mercoledì 25 settembre 2019

LOST BOY. Combattere o Morire di M. Robinson



In un mondo in cui non avevo nessuna voce in capitolo, la violenza era diventata il mio rifugio, e tutto il resto non aveva importanza.
Neanche la mia vita.
Prima di lei.
Skyler Bell.
Tutto ha avuto inizio la prima volta che ho sentito quella voce.
Mi ha donato la speranza di un domani.
Il mio primo amore era un concentrato di tutto.
Vorace.
Folle.
Per l'eternità.
Mio.
Solo che non avrei mai immaginato che esistessero dei segreti che dovevano essere condivisi. 
Bugie che dovevano essere confessate.
Verità che dovevano essere svelate.
Demoni che dovevano restare sepolti.
Quando ho capito che l'aggressività, il desiderio, la tristezza e il rimpianto nei suoi occhi rispecchiavano i miei stessi sentimenti, è stato troppo tardi.
L'amore non è arrivato da me sotto forma di tormento, ma come tutto ciò che avevo sempre desiderato.
Allontanarmi non era possibile, eppure era l'unica scelta che avevo. 
Avevo finalmente scoperto il prezzo dell'amore e mi era costato...
L'anima.

Avete presente quei romanzi in cui i genitori fanno pressione psicologica affinché i figli seguano le loro orme, magari indirizzandoli verso la scuola di Medicina oppure spingendoli a diventare sportivi a livello agonistico? Ecco, adesso immaginate un padre che insegna ai propri figli che la violenza risolve qualsiasi cosa, che la scuola è da perdenti e che i veri uomini devono badare solo a cavalcare le proprie Harley e le donne, naturalmente in modo rude e selvaggio. Ecco qui è descritto il mondo in cui Noah Jameson, protagonista del romanzo, è stato costretto a vivere fin dalla più tenera età. 
Anche i suoi due fratelli, Luke e Creed, non se la passano meglio, soprattutto l'ultimo,  che in quanto primogenito avrà presto in eredità dal suo vecchio niente popò di meno che un club di motociclisti, di quelli davvero pericolosi. 
Crescendo in un mondo del genere, fatto di botte, combattimenti illegali, adrenalina e uomini spietati, in un paesino del Nord Carolina, non è facile trovare motivazioni per essere qualcosa di diverso da ciò che la propria famiglia si aspetta da te, per questo Noah fa esattamente ciò per cui è stato messo al mondo. Ma tutto cambia nel momento in cui, a 11 anni, Noah incontra per la prima volta Skyler Bell. 
Quella di Noah diventa una vera e propria ossessione, è convinto che lei sia speciale e che sia entrata nella sua vita per portare una luce dove tutto è sempre stato buio.

Essendo un drogato di adrenalina, vivevo per gli istanti in cui nulla contava eccetto il brivido della corsa che mi scorreva impetuoso nelle vene. Non era importante di che natura fosse o che mi potessi fare del male, mi spingevo fino al limite solo per dimostrare che potevo superarlo.
Anche Skyler sente subito la stessa affinità per Noah... ma per il motivo contrario. 
Nata per essere una stella di Hollywood, Skyler è sempre stata impegnata fin da piccolissima a frequentare posti e persone che sembrano luccicare fin troppo, tanto sono finti, mentre Noah, il suo nuovo migliore amico, è quanto di più vero abbia mai avuto al mondo. 
La storia di Noah e Skyler prosegue nel corso degli anni tra alti e bassi, periodi di silenzio totale e chilometri a separarli. L'autrice ci mostra i due giovani che crescono nei mondi che sono stati assegnati loro dai propri genitori e, fra segreti e omissioni, Noah e Skyler si trovano, nel corso degli anni che li accompagnano verso l'adolescenza e poi fino all'età adulta, ad arrivare sempre a un passo dal confessare all'altro tutta la verità. Ma entrambi hanno troppa paura di perdersi a vicenda proprio a causa di ciò che si sono nascosti.

Tutto quello che ho sempre desiderato è stato cantare e recitare, Ma quando sono insieme a te... quando stiamo insieme... mi rendo conto delle cose che mi sto perdendo.
Ho apprezzato molto la crescita di entrambi i personaggi, l'ho trovata coerente e in linea con ciò che l'autrice ha seminato piano piano fin dall'inizio della storia. Il fatto che siano quasi agli antipodi ma con gli stessi limiti e le stesse paure rende la loro unione qualcosa per cui ti viene spontaneo fare il tifo, anche quando entrambi sarebbero da prendere a sberle! 
È un modo crudo e forse difficile da capire, quello che la Robinson sceglie per far vedere al lettore che entrambi sono per l'altro la via di fuga dalla vita che gli era stata imposta, ma proprio per questo funziona. Il loro linguaggio e il modo di comportarsi nella fase del libro che va dagli 11 ai 18 anni mi ha lasciato inizialmente un po' perplessa, mi sembrava tutto "troppo" per la loro giovane età, però poi mi sono resa conto che nessuno dei due è mai stato davvero un bambino, e quindi certi dialoghi, certi modi di esprimersi, piano piano hanno iniziato ad apparire "normali".
È un libro che consiglio a chi ama le storie tormentate, quelle che si trascinano negli anni, dove i protagonisti provano a dimenticare, ad andare avanti con le proprie vite, ma proprio non ce la fanno a non pensare al loro primo amore. 
Buona anche la costruzione delle scene intime, a volte forse sopra le righe, ma d'altra parte questo è Noah Jameson!

Dall'esterno le nostre storie potevano essere state molto diverse ma i sentimenti di ciò che avevamo vissuto e le cicatrici interne che ci eravamo lasciati alle spalle erano le stesse.




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