Danny
Marshal ha sempre vissuto la vita al massimo, ma il suo aspetto androgino è
solo una piccola parte di ciò che è. Una sera, al party di una confraternita,
incontra Lance Lenard, giocatore di football e apparentemente etero. Lance è
scioccato quando si trova immediatamente attratto dal lato femmineo di Danny: è
felice di essere l’oggetto dei primi esperimenti omosessuali dell’atleta,
almeno finché Lance non inizia ad avere difficoltà con il fatto che, nonostante
l’apparenza, Danny è un uomo.
Per tutta la vita Lance si è concentrato sul suo obiettivo
di entrare a far parte della National Football League. Sa che quel sogno
verrebbe infranto se qualcuno venisse a conoscenza del suo piccolo segreto.
Anche se Lance è arrivato a desiderare il tocco di Danny, non vuole dare al
ragazzo ciò che egli desidera: un compagno orgoglioso di amare con ogni
sgargiante e sarcastica cellula del suo corpo.
Amo
particolarmente le storie un po’ sofferte, quelle dove l’amore stenta a
trionfare subito, dove l’happy end va guadagnato. Qui però mi è un mancata
l’emozione che tali storie suscitano di solito. La trama è scontata e
l’autrice, secondo me, non è riuscita a caricare di abbastanza pathos la
vicenda. Mentre il personaggio di Danny, voce narrante delle vicende, è molto
ben caratterizzato nelle sue eccentricità, Lance l’ho visto un po’ spento. Le
sue paure, il suo sentirsi attratto da Danny contro la propria volontà, il suo
desiderio di realizzare il sogno di diventare giocatore professionista, sono
tutte cose lasciate trapelare vagamente, mai abbastanza approfondite.
L’atteggiamento di Lance, il suo tira e molla, sarebbe potuto risultare
maggiormente sensato se si fosse spesa qualche parola in più nel sondare i suoi
problemi e le sue incertezze. Va bene l’amore soffocato per necessità della
società (non lo farei mai, ma posso capire), ma dopo tre anni di silenzio
completo i due si rivedono e trac! Via come se niente fosse successo? Ok, la finzione
da romanzo, l’amore epico mai sopito, ma tre anni sono difficili da cancellare
in quarantotto ore.
Al di là di tutto ciò la storia è scritta bene, molto
scorrevole ed assolutamente una lettura che intrattiene piacevolmente. Insomma
una storia banale, ma che non risulta mai noiosa. I dialoghi sono frizzanti ed
il personaggio spumeggiante di Danny è riuscitissimo anche se in una coppia una
sola metà non basta a riempire l’intera storia.
“Mi piace vivere a New York e non ho in programma di andarmene. Mi piace che tutti i miei amici, le persone con cui lavoro, la ragazza della caffetteria all'angolo, e il dannato ragazzino di McDonald’s sappiano che sono gay perché il mio ragazzo non aveva paura di tenermi la mano in pubblico. Saresti così coraggioso?”
Silenzio.
“Stai ancora ringraziando Dio, Lance? Sapere che sono innamorato di te, sapere quanto questo mi sta distruggendo, quanto ti ferirà quando me ne sarò andato di nuovo, ti fa stare meglio?”“Lo so e non è giusto. Amare qualcuno non dovrebbe essere una tale sofferenza. Voglio dire, sarebbe una cosa diversa se fosse successo qualcosa alla persona che ami e questa se ne fosse andata per sempre. Ma sapere che chi ami è là da qualche parte, che prova le stesse cose che provi tu ed è infelice perché non si sta insieme… Beh, non ha nessun senso. È stupido e basta.”
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