Marylya, bella e vivace principessa del Regno del Nord, deve mettere da parte la sua innata voglia di libertà ed accettare di sposare Mikelle, il principe del Regno del Sud, per rafforzare l'oramai duratura pace tra i due popoli, dopo un passato di sanguinosi conflitti. Il giovane però si rivela spietato e insensibile nei confronti della sposa, e, come se non bastasse, la sorella di Mikelle, Sadyoh, non tarda a mostrare tutta la sua ostilità e antipatia verso Marylya. L'unico ad esserle amico e pronto a sostenerla è Meros, fratellastro di Mikelle, che al fianco della principessa si troverà ad affrontare una battaglia dall'alta posta in gioco: la riconquista della pace tra i Regni.
[…]“Vengo con te, non voglio restare qua!”. Singhiozzavo. Solo lui aveva pagato il prezzo più alto delle mie utopie amorose.
Lui baciò dolcemente le mie lacrime. “Un pezzo del mio cuore sarà sempre qui con te, Mary”.
“Non m’importa se non avrò gioielli, servi e un palazzo. Anche in una piccola capanna di paglia mi sentirò una principessa se al mio fianco ci sarai tu come mio amato principe. Non lasciarmi da sola, ti prego”. Mi aggrappavo ai suoi vestiti. Se li avessi lasciati, lui se ne sarebbe andato. Sapevo che sarebbe andato via per sempre lontano da me.[…]
[…]Una volta chiusa la porta, non c’era più bisogno di nascondere i nostri sentimenti e di fingere. Eravamo soli: io e Meros.
Immediatamente, corsi tra le sue braccia e lo soffocai di baci. Solo il pensiero di poterlo rivedere un giorno, mi aveva dato la forza di lottare fino a quel momento, e adesso avevo una disperata ed esigente voglia di prendermi quello che per tempo, o per uno strano scherzo del destino, era stato così lontano da me.
“Non farlo mai più” continuava a ripetermi Meros tra un bacio e l’altro, e presi dall’impeto del momento, i nostri abiti caddero a terra con la stessa facilità con cui le foglie gialle cadevano dagli alberi in autunno, spinte dal vento.
Entrambi desiderosi di riempire quei mesi così bui e pieni di solitudine, facemmo l’amore sul pavimento della stanza, senza fare in tempo a raggiungere un ambiente più comodo.
Mi annientai completamente, non percependo nient’altro che i baci di Meros sulla pelle, le sue carezze, i suoi capelli tra le mie dita, e i nostri gemiti che riempivano il silenzio.[…]
[…]La canzone parlava di un padre in attesa del figlio non ancora nato, ma al sicuro nel grembo della madre. Il genitore si interrogava sul suo aspetto, una volta che il piccolo avrebbe aperto gli occhi al mondo. Si interrogava sull’emozioni che avrebbe provato nel tenere il figlio tra le braccia, e gli prometteva protezione, sincerità e sostegno in ogni suo piccolo passo verso il futuro. Il padre immaginava di giocare con lui, i suoi sorrisi e l’immenso amore che avrebbe provato. Amavo quella canzone, mio padre la cantava tutte le sere, steso nel letto a fianco a me, mentre mi accarezzava i capelli scuri come i suoi.
Quando riaprii gli occhi, l’espressione del re era diversa, più dolce.
“Molto bella, Tessa” disse, complimentandosi. Con molta probabilità pensava al figlio che la regina portava in grembo: l’erede al trono tanto atteso.[…]
[…]Giunti sulla spiaggia, osservammo il moto ondoso e dopo una breve spiegazione, Noah indicò un punto preciso davanti a noi. Assaporai per qualche istante la sabbia fredda sotto i piedi e poi entrai in acqua. Per un secondo, la temperatura dell’acqua mi diede dei leggeri brividi; comunque, mi distesi sulla tavola e iniziai a nuotare a largo, seguita da Noah.
“Fermiamoci qui!” disse Noah ad alta voce, mettendosi a cavalcioni sulla sua tavola.
Mi passai le mani tra i capelli inumidendoli, osservando il cielo alle nostre spalle. Le stelle erano ormai quasi sparite del tutto, e lasciavano il cielo biancastro del primo mattino venato di arancio e giallo dorato, donando un aspetto incantato alla vegetazione lussureggiante dell’isola. Tornai a guardare la distesa d’acqua davanti a me.[…]
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