Musica.
Topher Manning raramente pensa ad altro, ma il suo lavoro diurno come meccanico
non si sposa esattamente con le sue ambizioni da rock star. Se non troverà un
modo per sbloccare tutte le canzoni che ha nella testa, la sua band si avvierà
presto verso l’oblio.
Poi arriva il festival South by Southwest che, insieme a una
macchina guasta, porta nella sua vita il critico newyorchese Stanton Porter.
Stanton offre a Topher un biglietto per il concerto di Bruce Springsteen, dove
un bacio esitante e le vibrazioni fantasma del cellulare del ragazzo danno il
via a una storia d’amore che promette di andare al di là del possibile.
Credete
nella reincarnazione? Io no, ma credo nell’amore, quell’amore che supera il
tempo, lo spazio e sì, anche la morte. Non riesco a trovare le parole giuste
per rendere giustizia a questo stupendo romanzo. Avevo già largamente
apprezzato questo autore con “Il nulla di Ben” di cui, per altro, qui ritroviamo
molti degli stessi personaggi.
La
narrazione è affidata, a capitoli alterni, a Topher che racconta lo svolgersi
dell’azione nel 2012 e ad un giovane Stanton che invece è immerso negli anni
’80. Loro sono i protagonisti, Stanton lo è in entrambe le epoche e, in parte,
lo è anche Topher stesso. Le vicende del passato riecheggiano nel presente e lo
pongono in una prospettiva più che singolare. Le due storie vanno a braccetto
e l’amore che permea ogni singola pagina, le emozioni che vengono suscitate,
giungono dritte al cuore del lettore. Le parole di Brad Boney sono come musica,
riesce a descrivere una melodia, una canzone, così bene che sembra di sentirla.
L’amore incondizionato per la musica, ogni tipo di musica, è un altro tratto
distintivo di questa bellissima storia.
Non voglio
raccontare nulla della trama, questo libro deve essere letto ed assaporato
lentamente per tutte le sue quattrocentodieci pagine che scorrono così veloci
da far pregare di non giungere mai all’epilogo. Ci si innamora con il giovane
Stanton, si soffre con Huch ed i suoi amici, si Crede con Topher, si viene
assorbiti da una girandola di forti emozioni “condite” con musica d’altri
tempi, la musica che ha cambiato la storia, ma non solo. I Beatles, Bruce
Springsteen, Bob Marley, Simon and Gurfunkel, Carpenters, ma anche i Linkin
Park, Killers, persino i Backsteet Boys... solo per citarne alcuni. Una vera
colonna sonora che diventa parte integrante della trama stessa.
Vorrei solo
che lo leggeste, per quanto possa valere il mio umile parere, è uno dei libri
più belli e toccanti che abbia mai letto nella mia vita. Le recensioni non
possono essere di parte, alla fine, tutto si riduce ad un personalissimo
parere. Certo, si può dire che un libro è scritto bene, ma che la trama è
banale, ma il succo è che quel determinato libro non è piaciuto. Qui invece non
riesco a trovare un difetto, la scrittura è scorrevole, mai pesante,
perfettamente strutturata nonostante i salti temporali. Nulla è lasciato al
caso e tutto è perfettamente armonioso. Un libro completo in ogni sua parte.
Leggetelo,
non dico altro.
“So che vivo la vita come Topher Manning. So
che sto vivendo un’esperienza individuale, lo capisco. Ma so anche che c’è
qualcosa più grande di me, chiamalo Dio, o coscienza collettiva o dannato mostro
fumoso, per quanto me ne può fregare. Tutto quello che faccio e tutto quello
che fai tu – e tutto quello che ognuno di noi fa di continuo – è alla fine un
tentativo di collegare le nostre piccole vite a quel qualcosa di più grande.
Niente crea questa connessione più della musica – non un dipinto, una scultura,
un libro o un’opera teatrale – quindi ecco perché salgo sul palco e canto. Sto
tentando di collegarmi all’universo.”
“Non ho mai fatto davvero nulla
nella mia vita. Tutto quello che ho fatto è scrivere di quello che hanno
compiuto gli altri.”
“Questa è una sciocchezza,” disse
Topher. “La musica è come quegli alberi che cadono nella foresta. Non esistono
se nessuno li ascolta. Tu rappresenti l’ascoltatore.”
Stanton bevve un sorso di birra. “Mi piace
il modo in cui mi vedi.”
Sollevò il bicchiere di succo
d’arancia e disse: “Vorrei proporre un brindisi.” Marvin e Hutch alzarono i
bicchieri. “Al fatto confortante che la strada davanti a noi è più lunga di
quella finora percorsa.”
“Bene, bravo,” disse Marvin. “Al
futuro. Che possa bruciare di luce sfavillante o non bruciare affatto.”
Hutch fece un grosso sorriso a Stanton. “Il
limite è il cielo.”
Hutch annuì. “Ti amo, Stanton. Più dei miei
amici, più della mia famiglia, più della musica stessa. Tu sei la verità pura
della mia felicità. Sì, voglio vivere con te. Avremo una casa nostra, canterò
per te ogni volta che tu lo vorrai e sarà tutto quello che abbiamo sempre
sperato.”
BRAD BONEY
vive a Austin, Texas, la settima città più gay d’America. È cresciuto nel
Midwest e ha frequentato la
NYU. Ha vissuto a Washington, DC, e a Houston prima di
stabilirsi a Austin. Dà la colpa al suo background teatrale per il suo stile di
scrittura, che definisce “dialogo e didascalie”. Il suo primo libro è stato
finalista per il Lambda Literary Award. Crede che la più grande commedia
romantica di tutti i tempi sia 50 volte il primo bacio. Il suo film gay
preferito degli ultimi dieci anni è Strapped. Non ha mai trovato una boy band
che non gli piacesse.
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