Lennie, 16 anni, ha sempre vissuto dietro le quinte, ben contenta di lasciare le luci dei riflettori alla sorella maggiore Bailey. Così, quando quest'ultima muore all'improvviso, Lennie si ritrova scaraventata in un mondo di cui non ha mappe né riferimenti, completamente alla deriva. Per tenere ferma la barca della vita, Lennie si rende conto di aver bisogno di cose molte diverse, praticamente opposte, che solo due persone sembrano capaci di offrirle: Toby, l'ex ragazzo di Bailey, è l'unico che capisce il suo dolore, e Joe, che si è appena trasferito in città, ha da regalarle quella energia e quella musica che lei teme di aver perso per sempre. Ma sole e luna non possono stare nello stesso cielo, e Lennie si ritroverà a dover affrontare il più antico dei dilemmi: stare accovacciati di fronte alla piccola luce di un fuoco che muore, o prendere il coraggio a due mani e alzarsi ad affrontare il buio, in cerca di una luce più grande?
Avete mai tentato di chiudere una nuvola in un pugno? Ci siete riuscite? Beh, io no. È impossibile. Ebbene, direi che è impossibile spiegarvi con esattezza cos’è Il cielo è ovunque. Generalmente, tendo a buttar giù le mie prime impressioni su un libro a caldo, riportando tutte le mie impressioni e le mie emozioni ma, stavolta, ammetto di averci dormito su, visto il caleidoscopio di sensazioni che ancora adesso stento a mettere su “carta”.
Ma, andiamo per gradi.
Il mondo di Lennie cambia, si ingrigisce, al punto da lasciare su fogli sparsi e spiegazzati, poesie e attimi di vita passati con Bailey, sapendo che non li leggerà mai.
È a questo punto che vi dico di acquistare il cartaceo e abbandonare la comodità del Kindle/kobo/tablet/qualsiasi altra cosa usiate per leggere, perché tutte queste poesie, tutti questi pensieri e ricordi sono riportati esattamente così come sono stati scritti. Immagini di pagine di quaderno, spartiti, pezzi di buste o bicchieri di plastica, sono stampati sulla carta, indicando il luogo in cui sono state nascoste, per non essere lette da nessuno, se non dal vento che le porta via.
Dopo quattro settimane dal tragico evento, Lennie torna a scuola.
Me lo si legge in faccia che mia sorella è morta, me lo sento addosso, e tutti lo vedono, come se fossi intabarrata in un cappotto nero in una bella giornata di primavera.
Gli occhi di tutti sono puntati su di lei eppure, contrariamente a quanto potesse pensare, la scomparsa di Bailey è passata in secondo piano rispetto al recente trasferimento di Joe Fontaine.
Questo ragazzo dal sorriso sfolgorante, però, possiede una luce speciale, uno scintillio tutto suo. Deve provenire da un angolo della Via Lattea in cui vivono creature particolarmente cordiali e amabili.
E così, il mondo, che per Lennie si era fermato, ha continuato a girare e girare, trascinando nell’oblio una ragazza di diciannove anni che, sebbene non ci sia più, è ancora fin troppo viva nella mente e nei ricordi di Lennie.
Il primo incontro con Joe – bellissimo ragazzo dai ricci castani e gli occhi verdissimi – avviene in aula di musica. Nonostante il suo talento, Lennie sembra tenere tutto dentro e non riuscire più a suonare, al punto da perdere il suo posto da primo clarinetto e, addirittura, abbandonare l’idea di poter combattere per riaverlo. Joe, invece, è un trombettista eccezionale, incredibilmente talentuoso anche con tutta la restante gamma di strumenti.
Joe la cerca. Joe la trova. Joe le fa vedere un mondo nuovo e provare emozioni che Lennie non crede di meritare, sentendosi in colpa nei confronti della sorella.
E in un istante anch’io perdo la testa perché sono convinta che Joe Fontaine abbia finalmente deciso di baciarmi. Il convento può aspettare. Diciamocelo: la dissolutezza che sino a poco tempo fa mi era del tutto sconosciuta sta raggiungendo vette record.«Non sapevo che conoscessi il mio nome» esclamo.«Sono così tante le cose che non sai di me, Lennie.»
Questi sensi di colpa, inoltre, sono giustificati anche dall’ambiguo comportamento di Lennie nei confronti di Toby Shaw, fidanzato di Bailey.
