Una musica dai toni epici apre lo spettacolo, i tamburi scandiscono il tempo, i fari si accendono sulla platea. Si entra in scena. Gli artisti si preparano, la magia comincia a serpeggiare.
«Benvenuti al Cirque de Marlet, Signori».
Stefan è il Sole che illumina il circo intero.
Il posto che gli ha ridato la vita è per lui il trionfo da un passato senza nome. Nato senza volto, cresciuto senza dignità, trova nei Marlet il suo riscatto.
Finché Nina, una giovane veterinaria, non piomberà nella sua vita. Il destino l’ha messa su una strada lontana dalle sue origini. Gitana. Zingara, per sfuggire a un futuro senza meta.
Lei è il palco che Stefan non ha mai calcato, la pista su cui non si è mai esibito.
Stefan sa come essere selvaggio, come lasciare la propria impronta su una donna.
Nina odia essere toccata, non tollera le mani di qualcun altro su di sé. Gli animali sono per lei più umani degli uomini stessi.
Il circo sarà spettatore del grande spettacolo che metteranno in scena, ma chi sarà a trionfare?
Il leone che salta nel cerchio di fuoco o la libellula che volteggia sul filo della sua vulnerabilità?
Nina è una giovane donna che per sei mesi lavorerà al Cirque de Marlet ricoprendo il ruolo di veterinaria; dall’indole riflessiva ma talvolta impertinente e arguta attira da subito l’attenzione di Stefan, un eccellente acrobata e punta di diamante dello spettacolo, a prima vista arrogante e scontroso… Abituato ad ottenere tutto ciò che vuole, ha fatto dell’autocontrollo il suo pregio più grande.
Entrambi portano sulle loro spalle il gravoso peso di un’infanzia difficile che ha segnato irrimediabilmente la loro esistenza anche se le cause scatenanti e le conseguenze sono differenti; Nina rifugge il tocco umano e riversa le sue amorevoli cure negli animali rapportandovisi come se fossero amici sinceri e fidati, mentre Stefan che ha faticato per guadagnarsi la libertà ora non vuole assolutamente perderla e si trincera dietro ad un atteggiamento baldanzoso pur di non ammettere che quel passato non è stato del tutto accantonato.
Il fuoco che non arde si ricarica sotto la cenere.
Io ero il fuoco.
Ad avvicinare i due c’è l’indiscutibile attrazione fisica che come due poli opposti di una calamita li avvicina senza via di scampo; Stefan desidera Nina con ardore, ma man mano che la conoscenza si approfondisce e le barriere attorno al cuore crollano, verranno alla luce gli aspetti di questo loro vissuto traumatico trasformando questa spinta carnale in un rapporto più intimo e significativo.
Avevo bisogno di uscire dalla zona sicura e addentrarmi in un sentiero nuovo, qualcosa che mi permettesse di trovare un’identità caratteristica, di capire che, oltre la vita fiorata che mi avevano sempre lasciato vivere, c’erano un mondo di emozioni che avrei potuto sperimentare.
Cosa mi ha spinta a leggere “Audace”? Il primo elemento che salta subito all’occhio è la vivace copertina che, associata ad una trama davvero particolare, seminava già le premesse per una lettura interessante e infatti non mi sono sbagliata. Anna G. ha dato vita ad un romanzo apparentemente statico dato che la vicenda è circoscritta all’ambiente del circo - con qualche sporadico flashback sul passato dei due personaggi principali - eppure l’alternarsi dei punti di vista di Nina e Stefan è intrigante; il rischio di scadere sui cliché era dietro l’angolo eppure l’autrice riesce ad aggirarlo con furbizia soppesando le parole da dire in un gioco di vedo\non vedo metaforico aggiungendo anche una componente “avventurosa” a questo contemporary romance. I momenti di interazione tanto tra i protagonisti quanto tra i personaggi secondari avviene attraverso dialoghi rapidi e genuini alternati a scene divertenti, ma anche a momenti più seri, dando modo di rendere più realistica la vicenda… Tuttavia ho un piccolo appunto da fare sulla caratterizzazione dei personaggi, sebbene è proprio dai dialoghi che carpiamo qualche informazione in più su di loro (ad esempio la determinazione di Nina o anche la testardaggine di Stefan) ho avvertito la mancanza di un approfondimento della loro personalità.
Il circo ti accoglieva dentro di sé, una mamma che ti cullava nel suo grembo, si prendeva una parte di te e, qualsiasi cosa avessi fatto dopo, dimenticarsi delle avventure vissute al circo era alquanto improbabile, se non impossibile.
Era vita, e vita ti donava.
La scelta di far muovere il cast dei personaggi nell’ambito del circo è vincente, con pochi semplici tocchi riesce a ricreare davvero quell’atmosfera avvolgente e magica tipicamente circense non tralasciando il “dietro le quinte” di gran lunga più avvincente. I temi tratti sono molteplici, si spazia dal profondo legame tra fratelli, all’amore per la famiglia e i valori che ne conseguono alla crudeltà verso gli animali tenuti in condizioni drammatiche e tanto altro ancora. Il cliffhanger finale è stato un pugno allo stomaco insospettabile che getta le basi per un seguito sconvolgente e io non vedo l’ora di avere tra le mani questo prossimo libro e sapere cosa accadrà adesso.
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