mercoledì 10 maggio 2017

TUTTO L’AMORE CHE MI MANCA di Emily Henry


L’estate nella sua piccola città del Kentucky, prima di partire per il college, sembra trascorrere per Natalie nel migliore dei modi. Almeno finché la ragazza non comincia a vedere cose strane. All’inizio sono solo delle fugaci visioni: la porta di casa è rossa invece che del solito colore verde, al posto di un negozio di fiori appare un asilo nido. Quando la città scompare per ore e al suo posto compaiono dolci colline e animali che pascolano, Natalie deve però ammettere che qualcosa non va. A un certo punto riceve anche la strana visita di un personaggio che lei chiama Nonna, che le dice: «Hai tre mesi per salvarlo». La notte successiva, sotto le luci del campo da football del liceo, Natalie incontra un bellissimo ragazzo di nome Beau, e allora è come se il tempo si fermasse e non esistesse più nulla. Nulla, tranne Natalie e Beau.


Natalie – Nat – Cleary ha diciotto anni: capelli corvini e occhi castani, pelle scura e un viso squadrato dagli zigomi alti. Una nativa americana, adottata da una famiglia benestante quando aveva solo undici giorni.  Vive a Union, in Kentucky e si appresta a vivere le ultime settimane in città prima di partire per il Rhode Iland e frequentare la Brown. Quando la donna che è andata a trovarla sin da quando ha sei anni –  che lei chiama Nonna – torna dopo tre anni di silenzio, proprio la notte prima dell’ultimo anno di liceo portando con sè un’inquietante comunicazione il mondo di Natalie si ribalta:  deve cercare la dottoressa Alice Chan perché ha tre mesi per salvarlo.
«Sì, capisco», rispondo io sperando di calmarla, ma è una menzogna. Adesso sono davvero spaventata, e avrei bisogno che lei tornasse a essere la Nonna che conosco da sempre, così io potrei rimettere i panni della bambina che ha paura del buio. «Bene». Mi accarezza una guancia. «Bene, perché hai solo tre mesi». «Ma di cosa stai parlando...».
Non sa chi, non sa come e non sa perché, eppure sa di non poter fare orecchie da mercante e dimenticare le parole dette dall’anziana pellerossa. A causa sua i genitori hanno voluto che andasse in terapia e seguire un percorso: la terapia EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) aveva liberato Natalie da Nonna e dalla presenza di tutti quelli che negli anni si erano presentati alla ragazza, ma a caro prezzo. L’abbandono di Nonna, proprio nel momento in cui ne aveva più bisogno, l’ha spinta ad allontanarsi da tutto e tutti, addirittura dal Kentucky, tranne da Megan, l’amica del cuore.
[…] il problema era com’ero diventata io: per anni avevo svolto delle attività che non mi interessavano, riso di battute che mi infastidivano, partecipato a feste che non mi divertivano solo perché ero convinta che per essere felici fosse essenziale essere come tutti gli altri abitanti di Union. E quando smisi di impersonare quel ruolo, io e Matt cominciammo ad allontanarci. Purtroppo però la mia decisione di chiudere la storia prima che la situazione precipitasse ci ha condannati a vivere in un perpetuo, benché tollerabile, limbo.
Lasciato il fidanzato Matt e la danza, Natalie inizia ad avere delle visioni: cose che sa essere in un certo modo diventano diverse ai suoi occhi, le persone spariscono, la casa in cui abita è diversa, la sua stanza è diversa e, presto, anche le persone lo diventano.


Beau Wilkes ha gli occhi scuri, i capelli lunghi, le labbra carnose e il fisico da giocatore di football. Porta sulle spalle un bagaglio emotivo non indifferente, eppure quando le sue dita sfiorano i tasti del pianoforte, riesce ad essere esattamente dove vuole. È proprio nell’aula di musica del liceo di Natalie che la vede la prima volta e non riesce ad andare via. Anzi, ogni occasione diventa quella giusta per stare insieme a lei. Ben presto i due scoprono di avere qualcosa in comune. Beau, che aveva sempre creduto di essere pazzo, capisce che Natalie vede le stesse cose che vede lui, ma c’è molto di più. 

«D’accordo. Vuoi davvero sapere perché sono venuto qui, Natalie?», mi domanda. «Perché ho sempre pensato di essere fuori di testa e invece adesso so che non lo sono, che non sono solo. E sarebbe una cosa meravigliosa, se non fosse che l’unica persona che vede ciò che vedo io è l’amore della vita del mio migliore amico, e non ho la più pallida idea di come comportarmi».

E, molto presto, i nodi vengono al pettine. Tra parabole e vecchie leggende indiane, tra passato e presente, tra presente e futuro, tra ciò che vorrebbero e ciò che avranno, tra perdite e sollievo, prende vita una storia scritta benissimo, piena di sentimenti e di attese, raccontata dal punto di vista di Natalie e che ci porta quasi ai confini della realtà.
«Io e il mondo siamo molto meno complicati di quello che pensi, Natalie. Non voglio dire che sceglierei te. Dico solo che se sapessi di poter costruire una sola veranda in tutta la vita, vorrei che fosse la tua, e se dovessi scegliere un’unica persona da non ferire o non deludere, sceglierei te». Gli prendo il viso fra le mani e lo bacio, lentamente, profondamente, lui mi cinge con le braccia e mi fa salire su di sé. «Anch’io ti vorrei qui. Ti vorrei qui in qualsiasi versione del mondo», gli sussurro, piegandomi su di lui.

In genere attendo solo pochi minuti prima di mettere mano alla recensione di un libro appena concluso. Per quanto concerne Tutto l’amore che mi manca,  però,  ho atteso qualche ora: il tempo di metabolizzare, trovare le parole giuste per tentare di darvi anche solo un’idea di ciò che è questo libro. Non è un semplice Young Adult. Non è la storia di due ragazzi che si incontrano al liceo, litigano un po’, infine si amano ma hanno i soliti problemi dovuti a terze persone (famiglia/ex fidanzati/traumi vari ed eventuali) e alla fine l’amore trionfa. No. Se vi aspettate questo, allora non dovete leggerlo. Leggetelo se avete voglia di entrare in un mondo (o forse più mondi?) in cui lo spazio e il tempo si dilatano e due giovani si ritrovano per caso, tra uno sfarfallio e l’altro dell’ambiente circostante e si scoprono innamorati, pur non avendo idea di cosa riserverà loro il futuro e, soprattutto, se lo avranno un futuro. Lo so, vi sembrerò criptica e mi rendo conto che le mie parole non sono esattamente comprensibili. Il punto è che non è possibile spiegare senza rivelare ciò che mi auguro abbiate voglia di scoprire da sole. Vorrei potervene parlare, chiedervi cosa vi ha lasciato, cosa avete pensato, come vi siete sentite dopo aver letto l’ultima pagina. Vorrei davvero, per questo spero che decidiate di leggere Tutto l’amore che mi manca e aver pazienza di arrivare al capitolo 31. La prima parte è un po’ lenta in verità ma vi assicuro che quando arriverete a metà libro metterete tutti i tasselli del puzzle al loro posto e alla fine… Beh, alla fine mi direte voi cosa pensate.


Emily Henry ha studiato scrittura creativa allo Hope College e al New York Center for Art & Media Studies. Oltre a scrivere, lavora come correttrice di bozze. Vive tra l’Ohio e il Kentucky. 




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