«Tu
l’hai trovato? Il tuo posto nel mondo, intendo» domandai a mia volta.
«Pensavo
di sì, ma mi sbagliavo.»
Abbassai
lo sguardo, in difficoltà. Lui mi sollevò il mento con le dita, perché lo
guardassi. «Jolene...»
E
io lo feci, lo guardai, sentendomi persa nel suo universo privo di luce eppure
così abbagliante.
«Vuoi
che me ne vada?»
Scossi
la testa. Certo che no! «Sono felice che tu sia qui.»
«E
allora smettila di fare la stronza e baciami.»
Non mi diede il tempo di non fare la stronza o di baciarlo di mia iniziativa. Lo fece lui, senza aspettare il mio consenso. Non ce n’era bisogno. Il mio cuore, i miei tremiti, i miei occhi. Tutto di me lo stava implorando di baciare le mie labbra, di stringere forte il mio corpo, di farmi sentire viva.
Quando
Jolene Davis, giovanissima vedova di venticinque anni dai modi alquanto ruvidi,
chiede a Rhys Aglukark, l’aitante fotografo dello star system proveniente da
New York, di scattarle delle foto per un appuntamento al buio, non avrebbe mai
creduto di finire dentro a un vortice di passione e di sensualità. In poco
tempo, si innamora perdutamente di quell’uomo misterioso e sfrontato, che pare
trovarla bella nonostante la cicatrice che le deturpa il volto e che le ha
fatto perdere fiducia negli uomini. Sembra tutto perfetto fino a quando non si
scoprono le carte nel complicato gioco dei sentimenti, fino a quando questo
gioco non diventa un massacro. Un avventuroso viaggio in completa solitudine a
bordo di un camper, porterà Jolene a riconquistare quella forza e quella
consapevolezza per essere di nuovo padrona della sua vita.
Jolene Davis è una giovane donna cresciuta molto in fretta, la vita non è stata clemente con lei, sposatasi a diciotto anni ha scoperto ben presto, più che le gioie, i dolori, e quelli atroci, del matrimonio. La passione dei primi anni svanisce in fretta e al suo posto solo violenze quotidiane e dolore profondo. Stuprata e picchiata in continuazione e perfino sfigurata, Jolene subisce in silenzio le furie di un marito costantemente ubriaco e malato. Quando la morte lo coglie improvvisamente, l’incubo svanisce. Tuttavia è quasi impossibile dimenticare il dolore patito, i segni lasciati sulla faccia sono un promemoria indelebile, un tratto distintivo che la marca non solo in superficie ma anche e soprattutto in fondo all’anima. Jolene non ha più sogni né aspettative, la sua vita è semplice e triste, ha un lavoro e un’amica cara e nulla più.
Poi
arriva Rhys, l’affascinante fotografo newyorkese dall’aspetto esotico e dallo
sguardo antico, il mezzo sangue libertino già conosciuto e apprezzato in
PLAYING TIME, e tutto cambia per entrambi. Jolene rimane abbagliata dalla
sicurezza con cui Rhys lavora, la sensualità che emana quando domina la scena.
Rhys è ammaliato dalla sua bellezza e dalla sua indole ribelle.
«Io sono Jolene. Ma tutti mi chiamano
Joy.» Non specificai il fatto che mi chiamano “Joy”, Gioia, in modo ironico
visto che sorridevo raramente e parlavo poco.
La
storia è ambientata a Woodstock, fuori quindi dal caos della metropoli, ed è
divisa in due parti che definirei asimmetricamente simili per quanto riguarda l’evoluzione
dei due personaggi. Nella prima parte conosciamo Jolene e il suo calvario, una
donna distrutta e rassegnata, e ritroviamo Rhys che al contrario, è l’uomo esperto,
il donnaiolo amante del sesso estremo. Due persone diverse dunque e lontane
anni luce che però finiscono per fondersi alla perfezione. Jolene è
affascinata, oltre che dall’aspetto, dalla sua capacità di vedere oltre il
visibile, di entrarle dentro, di scandagliarle l’anima.
Non era uno di quegli uomini che non
ti guardavano mai in faccia. Al contrario, lui fissava, era in grado di
scandagliarti i pensieri con quello sguardo, di stritolarti l’intestino, di
farti sigillare le cosce con il cuore in affanno. E ora mi stava torturando con
quelle iridi che parevano due pozzi privi di luce, lontane, imperturbabili.
Rhys,
dal canto suo, è attratto dalla semplicità apparente della ragazza e dalla sua
bellezza interiore. Da esperto conoscitore delle donne e delle persone in
generale, pur non conoscendo ancora la sua storia, comprende subito l’esistenza
di un disagio. Jolene ha bisogno di
aiuto e lui è pronto a darglielo. Rhys sa toccare le corde giuste, con passione
si dedica a lei, la rispetta e allo stesso tempo la rende libera di lasciarsi
andare sia di fronte all’obiettivo della macchina fotografica, sia in camera da
letto.
