«A ciò che è protetto dalla Morte non può essere fatto alcun male. E tu, piccola mia, sei la sola cosa che proteggo.»
In questo secondo capitolo della saga troviamo Pagan Moore che, dopo aver salvato il suo ragazzo dall’eterna dannazione, spera che nella sua vita le cose tornino normali. Beh, per quanto normale possa essere la vita quando vedi le anime e il tuo ragazzo è la Morte. Ma per Pagan, il destino ha altri piani. Il quarterback del liceo e rubacuori indiscusso, Leif Montgomery, è scomparso. Mentre la città è in un subbuglio, Pagan ha i nervi a fior di pelle per altri motivi. A quanto pare, il caro vecchio Leif non è affatto un normale adolescente e non è nemmeno umano. Secondo la Morte, Leif non ha un’anima. Il quarterback potrebbe aver lasciato la città, ma continua a farsi vivo nei sogni di Pagan… senza invito.
Aspettavo con impazienza l’uscita del secondo volume della serie, sopratutto dopo la rivelazione di Dank che lascia il lettore con il fiato sospeso. Avete capito bene, se non avete letto Esistenza non andate avanti con la lettura di questa recensione per non incappare in spoiler involontari legati comunque al secondo libro.
Ricordate Pagan Moore? La ragazza sfuggita alla Morte e che poteva vedere le Anime. Bene, sembra che Dank ha trovato un compito diverso oltre quello che gli è stato assegnato dal Creatore. Se il suo ruolo principale è quello di prendere le anime e affidarle alle traghettatrici affinché possano rinascere, è anche vero che il suo amore per Pagan non gli ha permesso di adempiere a tale compito, elevandosi così a suo protettore e si sa che ciò che è protetto dalla Morte non potrà essere fatto alcun male. Peccato che i sensi di Pagan siano entrati in allerta quando proprio Dank le ha rivelato che Leif non è umano e, cosa strana, a scuola nessuno sembra ricordarsi di lui. Succede a chi non possiede un’anima. Dalla scomparsa di Leif iniziano ad accadere cose strane, come i sogni di Pagan, nei quali sembra rivivere momenti accaduti del passato, dove c’è sempre la presenza costante di un’altra persona. Quello che Pagan e Dank ancora non sanno, è che sulla testa della ragazza pende una spada di Damocle pronta a colpire quando meno se lo aspettano. Si dice che il prezzo di una vita sia quello di un’altra vita; quanto è alto allora il prezzo che Pagan dovrà scontare?
Non era facile per Pagan fare i conti con l’idea della morte, ma stava imparando sempre di più a comprenderla.
Lo ammetto, aspettavo questa storia da quando i miei occhi si erano posati sull’ultima parola di Esistenza e se le aspettative erano alte, non sono state da meno. Anche in questo volume ci troviamo davanti la risoluzione di un mistero e la suspense la fa da padrona. La scomparsa di Leif e il collegamento che ha con Pagan getta Dank in una sorta di irrequietezza continua al punto da costringerlo a fare a meno della sua traghettatrice più fidata, Gee, affinché non lasci mai la sua ragazza sola. Peccato che anche la Morte nulla può contro i sogni, sopratutto se sono indotti da esseri misteriosi, facendo riaffiorare ricordi che la nostra mente aveva rimosso.
Si dice che il destino delle persone sia scritto da qualche parte nel grande libro della Vita, così come la Morte possiede una sorta di agenda di quelle anime che è destinato a raccogliere. Una sentenza che può essere spaventosa per qualcuno, ma ben accetta da qualcun altro. E se la Morte è un’entità da temere, Pagan non può fare a meno di provare un sentimento forte e incontrastato, al punto che Leif stesso sperava venisse scelto dalla ragazza e voltasse le spalle a Dank.
«Sì, proprio così. Leif non aveva un’anima, Pagan. Tu sì, ricorda. Il tuo corpo è solo una dimora. Coloro che hanno un’anima si dimenticheranno di lui perché le loro anime non si sono mai legate alla sua. Non puoi legarti a qualcosa che non c’è.»
Non posso dire più di questo perché rischierei di raccontarvi l’intera storia e soprattutto svelerei la vera entità di Leif, ma posso assicurarvi che l’hype viene tenuto alto da una serie di rivelazioni nel corso della storia, e anche quando si penserà che non esiste una soluzione e Pagan debba andare incontro al suo destino, le carte verranno stravolte ancora una volta.
Nel primo libro Dank assume l’aspetto di una giovane rockstar e innamorarsi di lui non è poi così difficile; nel corso della lettura abbiamo imparato ad apprezzare anche Leif, quaterback della squadra del liceo, super ammirato dai ragazzi e voluto dalle ragazze, eppure lui sembra non avere occhi che per Pagan. Nel secondo libro potrete iniziare a odiare la maschera che si era costruita, ma ammetto di averlo rivalutato non solo nel finale, bensì nella novella che segue e non posso condannare Leif per essersi innamorato di Pagan da quando era solo una bambina, cercando in tutti i modi di ricevere le sue attenzioni. Forse nel corso della storia lo fa in modo sbagliato, ma chi siamo noi per giudicare un cuore innamorato anche se questo non possiede un’anima? Non me la sono sentita di condannare del tutto le azioni di Leif, i tentativi di convincere Pagan a fidarsi di lui, per farle capire che lui non le avrebbe mai fatto del male, ma esiste una cosa chiamata anima gemella e forse Pagan e Morte erano semplicemente destinati a incontrarsi nel modo più strano possibile e a iniziare qualcosa che andava al di là di qualsiasi logica.
Quando ho girato l’ultima pagina della novella di Leif ho sperato con tutto il cuore che alla fine anche lui avesse trovato il proprio lieto fine, e a me piace pensare che non era Pagan la persona a lui destinata ma qualcun altro incontrato in modo del tutto inaspettato.
Sono stata felice di leggere i pensieri in modo più approfondito sia di Dank che di Leif, i due “ragazzi” che si contendevano Pagan nel primo libro e alla fine sono stata contenta della scelta che è stata fatta, mettendo la confusione iniziale ed essendo più che sicura di quelli che sono i suoi sentimenti. Sono curiosa di leggere l’ultimo capitolo di questa serie per scoprire se Dank e Pagan riusciranno ad avere il loro happy ending.
Per leggere la recensione del volume precedente, cliccate sull'immagine!!
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