A prima vista, Libro #4
Credete nell’amore a prima vista? Corey/Kori Ellis non ci crede. Tutti i suoi amici si sono ormai felicemente accasati, ma lǝi ha altro a cui pensare. L’amore può attendere, quello che conta al momento è riuscire a sopravvivere allo stage che anticipa la sua laurea. Ma allora perché non riesce a togliersi il suo ex- professore Jeremy Olsen dalla testa? E se la sua non fosse solo ammirazione nei confronti di una mente brillante e appassionata?
Qualunque sia il motivo di quella specie di infatuazione, tuttavia, non c’è niente che Corey/Kori possa fare se non rassegnarsi. Peccato che lo stage di cui sopra lǝ vedrà lavorare alla Phoenix House, un centro giovanile LGBTQI che ha da poco assunto un nuovo direttore; e siccome la vita a volte si diverte a farci lo sgambetto, il caso vuole che detto nuovo direttore altri non sia che un ben noto ex-professore.
Dispostǝ a fare di tutto pur di riuscire a mantenere i rapporti tra loro su un piano strettamente professionale, Corey/Kori commette un errore madornale: chiede aiuto agli amici Sanford Stewart e Paul Auster, che però tendono, come al solito, a fare un po’ di testa loro.
Ambientato durante l’estate del 2016, Dimmi per chз combattiamo è una celebrazione della vita queer e di chi decide di restare fedele a se stessǝ. A qualunque costo.
#prodottofornitodaTriskellEdizioni
Ero molto curiosa di leggere finalmente il libro dedicato a Corey/Kori, ma anche di vedere come TJ avrebbe concluso una serie davvero divertente, ma che ha sempre trattato anche temi difficili sull’inclusione e le diversità di genere.
Da una parte non sono rimasta affatto delusa perché, nonostante le sue quattrocento e passa pagine, questo libro non annoia mai. L’intero clan degli Auster più Sandy e Darren non possono che creare scompiglio e situazioni al limite del ridicolo, ma allo stesso tempo, regalano anche sempre grandi emozioni con tutto l’amore di cui sono capaci. Inoltre, Corey/Kori fa anche da tramite con un’altra amatissima serie di Klune, Bear Otter and The Kid, in quanto è statə con Ty e con lui ha mantenuto un bellissimo rapporto di amicizia. D’altro canto, però, la componente di romance vero e proprio di questo libro è un po’ relegata in secondo piano. Il background di queste vicende è l’estate del 2016 quando in America c’era forte incertezza dal punto di vista politico con le presidenziali a breve e la fine “dell’era” di Obama. Klune ha insistito molto sul clima politico di quel periodo e su come abbia influenzato la comunità LGBT. La Phoenix House dove Corey/Kori va a lavorare non offre solamente il modo di approfondire il rapporto con Jeremy, ma è soprattutto il luogo dove si seguono le vicende di giovani queer e si vanno a respirare i loro dubbi, le incertezze e tutto quella che rappresenta essere giovani e sentirsi “diversi”.
Le vicende personali di Corey/Kori sono fortemente intrecciate a quelle del clan Auster e dei giovani queer del centro in cui lavora. L’instaurarsi si un rapporto di amicizia con Jeremy, il suo ex professore per cui si è presə una cotta, ed il suo scoprire nuovi lati di lui così da desiderare di approfondire ciò che è nato tra loro, è solo una piccola parte di ciò che viene narrato in questo libro.
Il pov è completamento affidato a Corey/Kori e alla sua follia degna di un membro onorario della grande famiglia Auster, ma a mio parere ciò ha penalizzato il personaggio di Jeremy che, a conti fatti, è poco più di un personaggio secondario.
Insomma, una lettura caldamente raccomandata con cui si ride a crepapelle, ma dove non mancano anche forti emozioni e temi seri come l’importanza di accettare sé stessi, l’inclusività e i diritti LGBT. Ammetto che sentirò la mancanza di tutti questi personaggi che hanno sempre saputo catturare il lettore con la loro genuinità anche se molto sopra le righe.
Credi che le parole abbiano il potere di ferirmi? Ne ho già sentite di tutti i tipi. Chiamarmi scherzo della natura non dice nulla di me, ma dice tutto della persona che usa le parole come se fossero armi.
“Troppe persone non mi vedono per quello che sono.”
“Lo so,” risposi. “Fidati, ti capisco.”
Lui annuì di nuovo.
“Tu però sì. Forse più di chiunque altro. Perché?”
“Avevo i miei migliori amici. Avevo la mia famiglia. Avevo l’amore della mia vita. Mi ero battuta pe
ottenerlo. Ogni pezzo. Ogni parte. Immaginavo che lə me diciassettenne sarebbe statə orgogliosə della persona che ero diventatə.”
Quando TJ Klune aveva otto anni, prese una penna e un foglio e cominciò a scrivere la sua prima storia (che risultò essere la sua personalissima versione epica del videogame Super Metroid. Non pensava che il gioco finisse in maniera adeguata e voleva offrire la sua visione; purtroppo, non ha mai ricevuto risposta dalla casa produttrice). Adesso, due decadi dopo, il cast di personaggi nella sua testa si è molto ingrandito, il che va anche bene, perché TJ è diventato uno scrittore a tempo pieno e può dedicare loro tutto il suo tempo.
Da quando ha cominciato a essere pubblicato, ha vinto il Lamba Literary Award per il miglior romance gay, ha combattuto contro tre leoni che minacciavano di attaccare il suo villaggio ed è stato scelto da Amazon per aver scritto uno dei migliori libri LGBT del 2011.
Uno di questi avvenimenti non è vero.
(È la storia del leone. Quella non è vera).
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