4 per i suoi casi e quindi riesce nel suo intento di farlo riprendere e ritornare sulla retta via, grazie anche al suo coinquilino che non lo perde di vista un attimo. Questo ragazzo ha dovuto affrontare l’inferno in carcere, per me è un miracolo che sia ancora vivo e leggendo ho scoperto che la sua ancora di salvezza era la sua sorellina che all’epoca dei fatti aveva 4 anni. Quando esce inizia una caccia al tesoro incredibile in cui cerca notizie e articoli di giornale facendo un bel buco nell’acqua. Deve ringraziare che Tamsin non si è mai arresa e quando scopre tutto quello che stava facendo, lo aiuta. Dopo varie peripezie le donne trovano Jeannie e lui pensa bene di portarsela a casa. La bambina è davvero amorevole e immaginate quando lei gli dice che lo stava aspettando, è stata una scena da strappare il cuore dal petto.
Questa storia è stata davvero incredibile, per fortuna è autoconclusivo perché avrei sofferto nell’attesa di un eventuale seguito, Rhys aveva bisogno del suo lieto fine e non poteva aspettare altro.
Sono rimasta davvero colpita dalla velocità con cui ho letto questo romanzo ma soprattutto da questi due eroi che affrontano un nuovo inizio, da zero, in una città sconosciuta e senza conoscere davvero qualcuno.
Il coraggio di Tamsin di ricominciare senza mai guardarsi indietro, il coraggio di Rhys a rimettersi in gioco anche quando la sua mente gli gioca brutti scherzi. La tenacia di Amy nel voler portare a termine il suo lavoro e alla fine il suo essere determinata a non lasciare Jeannie in balia del suo destino e si ritrova a far parte di questa splendida famiglia. Sì, loro sono la dimostrazione che si può essere famiglia anche senza avere nessun legame di sangue.
"È come se fossimo due calamite che si attirano l’una all’altra, come se l’istinto di toccarci facesse parte dell’ordine delle cose"
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