La guerra divampa per terra e per mare, mentre il cielo si accende del fuoco della Torre di Guardia che chiama a raccolta l’Antica Alleanza. Al termine di una fuga attraverso la foresta, tra grotte che custodiscono antichi segreti e villaggi ridotti in cenere, Valiah e Dworf dovranno affrontare la più dura delle prove tra le mura di una città cinta d’assedio, sull’orlo della distruzione.
Mentre i popoli si radunano per l’ultimo scontro, Maestro Ardarhan è pronto a spalancare il Portale Dimensionale, dal quale giunse in un tempo remoto, e tornare così in possesso di tutto il suo potere. Prima, però, dovrà strappare la sua spada dalle mani dell’antica avversaria Viviah e piegare – o distruggere – l’ultimo della sua stirpe: Alyahdir di Carhas Ithil.
In un rincorrersi di eventi e rivelazioni, tra riconciliazioni e tradimenti, il destino che sembrava già scritto confonde ancora una volta le sue carte, in una partita tra Bene e Male il cui esito appare tutt’altro che scontato.
Il bosco era avvolto in una nebbia gelida, che si levava dal terreno e s’impigliava tra gli alberi nascondendo ogni cosa, ma Alyahdir non aveva bisogno di vedere per sapere cosa vi fosse tutto attorno. Poteva avvertire il respiro stesso del mondo che lo circondava. La linfa scorrere lenta sotto le cortecce degli alberi addormentati; il muoversi degli insetti e dei vermi nel terreno coperto di foglie morte. Soprattutto, egli sentiva l’assenza degli animali selvatici e degli uccelli. Non vi erano cervi o volpi nel sottobosco, immerso nel gelo che preannunciava l’inverno, e nessun uccello dava il benvenuto al nuovo giorno che spuntava pallido tra i fitti rami della foresta.
Là fuori vi erano solo gli ukudar.
Alyahdir ne avvertiva la presenza come un corpo estraneo penetrato nel tessuto di un organismo vivente. Più sfuggenti, in minor numero, c’erano gli esseri forgiati nel fuoco e nell’odio, con le loro micidiali frecce avvelenate. Creature intelligenti, cariche di rancore. Il rancore di Ardarhan stesso, di cui esse sembravano diretta emanazione, o almeno lo era quella che aveva cercato di sbarragli il passo, dopo che aveva strappato Valiah, Bearn e Dworf alle grinfie degli ukudar nella foresta.
Adesso Alyahdir sapeva che quanto aveva sospettato sin dall’inizio era vero: un tempo quelle creature demoniache appartenevano alla razza umana modellata dagli Ithilyan: i taishin, come li chiamavano gli elviah di Irkalia. Forse per spregio verso la regina Ranjia e il suo popolo, il Tiranno le aveva dotate di un’intelligenza superiore a quella degli ukudar, antichi elfi mutati in mostri, che aveva posto al loro servizio alla stregua di schiavi.
Ciò che restava negli ukudar della loro natura elfica li spingeva a odiare e disprezzare i padroni, ma, incapaci di rivoltarsi, rivolgevano la rabbia che li divorava verso tutti gli altri esseri viventi. Gli elviah distorti di Ardarhan erano così diventati i primi distruttori di quel mondo cui la loro razza di origine tanto si vantava di appartenere, credendosi figlia prediletta della Madre della Creazione.
Questa era una delle tante forme della vendetta di Maestro Ardarhan verso coloro che egli avrebbe voluto dominare, i quali invece lo avevano respinto.
Annalisa Ghilarducci vive e lavora in Versilia. Nel 2019 pubblica con Dark Zone il suo primo romanzo, il fantasy classico “Carhas Ithil, la città sul mare”, cui segue nel 2021 il secondo volume “Carhas Ithil, l’ira del Custode”.
Nel 2020 esce per Porto Seguro il romanzo storico fantastico “L’ombra di Livia”. Alcuni suoi racconti sono presenti in antologie a tema storico e fantasy.
Nessun commento:
Posta un commento