Per Daphne afferrare la mano di uno sconosciuto vuol dire aggrapparsi a una speranza. Perdersi in due occhi scuri che la fissano intensamente vuol dire accogliere la propria libertà.
Per Oliver portare quell’estranea nel suo villaggio vuol dire accettare una sfida che in passato ha perso. Eppure è disposto a rischiare, a provarci ancora.
Mentre Daphne impara a muoversi nella sua nuova vita, Oliver le gira intorno, non abbastanza da afferrarla ma nemmeno troppo lontano da permettere a se stesso di dimenticarne il profumo.
Quando l’amore vince sui dubbi di Oliver la felicità avrà breve durata, perché qualcuno ha deciso di lottare per avere indietro ciò che gli appartiene.
Qualcuno rivuole la sua ninfa.
Questa è una storia d’amore, puro e deviato.
È una storia di violenza e soprusi, di conquiste e di perdite.
A chi gioca quotidianamente al tiro alla fune con i propri
demoni…
In un palazzo sperduto da qualche parte, su questa terra, vive un moderno Barbablù. Circondato da un pugno di ragazze pronte a tutto pur di soddisfare le sue perversioni, si bea sfogando sulle povere giovinette tutto il suo marciume interiore. Kaleb non è solo sadico, è un pazzo furioso, senza un briciolo di umanità a smorzare il lato selvaggio della sua sessualità. Le ragazze sono giunte a palazzo ancora bambine e lui le ha allevate nello sfarzo, riempiendole di doni: ottimo cibo, giochi, trucchi, profumi, gioielli e abiti sontuosi. Una vita da principesse destinata a trasformarsi, al raggiungimento della maggiore età, nel peggiore degli incubi che una donna possa mai immaginare. L’obbedienza e la totale abnegazione nell’esaudire ogni richiesta del “padrone” sia pure la più turpe, non sono semplici parole ma il mantra della vita di Daphne e delle sue sorelle, per questo la protagonista di questo romanzo non riesce a spiegarsi come, un solo piccolissimo atto di ribellione, l’abbia fatta precipitare in un girone dell’inferno, fatto di dolore, fame e solitudine.
Sono circondata dalle tenebre, rannicchiata in un posto angusto e umido che odora di vecchio e di chiuso.
Provo a sollevarmi, per mettermi almeno seduta, ma il mio corpo urla di dolore. Ho le gambe intorpidite per la posizione. Da quanto non cammino? Non so che giorno sia, non so nemmeno che ore siano perché le mie giornate ormai non sono più scandite dai soliti ritmi.
Niente colazione, o pranzo o cena. Niente passeggiate nell’enorme giardino fiorito. Niente chiacchiere con le mie sorelle sotto al portico e con i piedi a mollo nella fontana.
Per me solo buio, silenzio, ogni tanto una ciotola di pane e latte. Ma da quanto Malcolm non viene a portarmi da mangiare?
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«Sono bellissimi, grazie» dice con un tono di voce pacato e per nulla infantile. Anzi, è caldo e sensuale.
Le mie antenne si alzano, il suo cambiamento è troppo evidente e ho un terribile sospetto. Non faccio in tempo a pensarci che lei si alza e viene a sedersi sulle mie ginocchia, mi prende le mani e se le mette in grembo, e poi appoggia le labbra sulle mie. Si scosta appena e mi sussurra un grazie così carico di erotismo che basterebbe da solo ad eccitarmi. Se non fosse che ho capito perché lo sta facendo. Le è stato insegnato così, a ringraziare in questo modo per i regali ricevuti.
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«Oliver…»
«Lo so! So quello che vuoi sapere. Sì, penso a vederla nuda e a fare l’amore con lei. Ci penso ossessivamente e, ogni volta che usa quella maledetta vocina infantile che odio, l’uccello mi diventa duro. Ma non posso! Non posso, Cassius. Lei è fragile e si fida di chiunque sia gentile con lei per più di un minuto, e io non voglio che pensi che l’ho portata qui per infilarla nel mio letto.»
