"Non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto."
E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te?
Nel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l'immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna.
Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli.
Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima.
Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome.
#prodottofornitodaLibriMondadori
(Fan art prese dalla pagina dell'autrice)
1714 Villon sur Sarthe. Adeline ha soli 23 anni ed è già in ritardo per cercare marito, ma il caso vuole che una sua vecchia compagna muore di parto e che il neo vedovo ha bisogno di una nuova moglie che badi ai suoi figli. E nessuno è più disponibile di Adeline, che sperava di passare inosservata per poter vivere libera e all’avventura. Così, il giorno del suo matrimonio, trova una scusa per fuggire nel bosco e invocare l’aiuto degli dèi, non accorgendosi che la luce sta per cedere il passo alle ombre ed Estele si è sempre raccomandata di “non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto”. Ma Adeline è disperata e per fuggire da quella vita è disposta a tutto, pure di stringere un patto con l’Oscuro: la sua anima quando si sarà stancata della sua vita in cambio della libertà. Un dio infimo che gioca con le sue vittime e accontenta Adeline. Peccato che di lei non rimanga alcuna traccia. Ogni persona che incontra nel suo cammino, basta che la perda di vista per pochi secondi e il ricordo di lei scompare; ma l’Oscuro le ha anche tolto la capacità di presentarsi con il suo vero nome, di raccontare la sua storia, come se di lei non ne dovesse mai restare memoria. Così, diventa facile inventare nuovi nomi, nuove storie, alla ricerca di un pasto caldo e di un tetto sopra la testa. La sua sarà una vita di stenti e l’Oscuro, che lei chiamerà Luc, le farà visita ogni anno, esattamente il giorno del loro patto, affinché lei ceda e possa saldare il suo debito.
Di anni ne passano 300, Addie ha vissuto in ogni epoca, ha toccato con mano i cambiamenti della storia, ha visto le guerre distruggere e cambiare il mondo, ha avuto la possibilità di conoscere diverse culture, imparare nuove lingue, diventare la musa ispiratrice di pittori e scultori, fino a quando non entra in una libreria del 2014 e stranamente un ragazzo si ricorda di lei, l’unico al quale riesce a dire il suo nome.
Con il tempo, Adeline scoprirà di avere un talento per le bugie e che le parole scorrono come il vino: facili da dispensare e altrettanto facili da mandare giù. Ma la verità le si fermerà sempre sulla punta della lingua. La sua storia, taciuta a tutti tranne che a se stessa.
Ho iniziato questa storia un po’ a scatola chiusa, come se una voce mi attirasse dicendomi che dovevo leggero e, assecondando l’istinto, mi sono ritrovata a divorare questa storia, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo. Una storia che si snocciola su una linea temporale tra passato e presente, tra quello che Addie era e quello che ora è, non ancora stanca dei suoi 300 anni e stupendosi ancora di fronte a quello che non conosce. È stato interessante leggere del suo patto con l’Oscuro, vedere come lui le ha reso la vita difficile solo per poter ottenere il suo pagamento, e anche se di lei era impossibile ricordarsi, diverso è il pensiero per quello che riguarda le ideologie. Così lei ha capito che doveva diventare un’idea, lasciare in modo involontario la propria traccia nel mondo, e c’è anche riuscita quando, a distanza di anni raffigura in 6 diverse opere. Il suo viso risulta sfocato, come se l’artista stesso avesse voluto omettere i suoi lineamenti, ma quelle sette lentiggini fanno di lei un soggetto unico e raro. Nel corso degli anni ha conosciuto personalità influenti, sussurrando alle loro orecchie le sue idee e vedendole messe in atto durante il resto degli anni a venire. Ma ogni 29 luglio l’Oscuro si ripresenta puntuale. Quella tra loro diventa una sfida, Lui cerca di metterla in difficoltà in ogni modo, portandola da una parte all’altra del mondo, ma lei non demorde e resiste, si abitua, si adatta, si spoglia dei panni vecchi per calzarne sempre di nuovi.
Un cammino di 300 anni che la porta nella New York del 2014 e precisamente all’interno di una libreria. Il copione è sempre lo stesso, prendere qualcosa da uno scaffale e raggiungere il più velocemente possibile la porta, pochi secondi affinché le persone si dimentichino di lei. Eppure non aveva considerato un fattore: il commesso della libreria, Henry, è l’unica persona che si ricorda di lei. Che ci sia una falla nel patto stretto con Luc? Oppure anche Henry custodisce un segreto?
«I posti piccoli bastano per le piccole vite. A qualcuno va bene così. Qualcuno a cui piace sapere dove mettere i piedi. Ma se imbocchi un sentiero già battuto, non potrai costruirti la tua strada. Non potrai lasciare un segno.»
Non vi dirò di più. Aprite il libro e perdetevi tra le pagine di questo incredibile romanzo. Non lasciatevi scoraggiare dal fatto che sono più di 500 pagine o che la scrittura sia in terza persona o che continua a esserci uno sbalzo temporale alternato di capitolo in capitolo. Questa è una di quelle storie che meritano di essere lette almeno una volta nella vita, per farci capire l’importanza di determinate scelte e come queste influiscano sul nostro modo di essere. Attraverso Addie conosceremo più da vicino i salotti francesi, la Parigi del Settecento, come una donna sia stata costretta a stringere un patto con il “Diavolo” in quanto donna e non libera di potersi avventurare al di fuori del proprio villaggio; quanto sia stigmatizzato il ruolo delle donne come mogli obbligate a stare a casa a crescere la prole. Una differenza che, a distanza di anni, guerre e concessioni, si fa ancora fatica ad accettare.
Ho amato le frecciatine tra Addie e l’Oscuro, come sembrasse esserci qualcosa in più tra di loro, dietro le loro sfide, dietro le loro battute al vetriolo; ho sofferto con Addie quando ha dovuto soffocare l’amore che provava perché impossibile da ricambiare, soprattutto se di quella persona non ricordi niente. Ho ammirato il suo coraggio, la sua tenacia nel non cedere alle richieste di Luc, nel continuare determinata a vivere la propria vita immortale acquisendo maggior sapere e conoscenza possibile, ma meravigliandosi come una bambina davanti a qualcosa di nuovo.
Una storia che ci fa capire quanto sia importante l’arte nella vita di tutti i giorni perché permette di ricordare anche quando la nostra mente tende a dimenticare, rendendoci immortali.
Addie ha avuto trecento anni per impratichirsi nel mestiere paterno, per ridursi a un pugno di verità essenziali e riconoscere ciò da cui non può prescindere.
E queste sono le sue conclusioni: può rinunciare al cibo (non deperirà). Può rinunciare al caldo (il freddo non la ucciderà). Ma una vita senza arte, senza meraviglia, senza perle di bellezza la farebbe impazzire.
Nessun commento:
Posta un commento