Dopo aver attraversato alcuni dei luoghi più mistici di Erasmen, Hope e i suoi compagni giungono a Millery.
In questa città marittima e pittoresca, l’Oracolo rivela loro che, dietro la misteriosa scomparsa della principessa Kleida, si cela un disegno del destino ben più grande che comprende la rinascita dei draghi e il futuro del pianeta.
Hope e i suoi amici scopriranno che la loro missione non è ancora finita. Dovranno tornare a recuperare il Cristallo di Lunus, che gli era stato rubato, e fermare una guerra che si preannuncia devastante.
Ma per riuscirci ognuno di loro dovrà affrontare un duro scontro in cui, l’unico modo per uscirne vincitori, è fare i conti con il proprio passato.
I tempi su Erasmen stanno per cambiare, ed è giunto il momento che il drago, Lunus, si ricongiunga alla sua Guardiana.
Il luogo era ricoperto di nebbia e l’unico suono che si udiva era la ghiaia che scricchiolava sotto i suoi piedi. Hope avvertiva un’angoscia profonda, come se tutte le sue speranze fossero sparite.
Continuava ad avanzare senza una meta quando, in lontananza, udì delle voci. Le seguì, finché le parole non si fecero più chiare.
«Lunga vita all’unico sovrano di Erasmen.»
La nebbia svanì affinché Hope potesse vedere.
Si trovava a Gob. Poteva riconoscere il castello d’avorio, nonostante ne fossero rimaste solo le rovine.
Perché mi trovo qui?
Continuò a camminare in mezzo alle macerie, seguendo le voci, finché non scorse in lontananza delle persone. Erano incatenate e inginocchiate attorno a una statua. Dalle catene sgorgava sangue, i vestiti erano squarciati e la terra era un tutt’uno con la loro pelle.
Hope si avvicinò e, quando riconobbe i volti, ebbe un sussulto. Tra varie creature e persone che non conosceva, c’erano anche i suoi compagni, suo padre e Ben.
La ragazza provò a chiamarli, disperata. Si gettò su di loro e tentò di liberarli, ma loro la scansarono e continuarono a venerare la statua.
Quest’ultima rappresentava un uomo dall’aria trionfante, con una corona in testa e uno scettro lungo da terra fino alla sua spalla.
Hope non aveva mai visto quell’uomo, eppure la sua immagine era così chiara, vedeva ogni lineamento del volto e i suoi occhi pieni di potere.
A un tratto, calò un silenzio agghiacciante. Adesso lo scenario era cambiato. Intorno alla statua c’erano solo scheletri, mentre l’uomo non era più un re trionfante.
Al suo posto c’era una figura incappucciata, la quale prese vita sollevando la testa. Il viso era cadaverico e una cicatrice attraversava tutta la faccia, dalla tempia destra fino alla mascella sinistra.
L’uomo aprì gli occhi e li puntò dritti su di lei. Sul volto si dipinse prima un odio profondo, poi un ghigno malefico.
L’essere cominciò a ridere, allungando la mano di pietra verso Hope.
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