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Mi metto in ginocchio sul letto e lo abbraccio forte. Avverto improvvisamente un intenso desiderio di sentire il calore del suo corpo sul mio, voglio spogliare entrambi dei vestiti che portiamo e stringermi a lui facendo aderire ogni centimetro di pelle. Non è una questione sessuale ma più un qualcosa di primordiale, la necessità di liberarmi di tutto ciò che ho di superfluo e di entrare in contatto con lui. Come se, stringendomi al suo corpo nudo, permettessi alla mia anima di uscire libera e sicura e di connettersi con quella di Oliver. Con lui mi sento protetta ma mi capita di provare il bisogno che questa sensazione penetri più in profondità, che mi avvolga da dentro.
Oliver e Daphne si sono finalmente trovati e tutti saremmo portati a pensare a un lieto epilogo e invece no! E’ proprio a questo punto che il romanzo entra nel vivo e prende le sfumature migliori. I fantasmi del passato di Oliver tornano a galla così come l’incubo che è da sempre all’origine della vita di Daphne. La storia si fa complicata e, in un susseguirsi di colpi di scena, i nostri protagonisti iniziano la lenta discesa verso l’inferno. Un’inferno di crudeltà ed odio profondo che non sarà semplice lasciarsi alle spalle. Basterà l’amore vero a sconfiggere la cattiveria, le perversioni e l’invidia che rendono arido il cuore delle persone?
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«Abbassa subito lo sguardo» mi sibila all’orecchio, assottigliando le labbra e affondando le dita nella mia carne.
Eseguo immediatamente il suo ordine, scusandomi per la mia impudenza e cercando di trattenere gemiti di sofferenza.
Le sue dita stanno scavando solchi nella mia vita, con ferocia.
«Questa notte, quando saranno andati tutti via, quando le tue sorelle si staranno svestendo per andare a dormire, tu verrai con me. Sfilerò dal tuo corpo questo abito rosso e lo sostituirò con molti segni dello stesso colore, ti farò urlare così tanto che non potrai parlare per giorni. Sarai il mio capolavoro, farò in modo che il rosso sia il tuo colore.
Di contro l’amore tra Oliver e Daphne è puro e radioso come l’alba in un mattino d’estate: scalda i cuori ed accende la fantasia, abbatte gli ostacoli. Anche l’amicizia è ben rappresentata e, oltre che quella di Oliver, interessanti sono le caratterizzazioni di Cassius e Danielle. Daphne mi è piaciuta meno, anche se l’ambiente in cui è cresciuta, giustifica il suo essere rimasta bimba dentro al corpo martoriato di una donna, tuttavia è un vero peccato che alcuni dialoghi manchino di spessore dando l'impressione di essere stati scritti per riempire le pagine. Anche la struttura della storia avrebbe bisogno di qualche sistemazione, a mio avviso manca il giusto equilibrio fra la parte dark, lo svolgimento delle azioni e l'impatto sulla realtà degli episodi narrati.
Colpisce molto il dualismo fra una parte del romanzo che potrebbe benissimo essere considerata una favola per adolescenti e quella che invece narra delle più crudeli aberrazioni. Un alternarsi di BIANCO e NERO che accompagna lentamente il lettore verso l’epilogo. La lettura di questo romanzo è consigliata se ritenete di essere in grado di assorbire, senza rimanere troppo sconvolte, alcune scene di violenza e tortura. Si tratta pur sempre di un romanzo d’amore e, come ben sappiamo alla fine, il mantra del romance è che l’amore trionfa sempre.
«Ma io ti devo tutto, perché mi hai salvata rompendo le catene che mi tenevano imprigionati il corpo e l’anima.»
Una volta ancora il mio mare turchese si riversa in quelle pozze scure, fiducioso, sicuro.
Cecilia K. nasce a Roma. Vive con il compagno, il figlio piccolo e un cucciolo peloso. Da sempre appassionata di cucina, serie televisive e letture che vanno dal fantasy, al romance, all’horror e all’erotico, ha pubblicato il suo primo romanzo da Self Publisher.
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