Uniti nel loro dolore, convinti di poter riportare in vita Bailey anche solo stando insieme, cedono ad un insensato impulso di baciarsi, rischiando di andare oltre.
Ma, mentre da un lato Toby tiene vivo il ricordo di una sorella che non si vuol dimenticare, dall’altro Joe, con la sua vitalità, il suo sbattere di ciglia e il suo sorriso contagioso, rischiara le tenebre del cuore di Lennie mandandola in confusione.
Oddio, non m’importa se non si può fare, se sto infrangendo tutte le regole del mondo occidentale, non m’importa più niente, perché le nostre bocche, dopo essere state separate, si ritrovano e ormai conta solo l’estasi del loro rinnovato incontro. Come fanno le persone a continuare a funzionare quando provano una cosa simile? Come fanno ad allacciarsi le scarpe? A guidare? A manovrare ogni sorta di macchinari? Come fa la civiltà ad andare avanti quando succede qualcosa del genere?
Non è facile andare avanti e trascorrere giornate che Bailey non vivrà mai. Non è semplice vivere situazioni che Bailey non conoscerà mai. Scriverle non basta; urlare al cielo non basta. Il dolore per la perdita è così vivo in lei, tangibile al punto che lo si potrebbe tagliare con un filo di seta.
E i personaggi secondari sono ancora più eccezionali: Nonna – che ama le piante e possiede uno dei giardini più belli di Clover, le cui rose pare abbiano poteri magici in grado di far innamorare chiunque gli si avvicini - da ormai sedici anni ricopre il ruolo di madre per due ragazzine abbandonate da una madre affetta dal “gene dell’irrequietezza”, scomparsa ormai dai radar per andare chissà dove; zio Big, gigante dai baffi lunghi, costantemente strafatto di canne, convinto di poter portare in vita gli insetti, eterno romantico e al suo quinto divorzio; Sarah, l’amica alternativa e femminista convinta, che Lennie ha abbandonato per poi ritrovarla; e gli altri due fratelli Fontaine, belli anche loro, rubacuori incalliti, che vengono gettati nella storia e nei deliri di Nonna per i suoi riti di purificazione.
Vi dirò, cercare di spiegarvi tutto potrebbe fare più danni che altro. Perché Il cielo è ovunque è una storia da vivere, da entrarci completamente e perdervi nella tortuosità di pensieri tristi, nelle scelte sbagliate che portano a quelle giuste quando potrebbe essere troppo tardi, o forse no.
Il cielo è ovunque è un centodieci e lode con bacio accademico e plauso della commissione. È la prima di un’opera alla Scala o in qualsiasi altro teatro mondiale, con standing ovation finale.
La scrittura di Jandy Nelson è sublime e badate che non sono una dai complimenti facili. Sono così affascinata che quando sono arrivata alla pagina finale ho sospirato soddisfatta, mormorando un “finalmente” in cui erano racchiuse tutte le mie emozioni e la mia felicità per aver letto qualcosa di così splendido. Il cielo è ovunque NON È un libro per tutti. Potreste odiare Lennie, per il suo egoismo, per la sua convinzione di essere l’unica ad aver perso qualcuno di importante, per le sue scelte opinabili e per tutta un’altra serie di cose che vi invito a scoprire. Ma, attenzione, Lennie è molto più di questo. Anche Toby, che in fin dei conti è l’unico ad aver perso più di tutti, stringe il cuore, perché a diciannove anni non si dovrebbe vivere una tragedia del genere. Joe, dal perdono non facile, perde la sua luce, poi la ritrova.
«Oddio» esclama tirandomi a sé, e poi ci stiamo baciando, lassù, talmente in alto, in cielo, su su, tra le nuvole, che non credo riusciremo mai più a tornare giù, sulla terra. Se qualcuno chiede di noi, ditegli di alzare la testa.
E i segreti, le scoperte, le ricerche.
Insomma, che state aspettando?
Buona lettura Cosmo!
Jandy Nelson (nata nel 1965) è un’ autrice americana di Young Adult. Prima della sua carriera come autrice, ha lavorato per 13 anni come agente letteraria. Ha conseguito una laurea in giurisprudenza presso la Cornell University e numerosi master in poesia e scrittura per bambini presso la Brown University e il Vermont College of Fine Arts. Attualmente vive a San Francisco, in California. Il cielo è ovunque è il suo romanzo di esordio.
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