Che c’è di peggio per un chitarrista che farsi distruggere lo strumento, essere scaricato dalla band della quale è il fondatore e scoprire che la sua ragazza lo tradisce?
Probabilmente finire nelle grinfie di una famiglia di bifolchi fuori di testa nei meandri della Maremma toscana.
Ed è proprio quanto accade al timido e imbranato Nico Nebbia, che si ritrova di punto in bianco a imparare che nella vita non basta saper suonare la chitarra, ma bisogna anche saper fare i conti col proprio passato. Anche se è oscuro e doloroso.
In un vortice di tensione e in un crescendo di adrenalina, Nico dovrà dissotterrare i fantasmi sepolti nel proprio passato e ricordare che cosa è accaduto al campo scout cui aveva preso parte quando era solo un ragazzino. Duelli mortali con motociclisti colossi, preti folli, riti ancestrali e scene splatter da film slasher vi accompagneranno con una colonna sonora rigorosamente “pesante” in un viaggio nella provincia più misteriosa.
Questo romanzo è un omaggio alla musica Heavy Metal in tutte le sue sfaccettature, che scorre come un riff distorto tra citazioni da nerd, azione e un umorismo cinico: riuscirete a mantenere la vostra sanità mentale fino all’ultima pagina?
Fu come una pugnalata in petto quel guizzo di adrenalina che lo investì quando Prospero annunciò l’inizio del combattimento.
Era finito il tempo di riflettere, valutare, e lui non aveva saputo farne buon uso, o forse non aveva voluto. Un po’ come quando ci si ritrova dinanzi un compito lasciato in bianco a cinque minuti dal suono della campanella.
Non pensò alla doppietta pronta a far fuoco, e non pensò nemmeno alle «tagliole da uomo» di cui aveva visto gli effetti su Gamba Spezzata. Quel che Nico pensò nell’attimo in cui Testa di Chiodi balzava verso il tronco per afferrare il pennato, fu solo di darsela a gambe.
Scattò di lato, verso il folto degli alberi, e il corpo estraneo nello stivale affondò nella carne del piede reclamando attenzione con una fitta, per poco non inciampò, tuttavia, pur continuando a reggersi in piedi, perse l’equilibrio e fece un mezzo giro, sbattendo la schiena contro un tronco.
«’Un va miha bene così, si parte male! Lo sai che per te finisce presto?» sbraitò Prospero, ma non gli puntò contro il fucile, non ne aveva bisogno: Testa di Chiodi lo aveva già raggiunto. L’energumeno emise un urlo strozzato digrignando la sua dentatura giallastra, si abbassò calando la lama dall’alto verso il basso, nel momento esatto in cui Nico incespicava all’indietro ed evitava di prenderne la punta dritta in fronte.
Il pennato si abbatté al suolo, sollevando sbuffi di ciottoli e terra, poi il biker si drizzò repentinamente in piedi e alzò l’arma al disopra del suo elmetto nazista.
Anche se l’istinto gli urlò di fare qualcosa, il ragazzo non gli diede ascolto e rimase attonito, perché l’impeto di violenza dell’avversario era qualcosa troppo oltre la sua indole. No, Non faceva per lui che le aveva prese da Lorenzo e che non era stato capace di cavarsela contro il Compagnacci.
Non era un predatore, era una preda.
La luce rossastra del sole venne coperta dalla mole dell’energumeno, per un interminabile momento l’unico dettaglio visibile in quella enorme silhouette fu l’occhio bianco, una perla incastonata in una roccia nera.
«Coraggio, tira fuori un po’ di coglioni giovine!» urlò Prospero, un incitamento del tutto inutile, perché Nico si limitò ad addossarsi di più al tronco dell’albero che aveva urtato, la bocca spalancata in un grido silenzioso.
Per un secondo Testa di Chiodi esitò, quasi fosse indeciso se vibrare il colpo mortale o meno. Poi emise un grugnito e fece scattare in avanti il braccio muscoloso. Nico si sentì afferrare per la gola e sollevare, la schiena nuda si graffiò contro la corteccia dell’albero, la vista gli si annebbiò, mentre nelle orecchie gli rimbombava l’eco di un urlo animalesco. Era un verso di vittoria o un atto di accusa per la sua viltà? Magari il biker si sarebbe aspettato un duello fra carnivori, invece gli toccava un’esecuzione di un inerme erbivoro.
In quell’attimo di incoscienza, il corpo di Nico, in maniera del tutto autonoma della sua mente, diede retta alla voce che gli intimava di reagire, allora scalciò con ogni forza che gli rimaneva in corpo.
Giorgio Borroni è nato nel 1977, ha conseguito la laurea in Lettere presso l’Università di Pisa e il diploma in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, dopodiché ha curato e tradotto le edizioni di Frankenstein di Mary Shelley per Feltrinelli e di Dracula di Bram Stoker per Barbera. Ha inoltre tradotto La lettera scarlatta di Hawthorne (Liberamente), Io morirò domani, un thriller di Dawood Ali McCallum edito da Giunti, e ha scritto un manuale di Letteratura Italiana per studenti. Nel campo dei fumetti, ha tradotto graphic novel come Parker, Body Bags, Battlechasers e delle serie manga The legend of Zelda, Warcraft, Starcraft, Vampire Hunter D. Da sempre appassionato della nona arte ha realizzato sceneggiature per alcune realtà indipendenti, mentre come illustratore realizza opere fantasy, horror e di fantascienza che compaiono in numerose copertine di webzine e modella in 3D cravatte texane di genere gotico. Ha insegnato “traduzione del fumetto” in un master universitario a Pisa, tenuto un workshop per la Scuola Fenysia di Firenze sulla letteratura horror e varie masterclass online. Dopo aver conseguito un diploma in Scrittura creativa alla Scuola di Comics di Firenze, ha iniziato a scrivere più o meno regolarmente ed è stato pubblicato in alcune antologie per Dunwich, Les Flaneurs, La Nuova Carne e Catbooks. Dal 2015 a oggi ha prodotto alcuni audiolibri (Midnight Club, Mindlag, Orrore d’Autunno, Hello Darkness, Zombie Mutation), e ha curato alcune rubriche di critica fumettistica su Silicio e Massacro, riviste indipendenti di cultura estrema scifi e horror. Nel 2020 Ater-Pubme ha pubblicato il romanzo horror Il vuoto dentro. In ambito cinematografico ha recitato in alcuni cortometraggi, nel film commedia Go Dante Go Go Go! e nel thriller Negli occhi della preda.
Maggiori info al sito https://www.dark-zone.it/
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