E’ una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si sente a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, che non sia solo se stesso, Theodore lo schizzato. Si tratta infatti di Violet Markey la ragazza più popolare della scuola, nonché ex cheeleader, e fidanzata del ragazzo più fico della scuola Ryan Cross. Ma come mai una ragazza algida, bellissima e della vita apparentemente perfetta è lassù sospesa tra la vita e la morte, tra il vuoto e lo spazio?
E’ questo quello che si domanda Theodore non appena la nota, ed è per questo che la sua vita improvvisamente cambia decidendo di trasformarsi da possibile suicida, a salvatore. E’ in quel preciso istante che i due ragazzi provano la vertigine che li legherà indissolubilmente per sempre. Forse perché è vero che Dio lega le anime più affini nel loro viaggio verso la vita, che gli si creda oppure no. Ma succede ed è tutto inevitabile e bellissimo.
Come inevitabile e bellissima è la vita anche solo per il semplice fatto che pertanto imperfetta essa sia, è l’unica che abbiamo. Non sprechiamola inutilmente ma facciamone il dono più bello che sia ci mai stato donato. Si viene al mondo nel dolore del parto; il dolore ci appartiene come il nostro respiro. Proviamo a non contrastarlo, ma accettiamolo. Forse tutto ci apparirebbe sotto un altro aspetto. Non facile ma sicuramente più sopportabile. A volte l’accettazione e la sopportazione di ciò che siamo è l’unica strada che abbiamo e volete sapere il perché?
Perché non si hanno alternative, nessuno le ha. Ognuno convive con se stesso, ma la vera bellezza è proprio questa, la nostra imperfezione.