L’universo è una
palla stroboscopica che tengo nel palmo della mano.
Ash Winters, ex
giovane promessa della scena letteraria britannica e ora scrittore cronicamente
depresso di romanzi pulp, ha rinunciato all'amore, alla speranza, alla felicità
e soprattutto a se stesso. Trascorre la vita nell'attesa della successiva
ricaduta, tormentato dal fantasma delle aspettative altrui.
Poi, un incontro
casuale a una festa di addio al celibato lo getta tra le braccia di Darian
Taylor, un aspirante modello dell’Essex che vive in un mondo fatto di gel per
capelli, abbronzature artificiali e sfilate. Per sua stessa ammissione, Darian
non è certo un campione d’intelligenza, ma sa preparare un eccellente pasticcio
di carne e riesce a far ridere Ash, ricordandogli cosa significa travalicare
gli opprimenti confini imposti dall'ansia.
Ma Ash vive all'ombra di se stesso da così tanto tempo che non è capace di vedere la luce
oltre lo scintillio. Può un uomo che non ha fiducia in se stesso credere nella
felicità? E come può un uomo che non crede nella felicità lottare per ottenere
la propria?
L’intera
storia è narrata dal punto di vista di Ash, uno scrittore affetto da
bipolarismo, maniaco depressivo e con disturbi d’ansia, insomma una persona per
nulla facile.
Quindi non è facile nemmeno il modo in cui ragiona e lo scrittore
è riuscito molto bene a rendere la strana realtà che percepisce, con intrecci
di parole e strane metafore.
Ash vive quasi segregato in casa, esce solo per
eventi programmati e preparandosi in anticipo. Niall, un amico ed ex di lunga
data che gli vuole molto bene, lo trascina all'addio al celibato di un amico
comune e trac! Ash perde la testa per il suo “pirata di lustrini” Darian.
Non
sa spiegarselo nemmeno lui perché rimanga folgorato da questo ragazzo
assolutamente sopra le righe, dalla parlata strascicata dell’Essex e dal
colorito arancione dato dall'abbronzatura artificiale. Fatto sta che, senza
rifletterci troppo, va a casa con lui per una scopata epica. Tutto dovrebbe
finire lì, ma ovviamente non è mai così. Non è però nemmeno facile perché Ash,
nonostante la sua psicosi, è un uomo molto colto, che si veste sempre in giacca
e cravatta e che non ama mischiarsi alla gente.
Darian invece è l’esatto opposto:
vorrebbe fare il modello, non è particolarmente intelligente o sveglio, si
veste in modo eccentrico ed appariscente, ma ha un cuore enorme, è un ingenuo
che crede nelle seconde possibilità. Insomma una coppia che apparentemente non
avrebbe nulla in comune, ma che, pagina dopo pagina, ti fa ricredere e ti fa
sperare che per tutti possa esserci un lieto fine.
Una lettura
molto scorrevole, assolutamente raccomandata e diversa dal solito. Non è
affatto una commedia romantica, fa riflettere molto sulla malattia di Ash e su
come la nostra società sia lesta ad additare le persone che non sono
considerate “all'altezza” senza tener conto di tutto il loro background.
Da leggere
ed apprezzare.
«Non ti rendi conto, vero? Si tratta
di convivere con questo problema, o con l’eventualità che possa manifestarsi,
ogni giorno. Pensi sul serio che uno come te possa riuscirci?»
«Non lo so.» Darian scrollò le
spalle. «Magari non ha niente a che fare col conviverci o non conviverci.
Magari ha a che fare col volere stare con una persona.»
«Sei così maledettamente ingenuo.»
Darian si alzò in
piedi. Era più alto di Niall e cupo in volto. «Non credo di esserlo. Credo che
tu ne sei convinto solo perché non la penso come te.» Fece una pausa. «Ecco
cosa penso.»
«Non lo
so. Senti, bambi, lo so che pensi che sono un po’ superficiale, e probabilmente
lo sono, a essere onesto, ma non penso che sarà facile, e non penso che andrà
sempre tutto bene. Ma anche se non andrà sempre tutto bene, mi sta bene uguale,
perché le cose non vanno sempre bene, è così che funziona. E penso che comunque
non ha senso preoccuparsi per cose che magari non succederanno mai.»
«Oh, Dio,» mugugnai. «È
tornato il saggio Yoda.»
Al diavolo
le rinunce. Non importava che il mio fosse un gesto egoistico o disperato,
avrei lottato per Darian. Non avevo aspettative di successo, ma avrei comunque
tentato con tutte le mie – esigue – forze.
Per Darian e per me stesso,
per il mio diritto di provare e per il suo diritto di avermi, e perché lo
volevo. Sapevo che mi avrebbe respinto e sapevo sarebbe stato doloroso, ma,
nonostante tutto, quel seme senza nome stava comunque germogliando, risoluto e
rigoglioso, nel cuore di un giardino chiuso da tempo.
«Forse ti
amo. O potrei amarti. O potrei arrivare ad amarti.» Avvertii un brusco
capogiro, come se fossi sul punto di svenire o se stessi perdendo sangue dal
naso. «Occhessoio.»
«Oh,
bambi,» disse Darian sorridendo, «sei un sacco romanico.»
Rimasi a fissarlo, stordito
e terrorizzato. «Oh, Dio. Allora è vero. Mi sa che ti amo. Ti amo sul serio.»
Risi, non senza una punta di isteria. «Ti amo.»
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