Geena, appartiene ad una famiglia di potenti streghe di antiche origini. Fin da piccola è perseguitata da un incubo, che torna prepotentemente ad alloggiare le sue notti dopo l'inaspettato incontro con il carismatico Orpheus, leader di una band rock molto famosa in tutto il mondo.
Orpheus ha un oscuro passato e capovolgerà la vita della giovane donna.
Grazie a lui Geena si riunirà alla madre che non vede da dieci anni. Scoprirà di essere l'unica sopravvissuta di un parto gemellare e che sulla sua testa pende un'antica profezia legata al bracciale ed al libro di poesie, ricevuto in eredità dalla nonna.
Orpheus é il primo libro di una trilogia fantasy/gotico.
«Siamo di nuovo sulla strada. Quando ho scelto di fare questo mestiere non immaginavo che la vita da nomade sarebbe stata così snervante. Girare il mondo, essere riconosciuto e desiderato da tutti, chi non lo vorrebbe! Invece, convivo ogni giorno con il senso di vuoto, con quell'incompletezza che mi assale alla fine di ogni concerto, nonostante i sorrisi e le battute. Mi manca casa mia, mi manca il mio letto, i miei spazi, una persona stabile con la quale dividere la mia esistenza. La musica è la mia vita non so fare altro, ma questa decisione sta avendo delle conseguenze che non avrei mai immaginato. Che brutto scherzo del destino essere circondato da migliaia di persone che ti adorano e sentirsi la persona più sola al mondo.
E mi vedo di nuovo in bilico su quel baratro, con gli incubi del mio passato, che provano a spingermi dove non voglio più andare, laddove l'energia non mancava mai...ed è dura resistere a certe tentazioni. Mi chiedo chi fu l'imbecille che disse che il tempo è la soluzione a tutto, che il tempo cura ogni ferita, non ho mai sentito stronzata più grossa. Le ferite si curano sì, ma le cicatrici rimangono, non le vede nessuno al di fuori di te, ma ci sono, pronte a ricordarti quello che vorresti dimenticare con tutto te stesso. Rimangono appiccicate all'anima nonostante ti illudi del contrario.»
Era una bella giornata, completamente in contrasto con l'umore di Orpheus.
Il panorama scorreva velocemente sotto i suoi occhi e, nonostante fosse passato per quei luoghi tante volte, non ricordava nulla.
Giunse il momento più emozionante del concerto. Orpheus prese la chitarra acustica: aveva una Ibanez. La accordò tenendo il plettro fra le labbra e quando fu pronto sorrise.(...) Gli occhi di Orpheus si posarono nuovamente su di lei che, improvvisamente, sentì una inspiegabile connessione fra loro due. Tutto intorno sembrò scomparire, le distanze sembrarono accorciarsi e Geena si arrese alla forte emozione che quella canzone le trasmetteva e non riuscì più a trattenere le lacrime, che iniziarono a scendere come un fiume in piena. Silenziosamente ringraziò l'inventore del mascara waterproof. Il suo trucco non si sciolse facendola sembrare la brutta copia di una vecchia bambola di porcellana. Lui le sorrise di nuovo, come se le avesse letto il pensiero e come per farla tornare fra il pubblico in delirio, consapevole dello scambio energetico appena avvenuto fra loro.
Geena, tremante e confusa, non riuscì a capire cosa fosse successo davvero. Aveva forse immaginato tutto?
Geena era di fronte a una Torre che sapeva di conoscere, anche se non capiva in che paese si trovasse e come ci fosse arrivata. Camminava incuriosita dalla luce che quel luogo emanava, era guidata da una dolce voce maschile che le sussurrava; “Vieni, vieni da me, apri quel cancello. Non puoi sfuggire al tuo destino...”
Come ipnotizzata da quel richiamo, che sembrava musica per le sue orecchie, aprì il cancello che si innalzava di fronte a lei. Avvicinandosi notò che la torre era un edificio isolato e, quello che da lontano le era sembrato un giardino, in realtà era un cimitero. Si guardò intorno incredula, la luce che aveva intravisto in precedenza era scomparsa. Era un posto di pace e tranquillità, Geena aveva sempre amato i cimiteri, ma, come iniziò a camminare, notò che le tombe erano state abbandonate da tempo: fiori secchi e senza vita le adornavano, le pietre tombali erano state spezzate come se fossero state violate o fossero cadute vittime di una incontenibile ira. Quello che da fuori le era sembrato un bellissimo giardino in realtà era composto da rovi e cespugli. Cercò di spostare un ammasso di spine da una delle lapidi, l'unica che aveva catturato la sua attenzione, perché possente e più grande di tutte le altre. Voleva leggere il nome del proprietario o la data, ma si ferì con le spine. Il sangue iniziò a scivolarle dalle mani, calando sulla lapide che lo assorbiva come se la pietra stessa fosse viva e si nutrisse di quel nettare color rubino che sgorgava ininterrotto dalle ferite di Geena. Si strappò un pezzo dell'abito bianco che indossava e si fasciò la mano. Un abito inusuale per lei che non indossava mai il bianco. Alzando lo sguardo verso una delle finestre semichiuse della torre in cerca di conforto, percepì una sensazione tutt'altro che confortevole. Un’ombra la stava osservando e a quella vista le mancò il respiro. Cercò di fuggire, camminando su quello che era rimasto del sentiero che attraversava il cimitero, sentiva l'urgente bisogno di uscire da lì al più presto. Quando si voltò nuovamente verso la torre, ormai circondata da una densissima nebbia che si innalzava possente e sinistra, inciampò in una delle lapidi spezzate, cadendo in quella che le sembrò una sconnessione del terreno. Nel rialzarsi capì che era caduta in una tomba vuota. Fu presa dal terrore e cercò di andarsene più in fretta che poteva procurandosi ancora ferite, che tempestivamente cercava di tamponare con altri pezzi del suo vestito, prima che i rovi stessi iniziassero a prendere vita ad ogni goccia che perdeva, ma la fuga fallì e cadde, ormai esausta. Imprigionata dai cespugli si arrese alla morte e alle tenebre che la seppellirono viva.
wow! Grazie! la scelta delle foto non poteva essere piú appropriata fantastico. :)
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