«Innanzi tutto il sesso non è mai
solo sesso. Se dici così vuol dire che non hai mai fatto sesso in vita tua. O
almeno, non come dovrebbe essere fatto. Non dubito che il tuo Bobby ti abbia
scopata quando era ancora vivo. Dico solo che non avesse la minima idea di come
gestire una donna come te.
Per la prima volta dopo tre anni Jolene si fida di nuovo di un uomo, Rhys è la sua ancora di salvezza alla quale può aggrapparsi e riemergere da quella melma fangosa e triste fatta di timori e insicurezze in cui era precipitata dopo il matrimonio. Per tenere a bada il suo senso di colpa, Jolene si è annientata, si è nascosta dietro indumenti informi e coprenti diventando anonima e noiosa. Sotto la guida sapiente di Rhys, invece, ritrova se stessa.
Mi sentivo femminile, sexy, libera
dal senso di colpa, dalla vergogna. Mi sentii donna. Mi sentii sensuale,
attraente.
La
libertà è eccitante ma lo è ancora di più la consapevolezza di poter a sua
volta essere desiderata.
Avevo assunto nella mia testa un’aria
di sfida ed era ciò che era emerso da quello scatto. Ero io, fiera di essere
nuda, fiera di essere donna, fiera di essere sopravvissuta. Si vedevano
chiaramente le due donne che ero: la vittima e la guerriera.
Jolene
chiede solo una seconda possibilità, poter recuperare il tempo perduto perché
crede di essere pronta a vivere esperienze tipiche della sua età. In realtà non
è così, lei infatti non è una ragazza normale, la violenza, le cicatrici sulla
faccia, l’allontanamento dalla famiglia costituiscono un bagaglio troppo
pesante per poterlo mettere da parte con leggerezza. Inoltre avendo già
sofferto abbastanza, preferisce chiudere gli occhi davanti alle difficoltà. La
presenza di Rhys al suo fianco è terapeutica a questo punto, perché le dà
speranza. Rhys e Jolene sono fatti per stare insieme. Nonostante la buona
volontà, però, gli sforzi profusi per essere felice sembrano inutili, e l’amore
non basta. Jolene e Rhys appartengono a due mondi diversi, a due concezioni di
vita differenti anche se non incompatibili. Jolene non è pronta a fare il salto,
il suo senso di colpa non glielo permette e Rhys non può far altro che
lasciarla andare, seppur a malincuore.
«L’amore non è un gioco.» Mi resi
conto troppo tardi di aver parlato di amore, come se fosse scontato che tra noi
ci fosse quello e nient’altro.
«A volte sì, può esserlo. Ci sono
mosse e contromosse, ci sono strategie, alleati e avversari. L’amore è il gioco
più difficile che esista, Jolene. A volte può essere anche un gioco al
massacro.»
Nella
seconda parte della storia assistiamo alla presa di coscienza di Jolene la
quale finalmente prende coraggio e parte alla ricerca di se stessa. Sola è
ormai forte abbastanza per cominciare la nuova avventura che la porta a
crescere in tutti i sensi. Lontana da Rhys sa cavarsela bene, fa nuove
esperienze e sembra completamente in grado di cavarsela. Il viaggio rappresenta
dunque la rinascita. Mentre per Rhys la lontananza da Jolene risulta deleteria.
Ora è lui ad aver bisogno di aiuto.
Non
nascondo che vedere la sua fragilità mi ha spiazzato. Mai avrei pensato che un uomo
come Rhys potesse essere così emotivamente e psicologicamente debole e che l'amore e i segreti potessero contribuire a sgretolare l'immagine di uomo forte. Ma forse è proprio questo a renderlo così affascinante. Anche nel suo caso la guarigione arriva solo dopo una piena
consapevolezza dei propri limiti.
La
storia è davvero toccante, sia per l’attualità dei temi narrati, sia per la
complessità dei personaggi la cui “asimmetria” (lasciatemi passare il termine),
caratteriale le rende meravigliosi e sicuramente unici. Per rinascere e vivere
il sentimento al meglio, Jolene e Rhys devono prima di tutto recidere i vincoli
con il passato, costruirsi un nuovo presente e guardare al futuro con speranza.
Eravamo noi, nel presente, finalmente
senza più carte nascoste, senza bluff, senza strategie.
Faccio un appunto: anche senza l’epilogo il romanzo poteva dirsi completo. Era chiara la presenza del lieto fine e forse proprio perché era proiettata al futuro, sarebbe stata più azzeccata. Aldilà di questo però, devo ringraziare Moloko Blaze per averci regalato una storia diversa, emozionante e originale.
Consigliatissimo!
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